Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende del tuo, non richiederlo indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.

Luca 6, 27-38

 

Questo brano evangelico sarà letto nella V domenica dopo il Martirio che si celebra il 28 settembre, durante la Festa di apertura degli oratori. Provvidenzialmente è un Vangelo che ci provoca e ci spinge a un cammino di grande forza e rinnovamento. Per viverlo, dobbiamo accogliere l’invito: FATTI AVANTI!

 

Questo brano possiamo tenerlo presente per tutta la durata dell’anno oratoriano, perché sia misura del nostro agire, di tutti, dei più grandi come dei più piccoli. Anche se ci spiazza è il nostro riferimento nella proposta FATTI AVANTI! Perché? Perché abbiamo bisogno di parole di fuoco che ci scaldano e queste di Luca 6, 27-38 non smettono di bruciare: «Amate i vostri nemici», «fate del bene a quelli che vi odiano», «date senza sperarne nulla». Parole che sembrano eccessive, perfino ingiuste. Ma come faremo a fare passi in avanti se non ci sforzeremo di metterle in pratica? Se non viviamo così «quale gratitudine ci è dovuta?».

 

Bisogna aiutare i ragazzi a capire i sentimenti di Gesù per poter accettare queste parole che vanno così controcorrente. Bisogna che accettino la sfida di cambiare sé stessi e il mondo seguendo la logica di Gesù, fidandosi che è così che davvero la vita si realizza, ha il sapore della felicità, e ti ripaga con una “gratitudine” inattesa. Bisogna allargare il cuore fino ad abbracciare la prospettiva del Cielo. Perché solo chi sa che la vita è eterna può accettare di vivere porgendo l’altra guancia. Perché, in fondo, questo è testimonianza e martirio. Parole potenti che i ragazzi possono solo intuire. Ma se gli si annuncia il Cielo, può darsi che accettino l’idea che “saremo giudicati sull’amore”, senza l’ansia del giudizio, ma con la benevolenza di ama oltre ogni misura.

Bisogna che si sentano parte di un progetto così grande che è l’amore di Dio e incoraggiati a vivere da originali! Gesù dimostra che tale atteggiamento non può essere vissuto da uno solo, ma occorre stabilire un patto fraterno, perché tanti insieme vivano in questo modo, aiutandosi e sostenendosi gli uni gli altri.

È la forza della comunità che però richiede l’adesione personale, lo sforzo personale ad agire con coraggio. La risposta all’invito: FATTI AVANTI! Gesù alterna verbi al plurale con verbi al singolare. I gesti personali sono gesti di offerta generosa di sé. Come se Gesù dicesse: “fai come ho fatto io. E troverai in chi mi ascolta altri che fanno come me”. Insieme, potete costruire il mondo che desiderate! «E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro».

 

Parlando a chi educa in oratorio, possiamo dirci gli uni gli altri che educare oggi – soprattutto in oratorio – non può che essere un atto d’amore gratuito, un uscire da sé per incontrare l’altro, anche e soprattutto quando è distante, ostile, deluso o semplicemente disinteressato. Amare proprio quei ragazzi che sembrano «nemici» – più distanti e ostili – è la più grossa sfida che ci impegna nel servizio educativo. Cercare chi è “fuori” perché possa entrare, attraversando la porta dell’oratorio, è un impegno permanente di quel “laboratorio dei talenti” che è l’oratorio, che ha bisogno di sempre nuovi ragazzi che entrino, proprio per compiere la sua missione.

Un oratorio, trattato male e considerato peggio da molti, che dimostra invece di farsi avanti con proposte nuove, prevalentemente gratuite, che hanno solo il fine di educare e fare del bene ai più giovani, non può che portare frutti. Non preoccupiamoci se restano invisibili per un po’.

 

Il Vangelo ci spinge dunque oltre il criterio della reciprocità.
Ci fa passare dall’educazione come “risposta a una domanda” all’educazione come dono che precede e stupisce. Questa è la strada per passi in avanti che escano dalla routine e per fatti nuovi che l’oratorio può generare. Dove sta il dono in quello che offriamo? Dove la gratuità? Dove il servizio? Dove la sovrabbondanza e lo spreco? Sono criteri che ci devono diventare sempre più familiari.

 

Teniamo presenti le immagini di questo Vangelo: offrire l’altra guancia, donare senza calcoli, perdonare senza misura. Possono queste azioni, questi fatti concreti che vanno controcorrente, prendere vita nel nostro oratorio perché possano diventare stile di vita per noi e per i ragazzi che ci sono affidati? In oratorio non basta la giustizia, perché serve la misericordia. Non occorre solo autorevolezza, ma la percezione di ogni ragazzo di essere guardato e accompagnato in modo amorevole, rispettoso e con un surplus di stima e fiducia.

 

Lasciamoci spronare da un Vangelo così. Farsi avanti in questo modo lascerà il segno.

 

 

Gesù ci chiama a fare il bene per primi, senza calcoli. È la logica del Vangelo: amare chi non ti ama, perdonare chi ti ha ferito, dare senza ricevere.
In oratorio, questo stile può diventare il segno visibile di una comunità che crede nel Vangelo e lo vive.
Fatti avanti. Ama per primo. Dona il meglio di te. Anche quando non sembra servire a niente.
È così che il mondo cambia.

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