Aspettative moderate e cauto ottimismo sono i sentimenti che prevalgono tra i milanesi quando si parla di Expo2015, secondo un’indagine della Camera di Commercio e di Voices from the Blogs, Osservatorio sui social media dell’Università degli Studi di Milano.
Per il 66% dei milanesi l’Esposizione universale sarà un successo, mentre il 33,4% pensa che non ci saranno impatti positivi. Punti di vista che peggiorano rispetto ai dati di aprile, quando gli ottimisti erano il 72,4% e i pessimisti il 27,6%. Il giudizio, invece, migliora leggermente se si considerano opportunità e problemi legati alla manifestazione: il 78,8% (contro il 78,1% di aprile) pensa che l’Expo sia un’iniziativa ricca di possibilità, dal punto di vista lavorativo e commerciale, un modo per potenziare l’economia del capoluogo lombardo e dell’intera regione; mentre il 21,2% ritiene che l’evento sia difficile da gestire, contro il 21,9% di aprile.
Crescita per le imprese, miglioramento della qualità della vita cittadina, ampliamento degli spazi verdi, ma anche sostenibilità e nuova occupazione: queste le principali aspettative che i cittadini hanno nei confronti dell’Expo. «I dati mostrano come le imprese milanesi, nonostante la grande crisi, siano ancora pronte a fare la loro parte – commenta Giorgio Rapari, consigliere della Camera di Commercio di Milano -. Ma questa richiesta di maggiore protagonismo deve adesso trovare una sua espressione in un percorso che da qui al 2015 deve essere intrapreso con ancor più decisione e realismo».
Ammonterà, infatti, a 30 miliardi di euro il fatturato che le imprese riusciranno a realizzare in questi anni grazie all’Esposizione universale. E dell’evento internazionale beneficerà un’attività economica su due. Nei prossimi mesi, attraverso progetti e iniziative sostenute dalla stessa Camera di Commercio, le imprese saranno coinvolte attivamente nell’organizzazione. Tante le iniziative in programma: si realizzeranno, per esempio, nuovi servizi e infrastrutture per turisti e cittadini e si amplieranno i contatti commerciali coi Paesi esteri. Una strategia capillare che ha bisogno delle competenze e della partecipazione del maggior numero di attori possibile.