Qual è la forza spirituale di Carlo Acutis? Qual è il suo miracolo? Ricevendo l'annuncio della canonizzazione di questo ragazzo milanese, il nostro direttore, don Stefano Guidi, traccia i tratti della santità di Carlo che, nella sua normalità, diventa straordinaria e imitabile allo stesso tempo. In vista della sua canonizzazione, ci mettiamo in cammino, consolidando il legame di preghiera simboleggiato dalla Lampada degli oratori, che è accesa accanto al corpo di Carlo Acutis ad Assisi ed è segno di un riferimento che diventerà sempre più forte, nei nostri oratori e fra ragazzi e ragazze che possono ancora, in una normalità così "originale", aspirare alla santità, proprio oggi.

don Stefano Guidi
Direttore della Fondazione Oratori Milanesi

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Per diventare beati e santi ci vuole un miracolo, non ci piove. Non basta il DNA, non serve la posizione sociale, non è richiesto un limite di età o un diploma. È cosa di Dio. La Chiesa propone. Dio decide.

I Venerabili sono tantissimi, esempi affascinanti di testimonianza evangelica, tra le pieghe nascoste della nostra umanità e nella vita di tutti i giorni, ma non basta.

Per diventare santi e beati ci vuole un miracolo.

Il miracolo più sorprendente di Carlo Acutis è il movimento di preghiera e di fiducia che la sua testimonianza sta generando. Qualcosa di assolutamente impensabile se pensiamo alla vita borghese di questo adolescente milanese, sprovvisto di atti di eroismo da esibire.

Come mai mezzo mondo è attratto da lui? Inspiegabile. La forza spirituale di Carlo forse è proprio questa: nel non avere fatto niente, niente di straordinario, niente di incredibile, niente in fondo di così diverso da quello che hanno fatto – e potevano fare – i suoi coetanei dell’epoca. Niente che – in fondo – possa generare tanto ammirazione quanto distanza, quegli atteggiamenti tipici e quella naturale sensazione che ci prende ogni volta che ci troviamo di fronte ai giganti dello Spirito, che consideriamo persone fuori dall’ordinario per affermare, in modo elegante, che la santità “non fa per me”, non fa per noi.

Con Carlo invece non proviamo la stessa cosa! Quel ragazzo che riposa sereno in felpa e jeans, quasi in disparte, nella penombra della navata laterale della Basilica della Spoliazione ad Assisi, sembra rassicurarci, sembra dirci che “l’Autostrada verso il cielo” esiste davvero ed è alla nostra portata. La forza spirituale di Carlo suona quasi come una contraddizione in termini: è diventato originale vivendo un’esistenza normale.

La vita di Carlo si confonde con quella di tanti adolescenti di oggi, proprio perché Carlo ha vissuto oggi!

Consentitemi di esprimere la mia sorpresa: nel tempo della crisi della fede, delle chiese vuote, della secolarizzazione incalzante, Carlo arriva e quasi non ce ne siamo accorti. Quasi non l’abbiamo visto arrivare.
La sua santità personale è cresciuta quasi a nostra insaputa. Per certi aspetti – mi permetto di esagerare – un po’ laterale rispetto ai percorsi che noi pensiamo per i più maturi e i più impegnati. Quasi una santità fuori corso.

La santità di Carlo – per crescere – si nutre di quello che la vita comune gli mette a disposizione: una parrocchia dove celebrare la messa e dove pregare; una famiglia in cui praticare i piccoli segni del vangelo domestico; una scuola da frequentare per appassionarsi e impegnarsi nel cammino di maturazione intellettuale; la vita nel centro storico di Milano, intuendone le più o meno nascoste contraddizioni e portando la sua attenzione e cura a chi ne aveva più bisogno. Espressioni germinali ma convinte di un ragazzo che prende sul serio l’amicizia di Gesù. È qui la forza spirituale del suo messaggio: Gesù è il presente. Oggi posso vivere con Lui. Il Vangelo non è una storiellina edificante: «C’era una volta Gesù…».

L’attualità della persona di Carlo ci racconta l’attualità del Vangelo di Gesù. Non una storia di ieri, ma il presente.
Grazie a Carlo possiamo indicare in modo più incisivo ai nostri ragazzi e adolescenti e giovani la meta cristiana della santità personale, senza correre il rischio di disincarnarla, di renderla astratta dalla storia e dalle condizioni che oggi tutti viviamo.

La forza spirituale di Carlo sta anche nel legame interiore che lui ha cercato con Francesco d’Assisi. Un rapporto che deve essere ancora approfondito e compreso pienamente. Carlo sente il richiamo di Francesco. Al punto da chiedere che il luogo della sua sepoltura sia Assisi.
A mio avviso sarebbe pura retorica – e un tantino stucchevole – lanciarsi ad immaginare l’esordio di una particolare sensibilità vocazionale. Il cammino terreno di Carlo ha deciso diversamente. Ma il suo corpo nella Basilica della Spoliazione attesta inequivocabilmente un legame spirituale che accresce la forza del messaggio spirituale francescano. E proprio Carlo, con la decisione di riposare lì, sta accendendo una luce più intensa su un momento particolare della vicenda di Francesco: la sua decisione vocazionale, espressa pubblicamente nella famosa formula: «D’ora in poi dirò: Padre nostro che sei nei cieli».

Accanto al corpo santo di Carlo, come sappiamo, è accesa la Lampada degli oratori. L’arcivescovo Mario l’ha voluta lì per impegnare Carlo a pregare per tutti i nostri oratori. E, anche, per impegnare i nostri oratori a crescere nell’amicizia di Gesù, insieme con Carlo. Quella fiamma piena di vita è anche un invito a restare svegli, perché lo Spirito Santo «c’è, anche oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale della nostra epoca che è la perdita del senso dell’invisibile e del Trascendente, la crisi del senso di Dio, lo Spirito sta giocando, nell’invisibilità e nella piccolezza, la sua partita vittoriosa» (Carlo Maria Martini).

 

Carlo Acutis sarà santo!

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