La legge sull’educazione alla legalità, votata all’unanimità dai gruppi consiliari della Regione Lombardia, ha istituito anche la Giornata regionale annuale per il ricordo delle vittime e contrasto alle mafie (21 marzo). E proprio il 21 marzo, nell’aula consiliare della Regione, è stata presentata la “Rilevazione sulla legalità presso gli studenti lombardi”, inchiesta che ha coinvolto oltre 3000 giovani. Alla presentazione hanno partecipato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro e don Gino Rigoldi.
Il questionario è stato promosso dall’Osservatorio in materia di legalità (istituito con la legge regionale “Azioni orientate verso l’educazione alla legalità”) «allo scopo -dice Carlo Borghetti, membro dell’Osservatorio – di capire come oggi i giovani lombardi percepiscono la criminalità e la loro idea di legalità».
«Dall’inchiesta sono emersi alcuni dati confortanti e altri più preoccupanti – rileva Borghetti -. Con acutezza Livia Pomodoro ha fatto notare che probabilmente i ragazzi non hanno detto sempre ciò che spontaneamente direbbero quando si trovano tra loro. Trovarsi di fronte a un questionario costruito da altri ha indotto a una certa virtuosità che forse non corrisponde alla realtà quotidiana della loro vita».
In che senso?
Ciò che emerge, ed è un dato confortante in ogni caso, è una consapevolezza altissima da parte dei ragazzi dell’importanza dell’educazione alla legalità e del rispetto della legge: qui si è verificata la convergenza dell’80-90% delle risposte. Tutti hanno detto che il rispetto delle regole è fondamentale per la convivenza. Non così nella sua declinazione…
Vale a dire?
In alcuni casi è ritenuto poco importante trasgredire alcune regole della comune convivenza. Mi ha impressionato il fatto che si ritenga poco importante non pagare il biglietto dei mezzi pubblici, come scaricare da internet musica senza pagarne i diritti. Atteggiamenti che non hanno grandi “ricadute” pubbliche, ma che sono importanti dal punto di vista del rispetto delle regole. Sarei stato più contento se avessero ritenuto importante anche il rispetto di “piccole” regole, a cui loro sono chiamati ad adempiere.
Spazi che la criminalità potrebbe occupare?
Certamente, perché si crea una sorta di “brodo di cultura” dei comportamenti illegali dentro il quale la criminalità, sempre più fine e acuta nei suoi modi, trova i più deboli su cui far leva per comportamenti e azioni illegali. Fa impressione vedere nelle risposte la quasi totale sfiducia verso le istituzioni pubbliche e la politica. Anche qui con grande convergenza, dichiarano la loro sfiducia nella possibilità che l’istruzione pubblica e i politici migliorino le condizioni di lotta alla mafia di cui c’è bisogno.
Ma questa inchiesta può contribuire a rafforzare la cultura della legalità?
La sola compilazione di un questionario rappresenta uno stimolo importante per i ragazzi. Noi dobbiamo incentivare in tutti i modi azioni di educazione alla legalità, soprattutto verso i giovani e bambini. Non per nulla la legge si propone di istituire bandi per sensibilizzare scuole, associazioni ed enti educativi, facendo comprendere l’importanza del rispetto delle regole. Spesso, nelle giovani generazioni, essere furbi è considerato un valore, per le cattive testimonianze date dagli adulti. Su questo bisogna lavorare molto. Anche per evitare questa duplice valenza: da una parte la consapevolezza dell’importanza del rispetto delle regole, dall’altra sentirsi spettatori di questo sistema, non chiamati a una propria responsabilità.