«Io penso che i genitori dei nostri bambini siano i Santi che dobbiamo imitare, dobbiamo restare accanto a loro condividendo le loro fatiche e aiutarli perché possano sentirsi accolti e sollevati». Si è spenta il 21 gennaio 2017 Giuseppina Pignatelli, che ha guidato l’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità nella sua missione apostolica dal 2006 al 2014. I funerali saranno celebrati lunedì 23 gennaio, alle 14, nella Cappella de La Nostra Famiglia di Ponte Lambro (Como).
Nata nel 1942, Giuseppina conosce La Nostra Famiglia ancora adolescente, quando – seguendo le orme della sorella Vituccia – decide di aiutare i bambini ospiti presso il Centro di Ostuni. Entra nell’Istituto Secolare nel 1959, a soli 16 anni. Svolge il suo lavoro come infermiera professionale nelle sedi di Ponte Lambro, Bosisio Parini e San Vito al Tagliamento con entusiasmo, professionalità e grande amore per i bambini, le famiglie e gli operatori, facendosi apprezzare e voler bene da tutti.
Dopo un’adeguata preparazione all’Istituto Neurologico Besta di Milano, sostenuta dalla stima dell’illustre psichiatra e neuropatologo Eugenio Medea, avvia il servizio di epilettologia di Bosisio Parini, uno dei più avanzati in Italia. Qui coordina il servizio di elettroencefalografia per 32 anni. Mette a disposizione tutte le sue capacità, sia come semplice Piccola Apostola, sia nei ruoli impegnativi di Responsabile di gruppo, Distrettuale del Triveneto e Generale, che la Comunità le chiede di assumere: gioiosa, semplice, umile, capace di comprendere, pronta e rigorosa nel richiamare le sorelle agli alti ideali proposti dal beato Luigi Monza.
Zaira Spreafico, che nel 1975 le aveva affidato la guida della Comunità del padiglione “Bianca Medea” di Bosisio (il 3° padiglione), descriveva così le motivazioni che l’avevano portata a questa scelta: «Anzitutto assiduità nella preghiera; gioiosa disponibilità a ogni richiesta dei Superiori; impegno responsabile nel compimento del suo servizio; capacità di superare o di superarsi di fronte a difficoltà relative al lavoro o sue personali; capacità di donazione nel superamento di se stessa e fortezza cristiana nel saper resistere, qualche volta anche al di là delle sue forze fisiche, al lavoro e nella sopportazione di qualche malessere. Sono quindi certa che questi sono i presupposti migliori perché possa essere per la vostra comunità una guida sicura».
La sua lunga malattia è stato l’ultimo compito assolto con scrupolosità e impegno, sapendosi affidare con fiducia alla volontà del Signore. Non ha mai mancato di essere fedele nella preghiera. È stata accogliente e grata verso chi si prendeva cura di lei o veniva a visitarla. Anche in questo tempo, si è presa cura a sua volta, finché ha potuto, delle sorelle più anziane. Pur nei momenti di fragilità e sofferenza, ha partecipato con tutte le sue forze alle occasioni significative della vita della Comunità e dell’Istituto, interessandosi di ciascuna sorella, dell’Opera de La Nostra Famiglia, delle attività e della presenza dell’Istituto Secolare negli altri Paesi.
«Essere nel mondo, ma non essere del mondo – queste le sue parole -: amare le cose buone del creato, amare le persone con tutto il cuore, vivere relazioni profonde, fraterne, che parlano di Dio, senza necessariamente parlare esplicitamente di Lui, ma parlare con la testimonianza di una vita riuscita, piena, felice e pacificata anche nella complessità e nelle fatiche che dobbiamo affrontare».