Preziosa più che mai la rivista guanelliana! Trentaquattro pagine piene di vita dove trovano spazio sia le notizie della congregazione, sia articoli di educazione alla fede. Si alternano a scrivere suore di clausura, teologi, psicologi, storici e naturalmente giornalisti. Un mensile che, se letto con impegno, ci insegna un metodo cristiano con cui affrontare la quotidianità senza farsi prendere dallo sconforto.
Interessante la rubrica “Maestri possibili” curata da Gabriele Cantaluppi nella quale traccia un essenziale profilo di quelle personalità del mondo cattolico che durante il secolo scorso sono emerse nelle loro discipline.
Giuseppe Lazzati, uomo colto, dal grande ascendente è descritto come maestro e testimone di valori e educatore di giovani. “Che cos’è il cristianesimo? È Cristo in noi!”. In questa sua breve frase c’è l’essenza della dottrina cristiana. Per Lazzati al fedele laico non è chiesto come primo compito di convertire il mondo, ma di restare fedele nel suo essere e agire alle esigenze della propria vocazione, se vuole rendere efficace la sua presenza come sale e lievito. Amava la “Lettera a Diogneto”, documento del II secolo, nella quale viene tracciato l’identikit del cristiano che, pur non distinguendosi dagli altri nella vita ordinaria, è tuttavia “ciò che è l’anima nel corpo”.
Giovanna Spanu, benché siano passati ormai dieci anni dalla sua morte, nella parrocchia dello Spirito Santo di Parma, è considerata dai fedeli “la piccola santa di casa nostra”. È in parrocchia che la fede, già ricevuta in famiglia, diviene adesione personale alla chiamata di Gesù. Con il parroco cominciò a partecipare agli incontri per studenti, dove si proponeva di vivere il vangelo secondo il modello delle comunità apostoliche. La sua dedizione totale a Gesù, la presenza discreta e fondamentale accanto al parroco, la sua stessa attività di fisioterapista l’hanno fatta diventare un punto di riferimento per la gente del luogo.
Annalena Tornelli era nata a Forlì nel 1943. La sua dedizione ai poveri si concretizzò già nei banchi del liceo. Grazie ai brillanti risultati scolastici, trascorse un periodo a Boston per perfezionare il suo inglese. Fu proprio nel quartiere nero della città che si mise in contatto con quelli che soffrivano e la sua vocazione maturò in modo chiaro. Dopo la laurea in giurisprudenza nel 1969 approdò in Kenia dove mise in pratica la povertà radicale e dando inizio a quello che lei diceva “la via del deserto”. Da Forlì alla sua missione africana si creò un ponte di solidarietà incessante, dove transitavano medicine, finanziamenti e tutto ciò che potessero alleviare la povertà di questo popolo ridotto allo stremo. Con lei si era radunato un gruppo di giovani donne che seppur provate dalla fatica quotidiana, alimentavano la loro “fede rocciosa” chiudendosi per qualche giorno in un eremo a pregare e a far silenzio. Dal Kenia si spostò in Somalia, dove un colpo di pistola al capo mise fine alla sua vita. Il suo motto era: “La vita è sperare sempre. Sperare contro ogni speranza, buttarsi alle spalle le nostre miserie, non guardare alle miserie degli altri”.
Maria di Campello, al secolo Valeria Pignetti, nata a Torino nel 1875, dopo un periodo nelle francescane missionarie impegnata nell’ambiente ospedaliero, decise di abbracciare una nuova vocazione “con un più largo respiro”. Approdò a Campello presso Spoleto, nel bel mezzo della campagna umbra. Ormai cinquantenne restaurò l’eremo francescano di Citunno e vi si stabilì con alcune compagne. Il programma era chiaro: “Spirito di preghiera, accoglienza, ospitalità senza confini” e lavoro. Nessuna regola, ma solo “consuetudini disciplinate”. All’interno dell’eremo accolse anche sorelle non cattoliche ed entrò in amicizia con personalità discusse all’interno della Chiesa e questo gli precluse la celebrazione della messa all’interno dell’eremo. Anticipò il movimento ecumenico suscitato poi dal Concilio Vaticano II.
Alcide De Gasperi, il grande statista democristiano. Spiritualità e politica furono le dimensioni che convissero nella sua personalità, quasi che l’una prendesse forza e ragione dall’altra.
Guido Gonella, nacque a Verona nel 1905. Laureato in filosofia e in scienze giuridiche, fu docente universitario, collaborò con l’Osservatore Romano e diresse Il Popolo, l’organo ufficiale della Democrazia Cristiana. Fu deputato dal 1948 al 1972 e senatore fino al 1982; ministro della Pubblica Istruzione e poi di Grazia e Giustizia. Maestro di giornalismo si è sempre battuto per la libertà di stampa e l’autonomia dei giornalisti. Come ministro di Grazia e Giustizia si mosse affinché prevalesse la tesi della responsabilità dei magistrati in materia di errori giudiziari. Uomo profondamente cattolico nella formazione e nell’attività, plasmato dal forte influsso della famiglia di origine, ma anche dall’ambiente sociale della sua Verona ricca di congregazioni religiose. Partecipò con altri rappresentanti del partito cattolico alla stesura del Codice di Camandoli, una specie di programma da cui furono riprese molte norme che entrarono nella Costituzione della Repubblica.