1. Tutto passa
Passano il cielo e la terra: tutto passa. Il mondo passa con la sua concupiscenza. Tutto passa: passano gli anni, passa la giovinezza, passa la bellezza. Talvolta questo tutto che passa si vive come un sollievo, perché passa anche la malattia e si guarisce, passa la litigata e si è amici come prima, passa la crisi e si riprende a lavorare, finiscono gli esami e comincia la vita adulta.
Ma in realtà questo inarrestabile passare è motivo di apprensione, forse di angoscia. Tutto passa, tutto finisce: finisce anche la passione dell’amore e il convivere diventa un noioso “tirare avanti”; finisce il sogno della famiglia felice e i figli se ne vanno per la loro strada; passano le occasioni per incontrare la persona giusta e si rimane soli; passano gli anni e muoiono le persone care.
2. L’allegra disperazione della precarietà
Sembra che per molti la precarietà sia una condizione piacevole. Si fa una cosa finché piace, finché si vuole, finché dura. Poi si cambia. Vivere senza legami è più divertente dell’impegno definitivo. Stare con una persona e poi lasciarla quando la continuità diventa noiosa. Fare una famiglia, avere figli è un impegno, impedisce di andare e venire, di fare altre esperienze. Abitare in un posto e poi cambiare, essere parte di una comunità, ma poi andare via, non assumersi responsabilità senza scadenze. Provare una cosa e poi un’altra, un lavoro e poi un altro. Non mettere radici da nessuna parte.
La precarietà può essere divertente. In verità, però, è una strada di solitudine. Forse si può dire: non ho legami, quindi sono libero. Ma la verità è che non hai legami, quindi sei solo.
3. Cento anni di storia
Celebriamo il centenario della Dedicazione della chiesa parrocchiale, cento anni di fedeltà, cento anni di continuità di vita di una comunità che certo esiste da molto più di cent’anni. È l’occasione per ringraziare per tutte le grazie ricevute in questa chiesa, in questa comunità, per tutte le persone che hanno partecipato alla vita della comunità e se ne sono fatto carico.
È però anche l’occasione per celebrare la fedeltà e domandarci: se tutto passa, che cosa rimane? Se tutto corre in modo che ciascuno va alla sua velocità e c’è chi è avanti e chi è indietro, ma tutti sono soli, che cosa può radunare e rassicurare con un senso di appartenenza che ci rende comunità?
Le letture ascoltate raccomandano alcuni punti di riferimento.
3.1 «Il cielo e la terra passano, ma neppure un trattino della Legge del Signore»
Rimane la Parola, rimane il Verbo. La Legge di cui parla Gesù non è un codice di comportamento, un regolamento per ordinare la convivenza, ma è la rivelazione dell’alleanza. Se tutto passa, l’alleanza di Dio però non passa. Dio non si pente di volerci bene e ha inviato il Figlio Gesù per l’alleanza nuova ed eterna.
Quello che rimane, la verità affidabile è Gesù: possiamo trovare in lui la roccia sulla quale costruire una casa che non crolli, una vita che non sia un girovagare disperato tra le contraddizioni della storia.
3.2 «Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno»
Dio è fedele, la sua parola è affidabile. La vita di ciascuno è vocazione a vivere in comunione con Gesù, comprendere la sua volontà, decidere di aderire alla nuova ed eterna alleanza. La volontà di Dio è praticabile dai figli di Dio. Siamo fragili, ma possiamo, per grazia, essere fedeli. Siamo esposti alle tentazioni della concupiscenza, ma possiamo vincere le tentazioni. Siamo mortali, ma possiamo sperare oltre la morte, perché Gesù ha vinto la morte.
3.3 «Voi, giovani, […] Voi, padri»
L’alleanza con il Padre convoca un popolo. La comunità alla quale Giovanni si rivolge nella sua lettera comprende i giovani e i padri. La condanna dell’adulterio richiama alla fedeltà coniugale.
Nella comunità siamo chiamati a vivere rapporti stabili, a praticare la fedeltà: giovani e anziani, uomini e donne, originari di qualsiasi paese, formati in ogni cultura. Siamo radunati per una appartenenza di cui assumere la responsabilità.
I nostri padri hanno edificato la chiesa parrocchiale. Noi siamo chiamati a custodire e a dare futuro alla comunità dei figli di Dio in questo territorio.

