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Finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio

Solennità di San Carlo Borromeo, Milano, Duomo – 3 novembre 2023

3 Novembre 2023

“allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13)

 

1. Eppure Dio …

Il mondo va in frantumi. Uomini di ogni terra sembra che non abbiano altro scopo che dividersi, che opporsi gli uni agli altri, che farsi del male e devastare i paesi, cancellare i monumenti, rubare la speranza di un futuro di pace. Gli uomini di impegnano molto per distruggersi.
Eppure, scrive Paolo agli Efesini, Dio si ostina a radunare tutti, a convocare i suoi figli e le sue figlie perché siano uniti in un solo corpo. Dio continua la sua opera di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio. Tutta la lettera agli Efesini è la celebrazione del progetto di Dio di portare a pienezza l’unità di tutti i popoli e di tutto il cosmo.

2. San Carlo dedicato all’edificazione del corpo di Cristo.

Carlo Borromeo si è dedicato infaticabilmente a edificare il corpo di Cristo, a servire l’unità della Chiesa, a contrastare la divisione. Ha servito l’unità della Chiesa fin dalla sua giovinezza collaborando con il Papa per il buon esito del Concilio di Trento e ha cercato in tutti gli anni del suo ministero episcopale di promuovere la recezione del Concilio non solo nella Diocesi di Milano, allora ancor più estesa di quanto sia oggi, ma in tutta la Metropolia e dovunque gli sia stato possibile.

 

3. Tutti nell’unità.

La celebrazione del disegno di Dio della lettera agli Efesini e lo zelo di san Carlo per unità della Chiesa interroga ciascuno di noi e interroga tutta la nostra Chiesa diocesana sulla responsabilità di edificare il corpo di Cristo. In particolare invoco l’intercessione e l’ispirazione di san Carlo per due cammini che ci coinvolgono.

 

3.2 Il sinodo dei Vescovi su “Per una Chiesa sinodale. Comunione. Partecipazione. Missione”.

Il Sinodo dei Vescovi che Papa Francesco ha convocato e che ha impegnato tutta la Chiesa e i rappresentanti di tutte le Chiese è un cammino che intende dare un volto nuovo alla Chiesa. Intorno al Sinodo sono cresciute forse attese disordinate. Alcuni si sono messi nell’atteggiamento di chi sta a guardare come per dire: “vediamo se il Sinodo mi dà ragione” o con lo scetticismo di chi si aspetta di poter concludere: “avete visto che non si è combinato niente, come dicevo io?”.
Forse lo Spirito che opera nella nostra Chiesa ha da anni suggerito un atteggiamento diverso: quello di chi si fa avanti per dire: “mi appassiona questa chiamata a un coinvolgimento di tutti per la missione della Chiesa in questa terra, in questo tempo”.
Nella prima sessione del Sinodo, celebrata a Roma nel mese di ottobre dopo il biennio di preparazione, alcune acquisizioni mi hanno provocato e dovrebbero provocare tutti.
In primo luogo mi è risultata evidente l’immagine della Chiesa cattolica segnata da fatica, impopolarità, sospetto in tutte le parti della terra. In qualche paese violentemente perseguitata, in molti paesi circondata da sospetto e impedita di ogni forma di annuncio, costretta e rinchiudersi tra le mura delle chiese, in altri paesi, considerata con antipatia come straniera. E in molti paesi di antica tradizione cattolica la Chiesa appare come imbarazzata, considerata una istituzione antiquata, responsabile di scandali e di oscurantismo.
In secondo luogo mi è risultata evidente il senso di responsabilità per la missione: siamo debitori del Vangelo di Gesù, dell’annuncio della speranza che viene per tutti dalla morte per amore e dalla risurrezione di Gesù. La responsabilità per la missione fa nascere l’interrogativo sulla timidezza dell’annuncio, sull’imbarazzo dei cristiani a dire in lingua comprensibile e con lo stile di Gesù la loro fede e per giungere tutti all’unità della fede e della conoscenza di Gesù, fino all’uomo perfetto.
In terzo luogo abbiamo detto e scritto molte parole per esplorare la sinodalità come un metodo che coinvolga tutti i battezzati a mettere a frutto i doni ricevuti per l’edificazione del corpo di Cristo.
Il cammino iniziato attende ancora il suo compimento. Ma intanto la Chiesa di Milano ha percepito da tempo l’urgenza della missione e ha avviato con impegno uno strumento che forse può rendere quotidiana la pratica dell’annuncio del vangelo negli ambienti della vita quotidiana, cioè le Assemblee Sinodali Decanali.
L’atteggiamento che è chiesto a tutti è quello di sentire la responsabilità per la missione e di coinvolgersi perché il debito del vangelo sia onorato nelle forme che si dovranno decidere e attuare, con l’intento di giungere all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio che è il fondamento della “Chiesa dalle genti”.

 

3.2 La visita ad limina.

Il secondo cammino al quale siamo chiamati nei prossimi mesi è la “visita ad Limina”, l’adempimento periodico che convoca i vescovi di tutte le Conferenze episcopali per incontrare il Papa e di dicasteri della Curia Vaticana. Per la Conferenza Episcopale Lombarda la visita ad Limina si svolgerà nella settimana 29 gennaio – 3febbraio. Impegnerà soprattutto i vescovi e gli uffici di curia. Ma potrà essere condivisa dalla preghiera e dall’attenzione di tutti i fedeli delle Chiese di Lombardia, perché anche questo incontro contribuisca a rendere più evidente, più intensa, più coraggiosa la comunione della nostra Chiesa diocesana e di tutte le Chiede con il Papa e con i suoi collaboratori.

Onoriamo san Carlo condividendo il suo zelo per l’unità e la santità della Chiesa e lasciandoci interrogare. Come vivo la mia testimonianza cristiana? Come partecipo ai percorsi sinodali proposti nei decanati? Quale ardore c’è in me per la missione?
Come vivo il rapporto con il Papa, l’ascolto delle sue parole, la condivisione delle sue intenzioni di preghiera e del suo servizio per tutte le Chiese?