Un punto di riferimento per malati e anziani. Un modo per mantenere un legame con la comunità parrocchiale anche quando non si può più frequentare attivamente. È il ministro straordinario dell’Eucarestia, un laico che con il mandato del clero porta la Comunione a chi non può muoversi da casa.
«Per partecipare a questo servizio bisogna seguire un corso organizzato dalla Diocesi e che riguarda diversi argomenti: dalla liturgia all’Eucarestia, senza tralasciare qualche nozione di psicologia per imparare a relazionarsi con l’altro nel modo giusto», spiega Maria Rosa, che da 12 anni svolge questo servizio nella parrocchia di Sant’Ambrogio a Milano. Un gesto di solidarietà che non si esaurisce nella Comunione eucaristica con Cristo e che diventa momento di fraternità tra persone.
Uomini e donne non autosufficienti, anziani che vivono solo o con la badante, malati che hanno difficoltà a camminare… sono tanti coloro che richiedono questo servizio nelle parrocchie milanesi. «Una volta andavo da due o tre persone, oggi me ne è rimasta una sola: ha 90 anni e non esce più di casa», racconta Maria Rosa. «Ha una donna che va da lei per aiutarla nelle faccende domestiche e una cugina, con cui mangia alla domenica».
Una telefonata al sabato per mettersi d’accordo sull’orario: chi è costretto a vivere sempre in casa, infatti, ha sempre qualche disagio da affrontare, dai problemi di deambulazione alla difficoltà di svegliarsi presto al mattino, fino alle cure più o meno invasive a cui sottoporsi. E poi la domenica arriva l’appuntamento più atteso della settimana: quello dell’incontro con il Signore e delle quattro chiacchiere con una conoscente, con cui parlare degli amici comuni e dei vecchi tempi. «Appena arrivo le domande canoniche riguardano la parrocchia: cosa c’è di nuovo, come vanno le cose, come stanno le persone con cui si è collaborato in passato. La signora da cui vado ora per esempio ha lavorato per diverso tempo per la San Vincenzo e si incontrava con il gruppo della terza età dove insieme ad altre donne facevano lavori a maglia o realizzavano addirittura cappotti e tailleur con tessuti e lane».
Con il tempo il legame diventa ancora più profondo e il ministro straordinario dell’Eucarestia diventa un vero e proprio punto di riferimento, qualcuno a cui rivolgersi per capire le notizie che si sentono alla radio o alla televisione, quasi una luce per comprendere meglio i tempi moderni e i fatti del mondo. «Il lunedì in cui Benedetto XVI ha annunciato la sua rinuncia per esempio la signora che seguo mi ha telefonato appena ha sentito la notizia. Era molto in ansia perché non riusciva a interpretare l’evento e voleva qualche spiegazione. È la prima volta nella storia in cui un Papa si dimette e secondo lei dietro questo fatto non poteva esserci niente di buono: sembrava quasi che le fosse caduto il mondo addosso. Così ho cercato di calmarla, le ho spiegato che se il Papa si sentiva di fare così era sicuramente la cosa più giusta. Ho poi sottolineato l’importanza della rinuncia, un gesto di umiltà che può essere di grande esempio al mondo di oggi e lei si è tranquillizzata», spiega Maria Rosa. Il discorso poi è continuato anche durante la visita della domenica successiva, quando ormai la signora era più rilassata.