«Benvenuti a Milano. La nostra città, la diocesi ambrosiana e tutte le diocesi lombarde vi accolgono e vi ringraziano di cuore per la vostra presenza. Da secoli la vocazione della nostra città è quella di essere generosa e ospitale. Sono certo che tutti voi lo potrete toccar con mano in questi giorni». Con queste parole il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha aperto ufficialmente il Congresso internazionale teologico pastorale nell’ambito del VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno).
L’Arcivescovo ha ricordato la «felice intuizione» del titolo – “La famiglia: il lavoro e la festa” – che «lega tra loro gli aspetti principali della vita quotidiana di ognuno di noi, di ogni persona, che è sempre in rapporto, in relazione con gli altri». La famiglia «permette la comprensione e lo sviluppo delle due differenze costitutive dell’uomo: la differenza sessuale tra l’uomo e la donna e quella delle differenti generazioni di figli, padri, nonni. Custodendo queste due differenze nell’unità, la famiglia è la prima e insostituibile scuola di comunione». Il lavoro «è l’ambito in cui ogni uomo, ogni donna racconta se stesso e collabora con le proprie abilità, anche con la fatica, all’azione creatrice del padre e a quella redentrice di Gesù».
Nel rapporto tra famiglia e lavoro s’innesta il riposo, «che favorisce l’equilibrio, dà un ritmo agli affetti e al lavoro, perché è lo spazio della ri-generazione, della ri-creazione ed è compiuto quando diventa festa, cioè riposo, sosta gratuita, comunitaria e piena di gioia». Nelle parole dell’Arcivescovo «la scelta del Santo Padre di convocarci da tutto il mondo per riflettere sugli aspetti fondamentali dell’umana esperienza dice con chiarezza l’insostituibile risorsa che la famiglia rappresenta per ogni persona e per l’intera società». Il lavoro del Congresso «ci permetterà di cogliere il proprio della famiglia stessa nelle variegate modalità culturali in cui si è andata esprimendo». Infatti «questo VII Incontro mondiale delle famiglie è anzitutto e soprattutto un evento di testimonianza reciproca e di testimonianza a ogni nostro fratello uomo».
Antonelli: «Solo l’uomo…»
Il tema scelto dal Papa “La famiglia: il lavoro e la festa”, «riguarda tre valori umani che la Scrittura presenta fin dall’inizio come tre benedizioni di Dio, collegate all’origine dell’uomo: tre doni originali, fondanti, permanenti, essenziali per le persone e per la società». Lo ha ricordato il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia: «Solo l’uomo – ha detto – fa famiglia perché egli solo è capace di amare gratuitamente. Solo l’uomo lavora perché egli solo sa ragionare, progettare e scegliere. Solo l’uomo conosce il senso della festa, perché solo lui sa compiacersi della bellezza dell’essere, del vivere e del vivere insieme”. Si tratta di «tre ambiti di comunicazione e di relazioni interumane che concorrono a definire l’identità delle persone e a costruire la loro felicità».
Non è mancato dal cardinale Antonelli uno sguardo alla difficile realtà sociale del momento: «L’attuale crisi, che non è solo economica ma anche relazionale, culturale e religiosa, fa emergere un malessere che era latente da tempo, ci provoca a una revisione delle dinamiche di mercato e degli stili di vita, invita a riconoscere il primato della persona e della solidarietà, delle buone relazioni e della collaborazione, malgrado i pericoli che minacciano oggi la famiglia». In questo quadro, ha concluso, il VII Incontro mondiale delle famiglie «vuole offrire un messaggio di speranza, fondata su molti fenomeni positivi che si riscontano anche oggi e sulla triplice benedizione di Dio, portata a compimento dal Signore Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini».