Diversità e unità possono essere le parole che individuano il camminare insieme degli oratori ambrosiani, nello stile di una reciprocità e una collaborazione da riscoprire per essere Chiesa che educa. Sabato 25 novembre, all'Assemblea degli oratori a Magenta, i partecipanti, rappresentanti di più di 90 oratori diversi, hanno riflettuto sulle "10 parole per la diocesanità", tracciando nuovi sentieri per la missione al servizio dei più giovani attraverso l'oratorio.


Ci siamo riuniti a Magenta, all’Oratorio San Martino, nella mattinata di sabato 25 novembre, per una delle tappe fondamentali di quest’anno oratoriano che abbiamo dedicato al tema della diocesanità (clicca qui per approfondire).

La preghiera dopo un breve tratto di cammino dall’oratorio alla Basilica, i laboratori con il confronto a gruppi e la plenaria finale con la rilettura di quanto emerso, ci restituiscono a quella comunione che abbiamo necessità di rinsaldare, dentro ciascun oratorio e fra oratori, per continuare a camminare insieme, a servizio dei più giovani attraverso l’oratorio, «espressione della cura materna e paterna della Chiesa» (CEI, Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori “Il laboratorio dei talenti”). Con il desiderio di confermare la nostra vocazione a essere “ponti tra la Chiesa e la strada” e tracciare sentieri nuovi che invitino a incontrare il Signore Gesù, l’unico che è pienezza di vita. Ci accomuna una reciprocità, l’impegno che ci raccoglie insieme a lavorare per creare le condizioni di una collaborazione vera.

 

Significative le parole di don Giuseppe Como, nominato recentemente Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede, assumendo allo stesso tempo anche il ruolo di presidente della Fondazione Oratori Milanesi: «La comunità si costruisce dove diversi si mettono insieme e si aiutano. Siamo tutti diversi e chiamati a essere una cosa sola. Questo è il nostro sogno. E anche la nostra fatica. E io penso che la diocesanità che oggi mettiamo a tema in questa assemblea, ci aiuti in questo compito. Basti pensare a due caratteristiche fondamentali della diocesanità: anzitutto il riferimento al Vescovo, alla sua parola; e il riferimento al territorio, essere dentro a una comunità e realtà locale precisa». Non possiamo non considerare i due aspetti che sono appunto da mettere insieme, diversità e unità: anzitutto la reciprocità degli oratori, «cioè i diversi costruiscono un’unità se si danno la mano, se comunicano, se lavorano insieme, se si scambiano le informazioni, le esperienze». E poi – «credo che questa sia la cosa più decisiva e anche la più difficile» -: l’appartenenza. «E questa è una vera sfida. Perché siamo in una società fluida, dove tutto è in movimento, dove sembra che non ci sia il coraggio. È una sfida rimanere mobili, dinamici, guardare avanti e insieme essere ancorati a una roccia, a cui appoggiarci. Chi fonda la nostra appartenenza, che ci aiuta ad appartenere, è naturalmente il Signore Gesù. È in Lui che si fonda la nostra serie di legami significativi, di affetti, relazioni, amicizie, il nostro servizio e l’esperienza dell’essere Chiesa attraverso l’oratorio».

 

Parole sottolineate anche dall’intervento di don Stefano Guidi, a conclusione: «L’oratorio ha bisogno anche di parole forti, per sostenersi, per ritrovare il coraggio, la gioia. È in gioco qualcosa di grande. La domanda che ci facciamo è proprio questa: come gli oratori possono aiutare i nostri ragazzi a fare i primi passi dentro un’esperienza di Chiesa, dentro un’esperienza di fede? Ciascuno di noi porta una ricchezza singolare e un’originalità, e questo è vero anche per gli oratori. L’oratorio non è soltanto un progetto che cade dall’alto, ma è la vita di tutti giorni, le storie, le cure che abbiamo gli uni per gli altri, il nostro cammino condiviso. E questo si realizza in modo diversissimo, non semplicemente perché siamo in centro o in periferia, ma perché sono diverse le persone, sono diverse le biografie. La cosa straordinaria dell’oratorio è che si adatta a tutte queste condizioni molto diverse, è capace di ospitarle, per condividere insieme a tutti il vangelo».

 

10 parole per la diocesanità

10 parole per la diocesanità hanno guidato i lavori di gruppo. Le parole sono state messe a confronto con alcune dimensioni che ci accomunano: le proposte che la diocesi fa agli oratori; la comunione con il vescovo e fra gli oratori e il senso di appartenenza; la collaborazione fra oratori dello stesso territorio; l’attenzione verso gli oratori più poveri di risorse educative e economiche, di strutture e di spazi o di contesto.

Per ciascuna di queste quattro dimensioni, ogni parola è stata considerata per esprimere una criticità o una positività e per suggerire un passo in avanti.

 

Parola d’ordine: collaborazione

I facilitatori e i collaboratori della Fom impegnati nei gruppi di lavoro si confronteranno presto per una verifica dei laboratori e per comunicare quanto è emerso dai partecipanti dell’Assemblea degli oratori.
Nella plenaria per facilitare la restituzione abbiamo usato il metodo del Kahoot per raccogliere il pensiero dei partecipanti e trarre qualche spunti di riflessione per il cammino futuro. Anche i risultati del Kahoot saranno presi in considerazione in Fom per una valutazione.
Una sottolineatura forte è stata data alla parola collaborazione, insistendo sulla necessità di lavorare maggiormente su questa dinamica relazionale e operativa. Per gli oratori abitare la stessa diocesi e condividere la missione, su uno stesso territorio, significa innanzitutto imparare a collaborare.
Fra le dimensioni della diocesanità per cui occorre fare decisi passi in avanti c’è proprio la collaborazione fra oratori dello stesso territorio. Delle strade possibili possono essere quelle di un miglioramento dei rapporti, di conoscenza e intesa fra chi opera nei diversi oratori vicini (stessa comunità pastorale, stessa area omogenea o città, stesso decanato) e migliorare anche la definizione di ruoli di coordinamento e di progettazione.

 

Prossime tappe
Messa degli oratori, Settimana dell’educazione e confronto in decanato

Il prossimo appuntamento che ci radunerà tutti insieme, esprimento la diocesanità degli oratori ambrosiani, sarà la Messa degli oratori che celebreremo in Duomo, venerdì 26 gennaio 2024, con il nostro Arcivescovo Mario Delpini.

Anche la Settimana dell’educazione, dal 21 al 31 gennaio 2024, potrà essere una tappa decisiva per lavorare proprio sulla collaborazione fra oratori per capire come educare le giovani generazioni al senso di Chiesa, alla comunione, alla fraternità, a un senso di appartenenza che apre a scelte di responsabilità, di servizio, di presa di posizione, di missione.

Sarà utile riprendere le 10 parole per la diocesanità e farne motivo di confronto in oratorio e fra oratori.

Dopo la Settimana dell’educazione, potremo impostare una condivisione in decanato che spinga a porsi la questione della collaborazione per migliorarne l’efficacia: siamo chiamati a capire se davvero siamo capaci di lavorare insieme fra oratori e nello stesso oratorio, valorizzando la partecipazione e l’unicità delle persone, di chi può dare il proprio contributo a favore dell’educazione dei più giovani attraverso l’oratorio, di condividere gli obiettivi e di progettare e organizzare degli interventi e delle azioni per il bene di tutti i ragazzi e le ragazze, pensandosi insieme, fra oratori diversi, ma con lo stesso desiderio di fare unità e spingerci “in uscita”.

 

 

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