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Emergenza abitativa

Caro-affitti, meglio coabitare

Davanti a locazioni ingenti, studenti e lavoratori studiano alternative per dividere i costi. Il problema riguarda anche i negozi e il Comune si attiva per aiutare quelli "storici"

Cristina CONTI Redazione

4 Settembre 2009

Affitti sempre più cari. In tempo di crisi, studenti, lavoratori e negozianti sono in difficoltà perché il costo delle locazioni è troppo alto. E si cerca di correre ai ripari. Secondo uno studio diffuso dal portale Immobiliare.it, a Milano per un posto-letto si spendono in media 503 euro, contro i 480 di Roma e i 422 di Firenze. Mentre per l’acquisto di un monolocale il capoluogo lombardo è al secondo posto dopo Venezia, con una media di 815 euro, seguito da Roma con 755, Firenze 710 euro, Torino con 570 e Genova con 490.
Aumenta così il numero di coloro che scelgono la coabitazione per dividere i costi. Un fenomeno che coinvolge oggi anche i lavoratori, non solo gli studenti universitari. «In questi tempi di crisi poter dividere le spese condominiali e le bollette non è cosa da poco e questa soluzione abitativa consente un risparmio medio di 300 euro», spiega Carlo Giordano, amministratore delegato del gruppo Immobiliare.it
Ma il problema riguarda anche i negozi. Troppe spese, pochi clienti e alta concorrenza della grande distribuzione. Dopo la chiusura della libreria di Porta Romana e di quella di via Rugabella, altre sei botteghe storiche sono in difficoltà: la ferramenta Collini in Corso Buenos Aires, il negozio di abbigliamento scozzese Walter in corso Italia, la cartoleria De Magistris e le Specialità dolciarie di Battimeli in via Meravigli, la Premiata Pescheria Spadari in via Spadari e la libreria Bocca in Galleria. Per aiutare questi esercizi e altri 213 aperti a Milano da almeno 25-30 anni, il Comune sta predisponendo un bando che prevede un contributo a fondo perduto con un voucher di 5000 euro a sostegno dell’affitto. «Non è che il primo passo, ma il problema va affrontato alla radice», ha annunciato l’assessore alle Attività Produttive, Giovanni Terzi.
Un segnale positivo dopo l’sos inviato a maggio all’amministrazione comunale da parte dell’Unione del Commercio. «Noi crediamo che il negozio storico possa essere sostenuto da una serie di interventi: a cominciare, per i casi più difficili, dalla possibilità di individuare proprietà pubbliche di uguale pregio da proporre come sedi alternative – precisa il presidente Carlo Sangalli -. Ma si possono studiare anche soluzioni di affitti calmierati e ipotesi di modelli di vincolo e di destinazione d’uso». E aggiunge la proposta di azzerare, o comunque ridurre fortemente, i contributi locali per questi esercizi, così da premettere ai negozianti di sostenere i costi di apertura. Affitti sempre più cari. In tempo di crisi, studenti, lavoratori e negozianti sono in difficoltà perché il costo delle locazioni è troppo alto. E si cerca di correre ai ripari. Secondo uno studio diffuso dal portale Immobiliare.it, a Milano per un posto-letto si spendono in media 503 euro, contro i 480 di Roma e i 422 di Firenze. Mentre per l’acquisto di un monolocale il capoluogo lombardo è al secondo posto dopo Venezia, con una media di 815 euro, seguito da Roma con 755, Firenze 710 euro, Torino con 570 e Genova con 490.Aumenta così il numero di coloro che scelgono la coabitazione per dividere i costi. Un fenomeno che coinvolge oggi anche i lavoratori, non solo gli studenti universitari. «In questi tempi di crisi poter dividere le spese condominiali e le bollette non è cosa da poco e questa soluzione abitativa consente un risparmio medio di 300 euro», spiega Carlo Giordano, amministratore delegato del gruppo Immobiliare.itMa il problema riguarda anche i negozi. Troppe spese, pochi clienti e alta concorrenza della grande distribuzione. Dopo la chiusura della libreria di Porta Romana e di quella di via Rugabella, altre sei botteghe storiche sono in difficoltà: la ferramenta Collini in Corso Buenos Aires, il negozio di abbigliamento scozzese Walter in corso Italia, la cartoleria De Magistris e le Specialità dolciarie di Battimeli in via Meravigli, la Premiata Pescheria Spadari in via Spadari e la libreria Bocca in Galleria. Per aiutare questi esercizi e altri 213 aperti a Milano da almeno 25-30 anni, il Comune sta predisponendo un bando che prevede un contributo a fondo perduto con un voucher di 5000 euro a sostegno dell’affitto. «Non è che il primo passo, ma il problema va affrontato alla radice», ha annunciato l’assessore alle Attività Produttive, Giovanni Terzi.Un segnale positivo dopo l’sos inviato a maggio all’amministrazione comunale da parte dell’Unione del Commercio. «Noi crediamo che il negozio storico possa essere sostenuto da una serie di interventi: a cominciare, per i casi più difficili, dalla possibilità di individuare proprietà pubbliche di uguale pregio da proporre come sedi alternative – precisa il presidente Carlo Sangalli -. Ma si possono studiare anche soluzioni di affitti calmierati e ipotesi di modelli di vincolo e di destinazione d’uso». E aggiunge la proposta di azzerare, o comunque ridurre fortemente, i contributi locali per questi esercizi, così da premettere ai negozianti di sostenere i costi di apertura.