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Famiglia e lavoro

Donne, ecco il ticket di conciliazione

Una proposta nata da un’indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza: un voucher da destinare ai servizi di cura e assistenza alla persona

2 Novembre 2011

Un ticket sociale per aiutare le donne a conciliare famiglia e lavoro. Una proposta concreta emersa da un’indagine svolta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, che ha coinvolto circa 400 imprese lombarde.

Se ci fosse un ticket sociale – vale a dire un contributo per servizi sociali e familiari -, oltre il 60% dei lombardi lo impiegherebbe per il welfare dedicato alla cura dei figli, il 4,7% per una badante che potrebbe servire a quell’età.

La conciliazione tra casa e lavoro è difficile: anche se rispetto alla media europea dell’occupazione femminile (58,2%) l’Italia è penultima (46,1%), appena prima di Malta (39,3%). Per circa il 10% delle imprese lombarde la donna che lavora e che ha famiglia è meno produttiva. Solo il 16,3% degli imprenditori crede che non ci siano ripercussioni sulla resa lavorativa, mentre a venire incontro alle lavoratrici, attraverso politiche di conciliazione, sono le imprese che scelgono di concedere il part-time (32,6%) e/o di garantire maggiore flessibilità in termini di orario (35,3%).

Proprio per ovviare a questa situazione potrebbe arrivare a sostegno di madri e famiglie il ticket di conciliazione, un voucher da destinare ai servizi di cura e assistenza alla persona, dalla baby sitter alla badante, passando per la colf tuttofare. Il 43,7% dei lombardi utilizzerebbe il ticket per pagare la retta dell’asilo nido, con punte a Bergamo e a Brescia (rispettivamente il 60% e il 58,1%). La baby sitter è invece il servizio che il 19% dei lombardi “acquisterebbe” attraverso il ticket, in particolare a Milano (dove la percentuale raggiunge il 27%).

Anche i lavori domestici sono un “problema” che per il 17,5% dei lombardi potrebbe essere gestito dal ticket di conciliazione, con una colf tuttofare per la cura della casa. A Monza e Brianza questo servizio è più richiesto rispetto alla media lombarda (24,6% contro 17,5%), anche se la prima necessità resta comunque l’asilo nido (38,6%). «A fronte di una crescente partecipazione della donna al lavoro e a un progressivo prolungamento della sua vita lavorativa, occorre ripensare i modelli organizzativi e culturali della nostra società – dichiara Pietro Paraboni, consigliere della Camera di commercio di Monza e Brianza -. L’idea di introdurre un voucher sociale potrebbe incentivare lo sviluppo di  una rete di sussidiarietà in grado di tenere insieme in modo innovativo pubblico e privato, soddisfando bisogni ritenuti meritevoli».