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Economia

Venditori abusivi, impazza il mercato dei falsi

Parla il capitano del nucleo operativo del Comando provinciale di Milano della Fiamme Gialle: «La merce in gran parte è importata. Gli italiani producono pezzi più "rari". Ma il centro dello smercio è Chinatown»

di Lorenzo BAGNOLI Redazione

27 Luglio 2010

«Perché le attività commerciali cinesi continuano a moltiplicarsi in città?». Se lo domanda il capitano del nucleo operativo del Comando provinciale di Milano della Guardia di Finanza, Enrico Mancini. Da cinque anni in città, il militare mette in rilievo una caratteristica del capoluogo lombardo: «È una città dove conta apparire, dove gli status symbol sono importanti. E questo favorisce il mercato dei falsi».
In città, dall’inizio del 2010, il nucleo operativo ha effettuato 52 operazioni di servizio a tutela dei marchi di fabbrica, denunciato 41 persone e sequestrato 15 milioni di prodotti irregolari. Dal 25 marzo, data in cui sono entrate in vigore le ordinanze comunali su via Padova, via Imbonati e via Sarpi che – tra le altre cose – limitano gli orari degli esercizi commerciali, alle Fiamme Gialle è stato chiesto un ulteriore sforzo per presidiare le strade: «In questi casi siamo in divisa, per renderci riconoscibili e aumentare la percezione di sicurezza».
Un modello che, secondo Palazzo Marino, ha funzionato, tanto che il vicesindaco Riccardo De Corato lo ha prorogato fino al 16 ottobre in via Padova e fino al 31 gennaio 2011 in via Sarpi. In più, verrà “esportato” anche in piazzale Corvetto. «Non è un dato quantificabile perché non si contano i mancati reati. Conta la percezione, la risposta dei cittadini», aggiunge il colonnello Nicola Deodato, a capo della caserma di via Valtellina.
Eppure, secondo il capitano Mancini, la presenza degli abusivi non accenna a diminuire. Durante l’Operazione Flash, l’ultima in ordine di tempo effettuata dalle Fiamme Gialle, gli articoli sequestrati sono stati circa 10 milioni, stipati in magazzini nella zona di via Paolo Sarpi. Giocattoli, computer, occhiali, cddvd e altro per un valore commerciale stimato di 50 milioni di euro. «La merce in gran parte è importata – spiega il capitano -. Gli italiani producono pezzi più “rari”. Ma il centro fondamentale dello smercio è Chinatown». «Perché le attività commerciali cinesi continuano a moltiplicarsi in città?». Se lo domanda il capitano del nucleo operativo del Comando provinciale di Milano della Guardia di Finanza, Enrico Mancini. Da cinque anni in città, il militare mette in rilievo una caratteristica del capoluogo lombardo: «È una città dove conta apparire, dove gli status symbol sono importanti. E questo favorisce il mercato dei falsi».In città, dall’inizio del 2010, il nucleo operativo ha effettuato 52 operazioni di servizio a tutela dei marchi di fabbrica, denunciato 41 persone e sequestrato 15 milioni di prodotti irregolari. Dal 25 marzo, data in cui sono entrate in vigore le ordinanze comunali su via Padova, via Imbonati e via Sarpi che – tra le altre cose – limitano gli orari degli esercizi commerciali, alle Fiamme Gialle è stato chiesto un ulteriore sforzo per presidiare le strade: «In questi casi siamo in divisa, per renderci riconoscibili e aumentare la percezione di sicurezza».Un modello che, secondo Palazzo Marino, ha funzionato, tanto che il vicesindaco Riccardo De Corato lo ha prorogato fino al 16 ottobre in via Padova e fino al 31 gennaio 2011 in via Sarpi. In più, verrà “esportato” anche in piazzale Corvetto. «Non è un dato quantificabile perché non si contano i mancati reati. Conta la percezione, la risposta dei cittadini», aggiunge il colonnello Nicola Deodato, a capo della caserma di via Valtellina.Eppure, secondo il capitano Mancini, la presenza degli abusivi non accenna a diminuire. Durante l’Operazione Flash, l’ultima in ordine di tempo effettuata dalle Fiamme Gialle, gli articoli sequestrati sono stati circa 10 milioni, stipati in magazzini nella zona di via Paolo Sarpi. Giocattoli, computer, occhiali, cddvd e altro per un valore commerciale stimato di 50 milioni di euro. «La merce in gran parte è importata – spiega il capitano -. Gli italiani producono pezzi più “rari”. Ma il centro fondamentale dello smercio è Chinatown».