«La logica in cui situare l’Ufficio che si occuperà dell’accoglienza dei fedeli separati è quella del cammino che stiamo compiendo, come Diocesi – anche attraverso la lettera pastorale per il nuovo anno -, volta ad aiutare le famiglie a vivere il proprio ruolo, passando da oggetto a soggetto dell’evangelizzazione. Un cambiamento di paradigma cruciale al quale il cardinale Scola, come l’intera Chiesa ambrosiana, tiene in modo particolare». Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, definisce così l’orizzonte di riferimento per interpretare in modo corretto l’istituzione appunto, dell’«Ufficio per l’accoglienza dei fedeli separati», che entrerà in vigore, ad experimentum per un triennio, l’8 settembre prossimo. Un organismo che, continua monsignor Bressan, «vuole essere negli auspici e nella volontà dell’Arcivescovo, un aiuto pastorale e paterno per tutti coloro che si trovano in una condizione di unione familiare problematica, sostenendo, al contempo, la loro vocazione cristiana da vivere anche in un momento di difficoltà».
Si può «leggere» questa nuova articolazione diocesana anche alla luce del Sinodo sulla famiglia che si terrà a ottobre?
Certamente. L’Ufficio vuole proprio indicare la prospettiva del Sinodo in cui la Chiesa intende riflettere sulla capacità di interpretare la famiglia come dono offertoci dalla Grazia e come presenza che ci permette di vivere i rapporti di ogni giorno alla luce del Vangelo.
Insomma, l’Ufficio sarà un ausilio prezioso, ovviamente, per chi si trova nella situazione di separazione, ma permetterà a tutti i fedeli di considerare meglio e più in profondità l’istituto familiare?
Il nuovo organismo di Curia, che si va ad affiancare a quelli già esistenti e operanti, come il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo, il Servizio diocesano per la famiglia e le Commissioni decanali e zonali per la Pastorale familiare, sarà uno strumento di accoglienza e di sostegno. Con questo specifico ruolo credo che proporrà un valido aiuto per incarnare, nel quotidiano, la testimonianza evangelica. Infatti, è appunto in virtù dell’esperienza familiare che la fede si fa carne, anche in un senso molto concreto, tanto che senza questo legame, la fede stessa rischia di rimanere astratta. L’attenzione che l’Arcivescovo ha posto nell’istituire il nuovo Ufficio, dice quanto tale aspetto sia uno dei pilastri che edificano una Comunità e una vita buona.
La famiglia come protagonista della società, indispensabile «corpo intermedio» e appunto soggetto, chiede, pur tra tante separazioni e unioni non matrimoniali, una sollecitudine a 360° da parte della Chiesa?
Come scrive il cardinale Scola nella lettera inviata ai fedeli della Diocesi di Milano in occasione del Decreto di costituzione dell’Ufficio, “la Comunità cristiana è impegnata, in modo del tutto particolare, ad accompagnare le famiglie ferite. A questo cammino della Chiesa universale, la Chiesa ambrosiana intende partecipare con spirito di comunione e di particolare riguardo nei confronti degli sposi che soffrono a causa della loro condizione di separati o di divorziati”. La questione è chiedersi cosa significhi davvero che la famiglia è un soggetto di evangelizzazione. Lo spiega bene – come già aveva fatto la lettera dell’Arcivescovo “Alla scoperta del Dio vicino” – la nuova lettera pastorale. Se l’evangelizzazione è la comprensione consapevole della trasfigurazione che una vita secondo Cristo opera nel quotidiano, la famiglia ne è il primo attore. Pensiamo al nutrimento: chi meglio della famiglia incarna la valenza simbolica della crescita umana nutrita dai rapporti affettivi che in essa si creano?.
E, naturalmente, questo vale anche per chi si trova in un passaggio difficile della propria vita familiare…
La Chiesa non esclude nessuno. Il rischio è semmai che il momento di crisi oscuri la fondamentale dimensione simbolica della famiglia. Lo scopo dell’Ufficio è dimostrare che la Grazia di Dio è così forte che continua ad abitare la vita dei suoi figli, qualsiasi ne sia la condizione. Di fronte a ciò il compito del Vescovo è appunto aiutare a ritrovare il senso, pur nelle difficoltà, di questa Presenza.