Tra gli impegni che la Lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino del cardinale Scola consegna alla Diocesi, vi è quello della ricerca di una fede vissuta «per il bene della società plurale». Le Acli si sentono coinvolte nel concorrere a definire una visione sulle grandi questioni del nostro tempo e ad assumersi le proprie responsabilità sul territorio. Con la Diocesi accolgono l’invito del Papa nell’Anno della fede ad approfondire l’esperienza di fede, sostenuti dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II di cui stiamo celebrando il 50° dell’apertura.
Non possiamo parlare di Concilio nell’Anno della fede senza ricordare che anche Papa Montini volle, immediatamente dopo la chiusura del Vaticano II, indire un anno dedicato alla fede. Più precisamente Paolo VI (ispirato da Jacques Maritain), nella celebrazione conclusiva di quell’anno “speciale”, il 30 giugno 1968, così si esprimeva: «La Chiesa, mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, li spinge a contribuire – ciascuno secondo la propria vocazione e i propri mezzi – al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi». Un impegno che oggi esige di essere sviluppato nelle nuove condizioni di annuncio della fede e nell’orizzonte della grave crisi economica e sociale, in cui si collocano le proposte indicate dall’Arcivescovo per questo anno pastorale.
In particolare le Acli sono presenti nell’attuazione della seconda fase del Fondo famiglia-lavoro con i nostri volontari che operano insieme alla Caritas sul territorio, e per ciò che concerne i percorsi di riqualificazione attraverso la formazione professionale e il sostegno alla micro imprenditorialità. Anche le proposte riguardanti il dialogo ecumenico, quello con l’Ebraismo e quello con le altre religioni, vedono le Acli interessate e impegnate anche attraverso iniziative come il Centro ecumenico europeo per la pace, ispirato dal cardinale Martini e da quella stagione che – come ricorda il cardinale Scola – vide la Chiesa milanese proporre «un forte radicamento della fede nella Parola di Dio come risorsa illuminante per il popolo cristiano e come ponte verso un appassionato dialogo ecumenico, interreligioso e con tutti i mondi, anche agnostici e atei, della società civile».