Chiesa e social media? Un connubio più che possibile, doveroso, per i direttori della comunicazione delle Diocesi lombarde. Una consapevolezza maturata venerdì 23 e sabato 24 novembre a Caravaggio, teatro della quarta edizione del seminario di formazione per chi in Lombardia si occupa di comunicazione ecclesiale (su www.chiesadimilano.it/ comunicazionisociali alcune delle relazioni).
Un appuntamento che è il punto di evidenza del lavoro che ogni mese i responsabili diocesani della comunicazione svolgono ritrovandosi per affrontare temi legati alla formazione, all’aggiornamento, alle iniziative comuni, al coordinamento. «I social media» è stato il tema scelto per l’edizione 2012: un argomento affrontato grazie all’aiuto di esperti e protagonisti di strumenti che non sono «alcuni tra i tanti», bensì costituiscono una dimensione trasversale, influenzata dagli strumenti di comunicazione "tradizionali" e dai confini ben più ampi rispetto ad essi.
Quella dei "social" è una sfida da intraprendere non per mostrarsi al passo con i tempi (che danni provoca "esserci" in modo non consapevole) e neppure per tentare di recuperare contatto con i più giovani (i dati dimostrano che anche adulti e anziani li usano). Nei "social" la Chiesa deve stare in modo maturo, perché è un crocevia dove un’infinità di tentativi di relazione si intrecciano. La presenza della Chiesa in questi ambienti, solo parzialmente virtuali, non può mancare: da portare non c’è tanto qualche "buona notizia", ma uno stile di testimonianza sull’autenticità delle relazioni per quella moltitudine di C persone che ogni giorno – e più volte al giorno – su Facebook, Twitter, Youtube e le altre piattaforme social dialogano, si informano, si narrano, cercano qualche forma di compagnia e amicizia.
Una testimonianza che passi da una comunicazione autentica e non artefatta o ingannevole; che non prometta relazioni apparentemente facili, ma poi insostenibili e luogo di delusione; che stimoli gratuità e libertà e non causi invece interesse e costrizione. Insomma, "esserci" per dire, ancora una volta, la cura per coloro con cui si entra in dialogo, anche per poco; per portare e far trasparire colui che delle relazioni compiute e autentiche è la sintesi: Gesù Cristo.