Link: https://www.chiesadimilano.it/news/sport-sport/il-capolavoro-di-sara-38411.html
Sirio dal 17 al 23 novembre 2025
Radio Marconi cultura
Share

Tennis

Il capolavoro di Sara

La grande lezione della piccola azzurra al Roland Garros di Parigi

di Leo GABBI

11 Giugno 2012

Dopo i due anni da sogno della Schiavone, il piccolo-grande capolavoro di Sara Errani al Rolland Garros ci fa capire che l’Italia del tennis continua a essere protagonista sui campi di tutto il mondo. Se alle prodezze della ragazza bolognese aggiungiamo poi l’impresa sfiorata da Andreas Seppi, che ha costretto il numero uno del mondo Djokovic a una maratona per evitare una clamorosa eliminazione anticipata, possiamo ben dire che anche in campo maschile la riscossa è cominciata. Ne sapremo di più probabilmente in autunno, quando a metà settembre a Napoli gli azzurri ospiteranno il Cile nello spareggio per restare tra le “grandi” della Coppa Davis.

Grandi, invece, le ragazze lo sono già, e anche se la coppia regina Pennetta-Schiavone fa segnare qualche appannamento, ci pensa la Errani a farci sognare. Dopo l’impresa nei quarti contro la tedesca Kerber, Sara ha subito dedicato la vittoria a chi sta soffrendo per il terremoto, nella sua terra, quell’Emilia generosa e fiera che le ha dato modo di crescere e di presentarsi sulla terra rossa parigina.

Una supremazia, quella delle azzurre, confermata a Parigi anche nel doppio, che ha visto la Errani duettare magnificamente con Roberta Vinci. Una coppia che finalmente ha trionfato in uno Slam e che oggi non ha uguali al mondo: ci ricorda i tempi della grandeur maschile targata Panatta-Bertolucci. Vinci-Errani hanno confermato anche al Rolland Garros quella striscia vincente che aveva permesso loro di trionfare a Monterrey, Acapulco, Barcellona, Madrid e Roma.

Battendo in semifinale di singolo l’australiana Stosur (dalla quale aveva sempre perso), Errani ha raggiunto due finali in due giorni, capolavoro che non era mai riuscito a nessuno dei nostri in un torneo del Grande Slam. Non fa niente che poi sia caduta davanti a un monumento del tennis come la Sharapova in finale: la sua è stata comunque una grande impresa, che le vale l’ingresso nella top ten del ranking mondiale.

Quella della piccola emiliana è una storia semplice, di una ragazza genuina cresciuta all’ombra delle due compagne più famose (Pennetta-Schiavone), ma che ha avuto sempre la costanza di migliorarsi, game dopo game. «Sono qui perché sono testarda», ha affermato al termine della semifinale quella che dai parigini è già stata ribattezzata “mademoiselle Sara”. Grinta e lucidità, quindi, ma anche capacità tecniche, con quelle improvvise accelerazioni, palle cariche di top spin e l’uso di tante palle corte, variabile ormai rara nel tennis moderno, tutto muscoli e bordate da fondo campo.

Alla fine dell’incontro le lacrime di commozione accomunavano lei in campo e il papà in tribuna sotto gli occhi del suo coach Pablo Lozano che, quando era ancora una perfetta sconosciuta, seppe predirle un futuro radioso a una condizione: «Puoi diventare grande anche se sei piccola di statura, ma devi vivere di pane e tennis, anzi di tennis e tennis». Promessa mantenuta, risultato raggiunto. E accanto all’aspetto tecnico è cresciuto, partita dopo partita, anche quello psicologico: «Non credevo abbastanza in me, adesso sono cambiata», ripeteva nei giorni scorsi la tennista emiliana. E ora “buona fortuna” per Wimbledon.