«I soli sussidi tradizionali non bastano a fronteggiare la povertà. Dopo 6 anni di crisi economica, è giunto il momento di sperimentare una forma di reddito minimo, uno strumento universale, (rivolto dunque a tutti), ma che sia al tempo stesso attivante, spinga cioè chi ne beneficia a rialzarsi sulle proprie gambe». Lo ha detto questo pomeriggio il vicedirettore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, partecipando al Forum per le politiche sociali convocato dal Comune.
«Mentre nei Paesi europei dotati dei sistemi di welfare più efficienti, gli interventi messi in campo dalla politiche sociali dimezzano il numero di persone in stato di bisogno, in Italia la povertà viene ridotta solo del 4% dopo tali interventi. E l’Italia e la Grecia sono gli unici Paesi europei che non hanno uno strumento simile al reddito minimo», osserva Gualzetti.
«Per questo siamo convinti che l’adozione di uno strumento universale, selettivo, condizionato, attivante, quale appunto il modello di reddito di autonomia, destinato a qualunque cittadino si trovi nella condizione, più o meno temporanea, di mancanza di mezzi sufficienti a condurre una vita dignitosa, sia una strada seria per prevenire l’impoverimento e fronteggiare efficacemente la povertà – continua il vicedirettore di Caritas Ambrosiana -. Si tratta di una forma di assistenza non contributiva e non categoriale, ma equitativa, che si realizza attraverso un’integrazione del reddito fino alla soglia di un reddito dignitoso stabilito. È una misura basata sulla prova dei mezzi e accompagnata da condizioni attivanti: la disponibilità al lavoro, all’istruzione dei figli, la frequenza ai servizi socio educativi dei figli in età prescolare (per interrompere la trasmissione generazionale della povertà».
Già nel 2010 le Caritas Lombarde proposero alla Regione Lombardia di studiare e sperimentare una forma di reddito minimo denominato Reddito di Autonomia Attivante. La proposta è poi tornata di attualità per l’iniziativa delle Acli e di Caritas Italiana di un’alleanza contro la povertà che promuove un Reis (Reddito d’Inclusione Sociale). Recentemente anche il Governo Letta ha avviato lo studio del Sia (Sostegno all’Inclusione Attiva) che dovrebbe superare la Social Card contro la povertà assoluta.