Nell'ambito della proposta diocesana "Vita comune per la Carità" in novembre ha avuto inizio un'esperienza di vita comune presso la casa parrocchiale San Michele Arcangelo in Bellinzago Lombardo: proponiamo la testimonianza di Lara e Gabriele, i primi due giovani che hanno aderito all'iniziativa.

Lara e Gabriele
"OIKOS" - Bellinzago Lombardo (MI)

Oikos - Bellinzago Lombardo (1)

Con l’inizio di novembre 2021 ha preso avvio l’esperienza di Vita comune per la Carità nel Decanato di Melzo presso la casa parrocchiale San Michele Arcangelo a Bellinzago Lombardo. Lara e Gabriele sono i primi due giovani che hanno aderito a questa proposta, coordinata (a livello locale) dal diacono Fabio.

COME È NATA L’IDEA DI PARTECIPARE?
Gabri: «La scelta di partecipare è nata anche dopo aver vissuto la scorsa estate un “Cantiere della Solidarietà” promosso da Caritas Ambrosiana presso la Comunità Pachamama di Olgiate Olona.
Il poter sperimentare nella quotidianità uno stile di vita caratterizzato dal prendersi cura della realtà che ci circonda, mi è sembrata una sfida irrinunciabile per un giovane di oggi».

Lalla: «Leggendo la proposta sul sito della Pastorale Giovanile Diocesana, mi solo lasciata interrogare se “poteva fare per me”, anche in questo momento della mia vita in cui gli studi universitari comunque richiedono impegno. Mi sembrava prioritario e significativo poter “rimettere in gioco il tempo” per scoprire il dono e il valore della condivisione e della gratuità… e così ho scelto di partecipare».

QUESTO AVVIO DELL’ESPERIENZA, DA COSA È CARATTERIZZATO?
Gabri: «L’inizio dell’esperienza è stato un momento dove il tema delle relazioni è subito emerso. Mettersi in ascolto delle varie forme di povertà, iniziare a conoscere il territorio per comprendere le realtà di servizio, mettersi in gioco con piccoli lavori… sono alcuni aspetti che chiedono di “imparare a fidarsi” nell’essere collaboratori, nell’essere parte di un gruppo senza per forza considerarsi gli unici protagonisti».

Lalla: «Certamente essere i primi partecipanti ha chiesto anche di progettare e caratterizzare i luoghi in cui stiamo abitando. La vita comune, proprio perché vissuta nell’ordinario, chiede sia un adattamento degli spazi a sé che un adattamento di sé agli spazi. C’è un piccolo racconto che ha introdotto l’esperienza, lo riproponiamo perché è stato di aiuto per cogliere una possibile prospettiva significativa con la quale “entrare” nei luoghi (sia nella casa sia nelle realtà di servizio): “Arrivato all’inizio della notte in un vecchio ostello, il Viandante trova spazio in una stanza al piano interrato. Entrando sente il bisogno di rendere l’ambiente più ospitale possibile, sistemando nel migliore dei modi due vecchie candele su una mensola traballante, ordinando le sedie attorno al piccolo tavolo e riposizionando il letto al centro della parete. Se avesse rifiutato quell’ambiente non avrebbe mai potuto cercare di migliorarlo: non si potenzia ciò che si rifiuta. Al temine del lavoro, il Viandante ha la percezione che quanto fatto rimandi alla sua vita quotidiana: la propria crescita passa necessariamente anche attraverso l’accoglienza di sé”.
In questo primo tempo, è stato significativo anche il ripensare alle relazioni con le nostre famiglie e trovare dei momenti condivisi qui a Bellinzago, così da condividere alcuni frammenti di questa nostra esperienza».

QUALI MOMENTI E QUALI SERIVIZI AVETE INIZIATO A SPERIMENTARE?
Gabri: «Considerando la storia personale, le realtà di lavoro “pratico” mi hanno sempre interessato. In questo mese la realtà del gruppo missionario “Le Formiche” di Melzo (Campo dei sogni, Traslochi e altri piccoli servizi) è occasione per ripensare al senso del “fare”. Da questo punto di vista anche i momenti di riflessione e di preghiera al termine della giornata sono tempi preziosi».

Lalla: «Per me, l’esperienza di servizio è più orientata al prendermi cura della realtà che ci ospita. Ad esempio i lavori per rendere accogliente l’orto didattico per i bambini della scuola dell’infanzia (il tema dell’educazione inclusiva e il cogliere nuove forme di povertà anche culturale sono aspetti che, anche nel mio passato, hanno orientato il servizio in oratorio), il dare supporto per l’organizzazione dei mercatini con le realtà di solidarietà, i servizi per i più bisognosi seguiti dalle Caritas locali, il promuovere esperienze artistiche con persone che stanno vivendo momenti di difficoltà. Considero anche, come esperienza di servizio, il raccogliere testi e testimonianze brevi per i momenti di riflessione sul tema della carità e della vita comune; materiali che poi condividiamo anche con “fratelli e sorelle maggiori” (giovani adulti che ci accompagnano all’interno dell’esperienza). Mi piace anche ricordare alcuni momenti di preghiera del vespro con le suore della “Fraternità Cana” a Pozzuolo Martesana: nella loro semplicità rappresentano un tempo dove sperimentare come preghiera e vita siano strettamente legati».

QUALI ASPETTATIVE PER I PROSSIMI MESI?
Gabri: «Ci piacerebbe certamente condividere anche con altri giovani questa esperienza, ed è per questo che dal prossimo mese di gennaio stiamo pensando ad alcuni incontri di confronto e formazione, aperti ai giovani del territorio che hanno come titolo: “Tempo: tra Chronos e Kairos. Minuti e Momenti”.

Lalla: «Potremmo forse chiamarle più attese, perché davvero stiamo sperimentando quanto la quotidianità sia occasione per scoprire e scoprirci: scoprire che le situazioni (anche di povertà) sono occasioni per incontrare gli altri ed anche un po’ scoprirci (uno scoprire noi stessi). Stiamo scoprendo come il tema dell’abitare (è anche per questo che abbiamo scelto OIKOS come nome dell’esperienza che indica la casa ma richiama anche una dimensione famigliare e sociale) sia davvero significativo, anche in un tempo come quello dell’Avvento che ci aiuta a cogliere come Dio ha scelto di venire ad abitare in mezzo a noi… Buon Natale!».

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