Non solo nutrizione, il cibo è innanzitutto un atto culturale, sociale e religioso. È questo il tema del convegno internazionale dal titolo «A tavola con Dio e con gli uomini. Il cibo tra antropologia e religione», che verrà inaugurato mercoledì 7 ottobre, al Conference Centre di Expo Milano 2015, dall’intervento di monsignor Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, e che poi proseguirà l’8 e 9 ottobre in largo Gemelli 1.
Il tema della prima sessione sarà «Pane e vino: mangiare Dio, generare l’uomo». Il digiuno e la festa saranno, invece, le tematiche della seconda sessione, mentre il cibo “secolarizzato” sarà al centro della terza. Tra i relatori Irene Kajon (Università La Sapienza di Roma), José Noriega Bastos (Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia), Azzedine Gaci, rettore della moschea Othman di Villeurbanne, e Marco Morselli, presidente dell’Associazione Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma.
«Il cibo è al cuore delle problematiche di Expo – spiega il professor Francesco Botturi, ordinario di Filosofia morale e prorettore dell’ateneo -. Il tema del rapporto tra le grandi religioni monoteiste e l’alimentazione merita attenzione. Con questo convegno si riempie un vuoto che doveva essere colmato».
Quando si parla di cibo non si devono considerare solo le questioni economiche, sociali o il fabbisogno energetico delle persone, ma anche il suo valore simbolico: l’atto della nutrizione porta con sé significati trascendenti molteplici. «Dal punto di vista ebraico e cristiano, per esempio, è comunione tra gli uomini, perché la pienezza dell’atto è comune, ma anche tra l’uomo e Dio, perché tutto è dato – aggiunge Botturi -. Nel Cristianesimo è anche simbolo di un Sacramento, estensione della relazione sacramentale eucaristica. Il convegno vuole porre l’accento sulla dimensione conviviale dell’atto. Il termine convivio mette in luce l’importanza dello stare attorno allo stesso tavolo o del festeggiare insieme una festività, del dialogo e della condivisione», conclude Botturi.