Si tratta di un'esperienza di vita comune nell'appartamento dell'oratorio San Luigi di Cinisello Balsamo (MI), attiva dall'ottobre 2021


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Un momento conviviale durante la fraternità giovani "Ubuntu"

Perché scegliamo di vivere in fraternità?

Siamo Arianna, Beatrice e Mariachiara, stiamo vivendo un’esperienza di vita comune prolungata da circa 2 anni nell’appartamento dell’oratorio San Luigi di Cinisello Balsamo. Il nostro vivere insieme è più di una convivenza, implica la scelta di mettere in comune tutto di sé: cose, tempo, umanità e fede, come richiama il concetto africano: “Ubuntu” (io sono perché noi siamo), che dà il nome alla nostra casa.
Le ragioni che ci hanno portato qui sono diverse, ma tutte accomunate dalla fiducia in una proposta che racchiudesse un bene per noi e che ci consentisse di camminare insieme verso Gesù, centro imprescindibile del nostro stare insieme.

“Scelgo di continuare ad abitare questo luogo non per abitudine, comodità o perché sia facile vivere qui, ma perché mi rendo conto che è un luogo in cui educarmi a vivere, a rimodellarmi ogni giorno, ad accogliere il cambiamento facendo sì che porti sempre all’apertura di nuove strade in cui potermi sperimentare Figlia amata.
Qui imparo a lasciarmi guardare e a mettere in pratica uno sguardo simile a quello di Gesù, che fa delle debolezze virtù, uno sguardo libero di dirsi ciò che si pensa senza paura del giudizio, che corregge ponendo richieste, senza accusare, che mi aiuta a tenere viva la certezza che Gesù sia l’ipotesi positiva su tutto quello che vivo. Scelgo di vivere qui perché ci alleniamo giorno dopo giorno ad accoglierci nella verità di ciò che siamo, a raccontarci, a fallire senza timore, a costruire legami autentici, a porci davanti alle scelte con fiducia e consapevolezza che la strada più stretta non sia la peggiore ma proprio quella che con pazienza e costanza conduce alla gioia piena.
Ho scoperto che per essere cristiani non basta ‘fare cose da cristiani’, non basta recitare la compieta a fine giornata o pregare insieme, occorre sperimentare ogni giorno la presenza di Cristo in ogni aspetto di ciò che vivo, con l’aiuto e il sostegno di chi cammina con me”.

“Scelgo di stare qui anche per vivere un’indipendenza sana, fuggire dalla tentazione che essere indipendenti sia essere liberi da legami e responsabilità e coltivarsi il proprio orticello, la propria casetta. Per non accontentarmi di una convivenza ma scegliere uno stare insieme, non privo di fatiche e scomodità o cambiamenti che non dipendono da me.
Perché fare vita comune è anche sacrificio di sé, per fare spazio all’altro, ai suoi tempi, ai suoi bisogni, alla sua diversità, all’imprevisto che bussa alla porta e ti chiede qualcosa a cui sei attaccato.
Scelgo di stare qui perché è un luogo che mi fa vivere all’altezza dei miei desideri, che mi ricorda come voglio amare ed essere amata, e che mi educa a rimettere tutto nelle mani di Gesù. Stare qui dice con evidenza e oggettività che è Lui che ci mette insieme, fare memoria di questo mi aiuta, perché anche quando si fa fatica mi costringe a dilatare e convertire il mio sguardo e il mio cuore”.

“Ci sono tanti motivi che mi portano a rinnovare il mio desiderio di condividere un luogo e un tempo con altre persone che non sono la mia famiglia ma che con il trascorrere del tempo sono diventate sempre più delle sorelle.
Scelgo di vivere in fraternità perché faccio esperienza di una pienezza che passa attraverso tante forme. Passa attraverso una fatica e una responsabilità perché non sempre è facile entrare in dialogo con l’altro e aver voglia di implicarsi; passa attraverso il sacrificio perché accettare e accogliere la presenza di un altro non è sempre immediato; ma soprattutto passa attraverso la gioia perché è entusiasmante scoprirsi sorelle in quanto figlie dello stesso Padre che ci vuole liete; passa attraverso la gratitudine perché ti accorgi che l’altro c’è, ti attende e ti desidera così come sei; passa attraverso la cura perché è bello spendersi – anche economicamente – per un luogo e per le persone che vi abitano o che vi passano.
Scelgo di vivere qui perché sono aiutata nel mantenere lo sguardo fisso su Gesù; sono guidata nel rileggere la mia vita con i Suoi occhi e soprattutto nel rapporto con le altre ragazze sperimento un amore che è segno del Suo amore”.

Perché proporre ad altri di abitare qui?

Per il desiderio di vivere in comunione, condividendo tempi, spazi, risorse, ma soprattutto per vivere insieme ad altri che desiderano guardare a Gesù, stare con Lui e rispondere alla sua chiamata nella propria vita. Per vivere con qualcuno con cui condividere i desideri più profondi: vivere una vita bella, amata e amante, saper accogliere, non concepirsi da soli, prendersi cura dell’altro, curare la bellezza, consolare ed essere consolati, mettersi a nudo con le proprie ferite e fragilità, portare insieme pesi e fatiche, educarsi alla preghiera, a rimettere tutto nelle Sue mani, per coltivare insieme la fiducia e la speranza nella bontà del Signore che ci vuole felici e ci chiama per nome. Stare qui è godere di una casa dove si è attesi, guardati, perdonati, dove si è voluti. I volti di chi abita questo luogo ricordano innanzitutto che è Dio che ci vuole e ci chiama alla gioia.

Casa Ubuntu non è un’isola felice, un paradiso distante, una possibilità per fuggire dalla famiglia ma un luogo dove poter sperimentare un bene che influenza e invade ogni ambito della nostra vita, è l’occasione di diventare sempre più donne e uomini nel mondo e per il mondo.

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