Massimo Venturiello e Tosca (nome d’arte di Tiziana Tosca Donati) hanno scelto di misurarsi sul palcoscenico con un’opera-culto del grande schermo. Fino al 31 maggio, infatti, sono al Manzoni di Milano con La strada, dramma con musiche tratto dal capolavoro cinematografico di Federico Fellini, premio Oscar nel 1956. Un testo di una poeticità e sensibilità uniche, che a distanza di cinquant’anni continua a far riflettere su un mondo, quello dell’emarginazione, spesso ignorato.
Per sé Venturiello, che della pièce è anche regista e autore delle canzoni, si è scelto il ruolo di Zampanò, mentre Tosca, sua compagna sul palcoscenico e nella vita, è Gelsomina. Al cinema i due ruoli furono rispettivamente di Anthony Quinn e Giulietta Masina. Zampanò e Gelsomina stanno ai margini della società contadina degli anni Cinquanta: l’uno rozzo saltimbanco, capace solo di esibirsi in improbabili prove di forza, l’altra disarmante nella sua ingenuità; entrambi quasi inadatti ad affrontare la difficile strada della vita.
«Lo spettacolo parte dal film di Fellini, ma non è una riproduzione fedele – spiega Venturiello -. Se la pellicola nasceva dall’intelletto e dalla visionarietà geniale del regista, la nostra pièce, che si avvale della sceneggiatura originale di Tullio Pinelli e Bernardino Zapponi, nasce dal desiderio di raccontare con passione un’umanità degradata, marginale e cinica, e in modo particolare il difficile rapporto tra Gelsomina e Zampanò, la loro incapacità di comunicare».
«Chi ha visto il film, nei primi venti minuti rimane sbigottito – interviene Tosca -, perché si aspetta il caschetto biondo della Masina e invece la mia Gelsomina ha una parrucca nera, è brutta e segnata dalla fame. Ho mantenuto l’anima della protagonista del film, ma esteriormente l’ho resa più terrena: una ragazza infantile, ingenua». Così è ancora più forte il contrasto tra la sua vita pura e quella di Zampanò, che si lascia scivolare via l’esistenza per accorgersi solo alla fine, con la morte di Gelsomina, che a contare sono le persone e i sentimenti.
Per la critica La strada fu “il film del silenzio”. Tra i due protagonisti, infatti, non c’è dialogo, ma solo una serie infinita di domande e risposte mancate. «Però non è un silenzio che annoia – spiega il regista -, perché costringe a un ascolto al quale non siamo abituati, racconta tante cose. Se al cinema poteva essere reso semplicemente con dei primi piani, in teatro ci siamo aiutati con la musica».
L’adattamento si avvale delle musiche originali di Germano Mazzocchetti e poi ci sono canzoni nuove scritte dallo stesso Venturiello con Nicola Fano e la collaborazione di Tosca, cantante scoperta da Renzo Arbore con un curriculum di tutto rispetto: ha inciso dischi con Lucio Dalla, Renato Zero, Cocciante e ha partecipato due volte a Sanremo, l’ultima proprio in coppia con Venturiello.
«Ogni personaggio ha un suo carattere anche musicale – aggiunge -, così la mia Gelsomina canta da “ritardata”. Dò l’idea di non cantare bene, di stonare ed è vero, ma è tutto voluto». Tosca confessa che il ruolo di Gelsomina è molto impegnativo, ma a ogni replica la ripaga di emozioni, le stesse che prova il pubblico, «perché La strada di cui parla Fellini è dietro l’angolo di casa nostra, magari sotto un ponte o dietro una stazione». Una favola dolorosa, ma sempre attuale, che con leggerezza riesce a scuotere l’attenzione. Massimo Venturiello e Tosca (nome d’arte di Tiziana Tosca Donati) hanno scelto di misurarsi sul palcoscenico con un’opera-culto del grande schermo. Fino al 31 maggio, infatti, sono al Manzoni di Milano con La strada, dramma con musiche tratto dal capolavoro cinematografico di Federico Fellini, premio Oscar nel 1956. Un testo di una poeticità e sensibilità uniche, che a distanza di cinquant’anni continua a far riflettere su un mondo, quello dell’emarginazione, spesso ignorato.Per sé Venturiello, che della pièce è anche regista e autore delle canzoni, si è scelto il ruolo di Zampanò, mentre Tosca, sua compagna sul palcoscenico e nella vita, è Gelsomina. Al cinema i due ruoli furono rispettivamente di Anthony Quinn e Giulietta Masina. Zampanò e Gelsomina stanno ai margini della società contadina degli anni Cinquanta: l’uno rozzo saltimbanco, capace solo di esibirsi in improbabili prove di forza, l’altra disarmante nella sua ingenuità; entrambi quasi inadatti ad affrontare la difficile strada della vita.«Lo spettacolo parte dal film di Fellini, ma non è una riproduzione fedele – spiega Venturiello -. Se la pellicola nasceva dall’intelletto e dalla visionarietà geniale del regista, la nostra pièce, che si avvale della sceneggiatura originale di Tullio Pinelli e Bernardino Zapponi, nasce dal desiderio di raccontare con passione un’umanità degradata, marginale e cinica, e in modo particolare il difficile rapporto tra Gelsomina e Zampanò, la loro incapacità di comunicare».«Chi ha visto il film, nei primi venti minuti rimane sbigottito – interviene Tosca -, perché si aspetta il caschetto biondo della Masina e invece la mia Gelsomina ha una parrucca nera, è brutta e segnata dalla fame. Ho mantenuto l’anima della protagonista del film, ma esteriormente l’ho resa più terrena: una ragazza infantile, ingenua». Così è ancora più forte il contrasto tra la sua vita pura e quella di Zampanò, che si lascia scivolare via l’esistenza per accorgersi solo alla fine, con la morte di Gelsomina, che a contare sono le persone e i sentimenti.Per la critica La strada fu “il film del silenzio”. Tra i due protagonisti, infatti, non c’è dialogo, ma solo una serie infinita di domande e risposte mancate. «Però non è un silenzio che annoia – spiega il regista -, perché costringe a un ascolto al quale non siamo abituati, racconta tante cose. Se al cinema poteva essere reso semplicemente con dei primi piani, in teatro ci siamo aiutati con la musica».L’adattamento si avvale delle musiche originali di Germano Mazzocchetti e poi ci sono canzoni nuove scritte dallo stesso Venturiello con Nicola Fano e la collaborazione di Tosca, cantante scoperta da Renzo Arbore con un curriculum di tutto rispetto: ha inciso dischi con Lucio Dalla, Renato Zero, Cocciante e ha partecipato due volte a Sanremo, l’ultima proprio in coppia con Venturiello.«Ogni personaggio ha un suo carattere anche musicale – aggiunge -, così la mia Gelsomina canta da “ritardata”. Dò l’idea di non cantare bene, di stonare ed è vero, ma è tutto voluto». Tosca confessa che il ruolo di Gelsomina è molto impegnativo, ma a ogni replica la ripaga di emozioni, le stesse che prova il pubblico, «perché La strada di cui parla Fellini è dietro l’angolo di casa nostra, magari sotto un ponte o dietro una stazione». Una favola dolorosa, ma sempre attuale, che con leggerezza riesce a scuotere l’attenzione. Il calendario – Al Teatro Manzoni fino al 30 maggio (feriali h 20.45, domenica h 15.30)
In scena
“La strada” da Fellini alle emozioni del teatro
Il capolavoro cinematografico con Anthony Quinn e Giulietta Masina rivive sul palcoscenico del Manzoni grazie a Massimo Venturiello e Tosca
di Ylenia SPINELLI Redazione
18 Maggio 2010