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Riflessione

Cercare la verità, un dovere e un diritto

Dall’Editto di Milano alla “Dignitatis Humanae”. La ricostruzione storica è lo sfondo da cui prende avvio una stimolante incursione nell’attualità. Proposta nel discorso di Sant’Ambrogio, la riflessione è ora offerta in modo più ampio nel volume “Non dimentichiamoci di Dio” (Rizzoli)

di Michele BRIGNONE Segretario scientifico della Fondazione Internazionale Oasis

14 Aprile 2013

Abituato a prendere sul serio il principio dell’intrascendibilità della storia e a misurarsi con i processi storici in atto, il cardinale Angelo Scola non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione del 1700° anniversario dell’Editto di Costantino per proporre una riflessione sul tema «più che mai attuale della libertà religiosa». Parzialmente proposta nel tradizionale discorso di Sant’Ambrogio, tale riflessione è ora offerta in modo più ampio nel volume Non dimentichiamoci di Dio. Libertà di fede, di cultura e politica (Rizzoli).

In questo libro l’Arcivescovo da un lato ripercorre le travagliate vicende del rapporto tra Stato e Chiesa, all’interno delle quali l’Editto di Milano segna sì l’initium libertatis, ma «un inizio mancato»; dall’altro esamina il magistero pontificio sulla libertà religiosa degli ultimi due secoli fino al guadagno della dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae. Ma l’utile ricostruzione storica è soltanto lo sfondo da cui prende avvio una stimolante incursione nell’attualità. Lo spunto è dato da alcuni fatti preoccupanti: le violazioni alla libertà religiosa, le persecuzioni e le vessazioni in molti Paesi del mondo; la latente diffidenza verso il fenomeno religioso in Europa; il caso particolare degli Stati Uniti e del dibattito innescato dalla riforma sanitaria attuata dal presidente Obama. Da tale contesto emerge non solo «un nodo complesso di problemi classici» (il rapporto tra verità oggettiva e coscienza individuale, la coordinazione tra comunità religiose e potere statale, l’interpretazione dell’universalità della salvezza in Cristo), ma questioni nuove e «non meno decisive»: il rapporto tra ricerca religiosa personale ed espressione comunitaria, la distinzione tra religione e sette, la libertà di conversione.

Si tratta di un intreccio che certamente richiede un ripensamento dei modelli di laicità finora praticati e del principio di neutralità dello Stato, un tema che accompagna da anni la riflessione del cardinale Scola e ha già trovato spazio in due precedenti volumi (Una nuova laicità e Buone ragioni per la vita comune). Soprattutto, però, può essere l’occasione per un rinnovato confronto con l’insegnamento di Dignitatis Humanae e in particolare con la questione della libertà religiosa come «dovere e quindi diritto di cercare la verità». L’impegno della libertà con una verità che, agostinianamente, «ci cerca» diventa così il «caso serio dell’umana esistenza»: non solo in virtù del fatto che la ricerca di senso è al cuore dell’esperienza di ogni uomo, ma anche perché «solo una libertà in ricerca della verità è realmente in grado di aprire uno spazio in cui il bene della comunicazione tra i soggetti e il loro riconoscimento reciproco siano effettivamente garantiti. L’affermazione di una verità priva di libertà innescherebbe uno scontro incessante e ultimamente violento di opposte mondovisioni, mentre una libertà svincolata dalla verità sfocerebbe nell’impossibilità stessa di comunicare o tutt’al più in un dialogo fine a se stesso».

Così intesa, si capisce perché la libertà religiosa sia per il cardinale Scola (e non solo) il presupposto imprescindibile di uno spazio «veramente» pubblico, che scommette cioè sulla libertà dei cittadini, credenti e non-credenti, e rende possibile il loro raccontarsi in vista di un reciproco riconoscimento. Quanto questa comunicazione e questo riconoscimento siano oggi necessari è sotto gli occhi di tutti. Non dimentichiamoci di Dio è un bell’aiuto a farci i conti con intelligenza.