«Separare Cristo dalla sua Chiesa è operazione che conduce alla falsificazione sia dell’uno che dell’altra». Così ha detto il cardinale Angelo Bagnasco introducendo i lavori del convegno “Gesù nostro contemporaneo”, svoltosi a Roma dal 9 all’11 febbraio. «La storia del cristianesimo, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi fallimenti, è stata giustamente qualificata come storia della libertà». Parole del cardinale Camillo Ruini a chiusura del convegno. Cristo e Chiesa, cristianesimo e libertà, sono due legami che meritano di essere stabiliti e approfonditi, perché la loro negazione è oggi più o meno latente.
«Cristo senza la Chiesa – ha proseguito Bagnasco – è realtà facilmente manipolabile e presto deformata a seconda dei gusti personali, mentre la Chiesa senza Cristo si riduce a struttura solo umana e in quanto tale struttura di potere». Chi dice di credere in Cristo, ma non di credere la Chiesa può facilmente costruirsi un’immagine molto soggettiva: Gesù sarebbe un maestro tra i tanti apparsi nella storia dell’umanità, più uomo che Dio, avrebbe fatto i suoi sbagli e per questo capirebbe i nostri. La sua missione sarebbe stata quella di fare del bene, impegnandosi nelle emergenze del suo tempo, così che oggi chi vuole seguirlo dovrebbe impegnarsi al punto da perdersi nel sociale. E deformazioni simili ne esistono molte. Che cosa manca a questo Gesù terreno? Tutto quello che gli viene dal suo essere Dio. Egli è Maestro di una parola che, talvolta, non esige compromessi. Egli è la piena e definitiva rivelazione del Padre, al punto che chi vuole conoscere chi sia Dio realmente, deve passare attraverso di lui. Non solo. Egli è il Salvatore, che è venuto a liberare l’uomo dalla vera malattia: quella del peccato.
Ora, l’immagine piena e vera di Gesù ci è consegnata dalla Chiesa, che custodisce le parole del Maestro, le parole di coloro che hanno scritto del Maestro e le parole di coloro che hanno interpretato le une e le altre. La verità di Gesù e su Gesù è quella che appare dalla Scrittura e dalla Tradizione vivente, che nei secoli conserva, accresce e trasmette la verità di Cristo. La Chiesa è custode dell’una e dell’altra, ma non lo è come un guardiano del museo. La parola di Cristo è viva ed efficace, interpella l’uomo e gli comunica la salvezza, attraverso l’azione sacramentale della Chiesa. Non è esagerato dire che, se Cristo fa continuamente vivere la sua Chiesa, la Chiesa rende vivo ed operante il Cristo, in quanto animata essa stessa dallo Spirito.
E la Chiesa senza Cristo? Si riduce a una struttura solo umana, perché le manca quell’orizzonte soprannaturale, che conferisce la misura e il giusto peso alla dimensione umana. Senza Cristo ci si apre al potere, al carrierismo, all’efficienza dei propri mezzi, ai programmi troppo umani e, talvolta, al peccato. No: non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo (cfr. 1Cor. 12,12).
Proprio perché Cristo è legato alla sua Chiesa, il cristianesimo è necessariamente una storia di libertà. La Chiesa rende Cristo contemporaneo, rende efficace l’azione del mistero pasquale, che continuamente rinnova l’esistenza, conducendola verso la pienezza del bene. L’evento pasquale nel suo dinamismo di morte e risurrezione, di passaggio dal vecchio alla condizione di colui che fa nuove tutte le cose (cfr. Ap. 21,5), è la fonte di operosità del cristianesimo. Dirige la storia, orientandola verso la crescita del genere umano, realizzando un’autentica storia di libertà. Da quando il cristianesimo, nella pienezza del tempo della Pasqua, ha cominciato il suo cammino molte cose nel mondo sono cambiate in bene. È cresciuta, ad esempio, la concezione della dignità della persona, che ha portato alla condanna e all’abolizione della schiavitù; è cresciuta la sensibilità verso il debole, così che associazioni laiche di solidarietà vivono, in realtà, valori cristiani. Si ricordi ancora la cura dei malati: per tanto tempo è stata svolta da organizzazioni religiose e, solo in un secondo momento, assunta dalla comunità civile; questi ed altri esempi documentano che il cristianesimo ha aiutato l’umanità a migliorare se stessa. Esempi che conducono a toccare quasi con mano come «oggi – ha rilevato Ruini – Gesù sia in realtà molto più presente nella vita e nella cultura di quanto noi stessi siamo consapevoli». E la Pasqua non ha ancora perso la sua efficacia! La presenza di Cristo nella storia e l’incontro personale con lui, riconosciuto come il Maestro e il Salvatore, che non cessa di educare e di salvare, sono le condizioni per tendere ad una umanità nuova e piena. Egli parla all’intelligenza ed agisce nel cuore di ciascuno, raggiungendo tutti gli uomini di buona volontà. Questo è il Cristo annunciato dalla Chiesa e donato dal cristianesimo nei secoli. Come è lontana l’immagine sfuocata di un Gesù che nulla esigerebbe, che mai rimprovererebbe, che tutto accoglierebbe e in ogni scelta ci approverebbe! Lontana e poco coinvolgente.