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Vità in comunità

Con i Magi seguendo la stella
verso il Dio vicino

Il cardinale Angelo Scola ha celebrato a Brugherio la messa vigiliare dell’Epifania nella chiesa che conserva le reliquie dei Tre Re

di Filippo MAGNI

5 Gennaio 2013

La chiesa di San Bartolomeo a Brugherio è già piena mezz’ora prima dell’inizio della messa. I tanti fedeli che ancora arriveranno per partecipare all’Eucaristia delle 18 con il cardinale Angelo Scola prendono posto in piedi, riempiendo le navate laterali e il fondo dell’edificio.
Lo sottolinea anche l’arcivescovo, iniziando l’omelia: «È con una gioia commossa che celebro con voi questa sera la santa Eucaristia nella solennità dell’Epifania, che tra voi assume una tonalità del tutto speciale. Grazie al grande antichissimo dono della presenza delle reliquie dei Magi a cui vedo, da questo grande concorso di folla che la chiesa non riesce a contenere, quanto voi siate affezionati e legati».
Reliquie esposte nell’altare laterale dedicato ai "Cercatori di Dio" e incensate dal cardinale all’inizio della Messa.
Altare rinnovato da pochi giorni nell’ambito delle celebrazioni per il 400’ anniversario della traslazione delle reliquie dalla chiesetta di Sant’Ambrogio alla chiesa di San Bartolomeo, avvenuta il 27 maggio 1613. In apertura di celebrazione dal parroco della comunità pastorale Epifania del Signore, don Vittorino Zoia, lo definisce «un altare per tutti, testimonianza della ricerca dell’uomo di un Dio che si è fatto vicino, uno di noi».
Scola, sull’altare con tutti i sacerdoti della città, con il Vicario episcopale di Zona e il Moderator Curiae don Bruno Marinoni (per lui un ritorno a casa, essendo nativo della parrocchia brugherese) inizia la riflessione dell’omelia dai Tre Re e dalla loro domanda "Dov’è il re dei giudei?": «è una domanda che ogni uomo si porta nel cuore». Perché c’è «il segno di una presenza che preme sul nostro cuore di uomini che non può prescindere dall’invocare Qualcuno che lo accompagni lungo il cammino».
Nel pellegrinaggio che è la vita noi abbiamo bisogno «nel modo più assoluto – sostiene l’arcivescovo – che Qualcuno ci assicuri soprattutto davanti alle nostre contraddizioni e ai nostri peccati, alle nostre fragilità, al passaggio della morte». «I Magi rappresentano questo e voi – aggiunge rivolto all’assemblea – l’avete colto molto bene».
«Brugherio – prosegue l’arcivescovo citando un passo del libro edito dalla comunità pastorale "Una città nel segno dei Magi" – senza le reliquie non sarebbe la città che è. Questa presenza ha fatto e fa la vostra storia e voi lo testimoniate». Il modo della venerazione lo spiega «fino in fondo lo striscione che i giovani hanno preparato fuori di chiesa, che dice come ogni uomo sia cercatore di Dio come i Tre Re».
Santi che si sono messi in cammino dietro a una stella, «segno che Colui che cerchiamo, in realtà è venuto a cercarci Lui».
In città le reliquie vengono amichevolmente dette "umitt" (cioè ometti) a causa della forma del reliquiario. Un’assonanza, fa notare il cardinale, con il motto dei Borromeo "humilitas", i cardinali che con la loro visita favorirono il ritrovamento delle reliquie. Significa, aggiunge Scola, «che la condizione in cui Dio si è lasciato sprofondare ("umiliò se stesso") è la grande condizione di cui ciascuno di noi ha bisogno per accogliere il Dio bambino stasera e nei giorni a venire come principio della nostra salvezza e del nostro cambiamento».
Ancor di più nell’anno della Fede indetto dal Santo Padre in cui deve «urgerci continuamente, nel quotidiano della vita nelle case, famiglie, al lavoro, a scuola, negli ambiti espressivi dell’umano, a uno stile di vita che vede la capacità dell’uomo di interrogarsi sul senso dell’esistenza, sulla sua destinazione e di lasciarci abbracciare da Dio che si è fatto bimbo».
«Lo stile di vita che i Magi ci ricordano – conclude Scola con un richiamo alla stretta attualità – ha un benefico influsso anche sulla società civile. Voi siete un popolo vivo in una terra lombarda che come tutte le realtà italiane hanno bisogno di rinnovamento, di rinascita. Ce lo indica la crisi, che sentiamo mordere anche nelle nostre terre. Per costruire un cittadino capace di vita buona a tutti i livelli a chi dobbiamo guardare se non a Dio? Come è possibile edificare la città per un uomo che non abbia un rapporto adeguato ogni giorno con Dio, con gli altri e con se stesso?». In caso contrario «Inesorabilmente prevale il particolare, l’intesse non più armonizzato con il bene di tutti. Prevale la parte».
Il viaggio dei Magi richiama allora «un’esortazione a vivere la fede nella vita» e ad affidare ai Tre Re «di tutto cuore la nostra persona, la nostra comunità, la nostra città».