A partire da lunedì 21 ottobre, alle 19 al Bistrò del Tempo Ritrovato (via Foppa 4, Milano), il professor Enrico Reggiani – professore associato di Lingua e letteratura Inglese presso la Facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – parlerà di William Shakespeare da un punto di vista insolito, quello economico. In programma un incontro al mese, sempre il lunedì e sempre alle 19.
Come sono i rapporti tra la letteratura (in) inglese e l’economia?
Ottimi, fin dalle sue origini: lo testimoniano Geoffrey Chaucer, William Shakespeare, John Milton, Alexander Pope, Daniel Defoe, Samuel Johnson, Walter Scott, Jane Austen, Samuel T. Coleridge, Charles Dickens, George Eliot, Robert Browning, Oscar Wilde, Wystan Hugh Auden, ecc…- per fare solo alcuni dei nomi più rappresentativi. Sono sufficienti?
Di quale economia parla la letteratura (in) inglese?
Ogni esperienza economica – reale, verosimile o immaginaria – interessa alla letteratura (in) inglese che da sempre se ne occupa, spesso senza che i lettori ne siano pienamente consapevoli: il lavoro e l’impresa; il denaro e il suo rapporto con la terra; il commercio e il latifondo; la “scienza triste” e la cosiddetta economics of the imagination, ecc
Perché Shakespeare?
Perché Shakespeare è Shakespeare anche nell’ambito dei rapporti tra la letteratura (in) inglese e l’economia: acuto osservatore, raffinatissimo interprete e sagace protagonista del suo tempo; saldamente radicato nella storia di chi lo ha preceduto; lungimirante perché capace di scrutare il cuore dell’uomo; insomma, Shakespeare. Tanto più significativo in questi nostri anni difficili, mentre all’orizzonte si affacciano le celebrazioni shakespeariane 2014-2016…