Quale stagione della storia stiamo attraversando? Quali sono gli eventi epocali che caratterizzano il nostro tempo? Sono alcuni degli interrogativi che si pone chi ha a cuore il futuro dell’umanità. È prioritario pensare l’attualità con occhi in grado d’interpretare i fatti per coglierne i fili invisibili e orientare un futuro che non cada in una sconfortata lamentazione sul tempo che non c’è più. La nostalgia è un sentimento che difficilmente genera futuro, più facilmente conduce al ripiegamento su di sé. Ben diverso è fare memoria del passato per afferrare il lavoro compiuto e non disperdere patrimoni valoriali ed esperienze feconde che possono fare da volano al tempo che verrà.
Formare giovani all’impegno socio-politico è un compito arduo. Non basta proporre qualche incontro dove si ascolta l’esperto di turno che enuncia la sua tesi e alla fine lasciare un breve spazio al dibattito. La vera sfida – facile a dirsi, ma difficile da realizzare – è instaurare un processo dove chi partecipa si possa realmente mettere in gioco e giunga a comprendere che quello di cui si tratta coinvolge totalmente la sua vita. È necessario porre i giovani in un clima di fiducia e di ascolto perché possano dirsi in verità e lasciarsi pro-vocare personalmente e come gruppo.
Siamo consapevoli che la Parola di Dio e la dottrina sociale della Chiesa costituiscano il metodo e i contenuti fondamentali su cui costruire il percorso. Il cardinal Scola nella lettera pastorale sostiene che «i cristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo» e che questo li rende responsabili di «proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza». Il senso della scuola di formazione socio-politica “Date a Cesare quel che è di Cesare” è proprio quello di preparare persone che nel dibattito pubblico abbiano una parola significativa da dire sulle grandi questioni attuali.
Il momento storico in atto chiede di non restare muti. Quest’anno saranno affrontate alcune grandi aree, sulla base della consapevolezza che anziché rincorrere i fatti è più opportuno dare criteri di formazione della coscienza per discernere di volta in volta alla luce della Parola e del Magistero. Con il Comitato scientifico della scuola, che ringrazio per la preziosa collaborazione, ci si è confrontati a lungo per stabilire le tematiche da cui partire. Sullo sfondo resta anzitutto la convinzione che la formazione socio-politica deve essere proposta con un respiro europeo, tenendo conto delle dinamiche che la globalizzazione sta generando.
Si inizierà con una giornata nelle valli lecchesi, cercando di mettere a fuoco la questione della responsabilità ambientale. Il Creato è tema trasversale e sempre più cruciale per le politiche sociali; i fatti recenti dell’Ilva di Taranto sono la cifra di quanto sia urgente produrre un pensiero solido fondato sul mandato di Dio che troviamo in Genesi laddove all’uomo è dato di coltivare e custodire quel giardino che è il cosmo.
Siamo anche consapevoli dei grandi mutamenti in atto: l’invecchiamento della popolazione, la sempre maggiore compresenza di etnie e religioni differenti e la situazione lavorativa ancora molto precaria per tante persone. Temi che saranno affrontati per cercare politiche di sviluppo non fondate su logiche egoistiche o discriminanti. È opportuno provare a formulare qualche risposta concreta, senza attendere inerti soluzioni dall’alto.
Il corretto rapporto tra politica ed economia non può più essere dato per scontato. Il sistema economico che sembra schiacciarci è il prodotto di scelte politiche. Oggi si parla molto di debito, ma non si ricordano mai l’origine e la funzione che il debito ha avuto per lo sviluppo. Entrare nei processi economici e coglierne i punti concreti di debolezza etica è fondamentale per vincere l’angoscia che sorge quando si è di fronte a un pericolo di cui non si sa dire il nome.
Con realismo e speranza ci auguriamo di formare giovani che sappiano interpretare l’attualità e desiderino spendersi per far crescere la società, senza ambizioni personali, ma col solo obiettivo di realizzare un mondo con meno disparità e dove la fratellanza non resti un’utopia.