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Emergenza

Caritas accanto agli sfollati
della Repubblica Centrafricana

Al via la raccolta fondi per gli interventi di solidarietà. Sono oltre 300 mila le persone sfollate all’interno del Paese, 60 mila i rifugiati negli stati vicini e oltre un milione di persone sono a rischio malnutrizione.

19 Febbraio 2014
People leave the Damara, the last strategic town between the rebels from the SELEKA coalition and the country's capital Bangui, on January 2, 2013, as the commader of the regional African force FOMAC warned rebels against trying to take the town, saying it would "amount to a declaration of war." The rebels, who began their campaign a month ago and have taken several key towns and cities, have accused Central African Republic leader Francois Bozize of failing to honor a 2007 peace deal.  AFP PHOTO/ SIA KAMBOU        (Photo credit should read SIA KAMBOU/AFP/Getty Images)

La rete Caritas è impegnata attivamente nell’offrire aiuto, cibo, medicine e protezione alla popolazione della Repubblica Centrafricana costretta a fuggire dalla guerra civile che imperversa in tutto lo Stato. Sono oltre 300 mila le persone sfollate all’interno del Paese, 60 mila i rifugiati negli Stati vicini e oltre un milione di persone sono a rischio malnutrizione.

La situazione è diventata critica a partire dal 24 marzo 2013, quando un gruppo di ribelli, i Seleka, ha destituito il presidente Bozize, eletto democraticamente nel 2005. Michel Djotodia, il capo dei Seleka, si è autoproclamato presidente della Repubblica Centrafricana senza alcuna legittimazione democratica.

I Seleka, una coalizione composta da numerose fazioni, sono per lo più mercenari del Ciad e del Sudan e per molti mesi hanno fatto razzie, distruggendo centinaia di villaggi a maggioranza cristiana, torturando le donne e uccidendo gli uomini. Sono uniti più dalla sete di conquista e di potere che non da un vero credo politico o da finalità di estremismo religioso. Il fatto che siano in maggioranza musulmani e stranieri ha generato nella popolazione il terrore di un conflitto tra fedi diverse, nonostante il Centrafrica sia stato sino a oggi un esempio di tolleranza e convivenza per tutta l’Africa.

A dicembre 2013, dopo l’intervento francese, Djotodia è fuggito in Benin e i Seleka si sono dispersi in piccoli gruppi, lasciando la popolazione musulmana in balia della vendetta di alcuni gruppi cristiani e animisti (anti-balaka). Nonostante i ripetuti appelli della Chiesa locale, che ha condannato gli attacchi contro i musulmani, le azioni degli anti-balaka hanno continuato a creare ulteriore destabilizzazione nel Paese.

In questa situazione di guerra civile la rete Caritas si sta muovendo per portare aiuti e per raccogliere le richieste dei bisogni più urgenti. L’arcivescovo di Bangui Dieudonné Nzapalainga e il presidente della Caritas nazionale non solo promuovono la distribuzione di aiuti, ma rivolgono anche messaggi di pace alle comunità divise dalla violenza.

Nella capitale Bangui 100 mila persone sono alla ricerca di un rifugio. Nonostante la generale situazione di insicurezza e difficoltà, Caritas Internationalis è stata in grado di fornire razioni giornaliere di cibo per donne e bambini. Caritas e la Chiesa hanno anche lavorato a scavare latrine e fornire kit per l’igiene, per scongiurare la diffusione di malattie. La Caritas sta aiutando cristiani e musulmani allo stesso modo, con la finalità di mantenere un solido dialogo interreligioso con gli imam della comunità islamica, come accadeva prima dell’inizio di questi scontri. «La crisi ha distrutto la coesione sociale che c’è sempre stata tra le due comunità religiose – spiega l’Arcivescovo -. Dobbiamo ricreare le condizioni di vita e ricostruire insieme la nostra amata nazione con il sostegno della comunità internazionale».

La Caritas della Repubblica Centrafricana è impegnata già da dicembre 2012 nell’aiuto alla popolazione locale attraverso la rete delle parrocchie soprattutto con viveri di prima necessità, attrezzature agricole, sementi e sostegno psicosociale. In questo contesto la rete Caritas si sta impegnando concretamente nelle quattro aree di bisogno più urgenti:
– salute: molti medici e infermieri hanno lasciato i centri sanitari, i medicinali vengono rubati e scarseggiano; vi è quindi la necessità di formare agenti sanitari e di riabilitare alcuni centri danneggiati;
– accoglienza della popolazione sfollata: molte famiglie hanno perso da mesi le loro case e ora vivono in continua fuga dagli scontri;
– sicurezza alimentare: la maggior parte degli sfollati e dei profughi proviene dai villaggi attaccati dai Seleka o dagli anti-balaka; diventa quindi importante garantire la sicurezza alimentare fornendo strumenti di lavoro che permettano di coltivare con maggiore sostenibilità nel medio termine rispetto alle distribuzioni alimentari;
– scuola: molte sono state danneggiate, nell’immediato è importante ricreare o riabilitare piccoli luoghi dove insegnanti e studenti possano ritrovarsi per continuare nel percorso educativo.

Come contribuire

Conto Corrente Postale Caritas Ambrosiana ONLUS

C.C.P. n. 000013576228 intestato Caritas Ambrosiana Onlus – Via S.Bernardino 4 – 20122 Milano.

C/C presso il Credito Valtellinese, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT17Y0521601631000000000578

C/C presso la Banca Popolare di Milano, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT51S0558401600000000064700

C/C presso Banca Prossima, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT97Q0335901600100000000348

C/C presso IW Bank, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT81D0316501600000701002700

Oppure si può donare presso l’Ufficio Raccolta Fondi (via San Bernardino 4, Milano), dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, e il venerdì dalle 9.30 alle 12.30, con carta di credito telefonando al numero 02.76.037.324

Per qualsiasi informazione: offerte@caritasambrosiana.it

Cosa fare in concreto

Con 3,5 euro regali due pasti a una persona.
Con 14 euro regali un kit igienico per una persona.
Con 24,5 euro regali una settimana di pasti a una persona.
Con 98 euro regali quattro settimane di pasti a una persona