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Writers, basta trasgressioni

Accordo tra il Comune di Milano e gli artisti di strada per porre termine ai graffiti fuorilegge. Finito il tempo dei blitz notturni, d'ora in poi i graffitari saranno testimonial

24 Settembre 2008

26/09/2008

di Cristina CONTI

Stop al degrado. Il Comune di Milano dichiara guerra ai graffiti illegali e arriva a un accordo con i writer: «Sviluppare progetti legali e condivisi per rendere la città più bella». Il comitato dei saggi voluto da Letizia Moratti per esprimere un parere definitivo sulla situazione dell’arte di strada a Milano ha deciso che saranno consentiti d’ora in poi solo progetti su commissione pensati per la città.

«La parola d’ordine è dimenticare il passato. D’ora in poi gli artisti saranno esempio e testimonial: è finita l’epoca trasgressiva», dice Gisella Borioli, saggia per l’arte contemporanea e inserita nel comitato per la cultura.

E così i graffittari di Milano non si nascondono più. È finito il tempo dei blitz notturni nelle stazioni della metropolitana, sui mezzi pubblici e nelle vie cittadine. Vanno nelle Gallerie e in giro per la città per mappare e dipingere muri ciechi, fabbriche, ponti e acquedotti che ingrigiscono la città. Con un grosso guadagno per i cittadini.

Lo scorso anno si sono spesi 2,5 milioni in riparazioni e sostituzioni di finestrini e seggiolini dei mezzi assaltati. Altri 800 mila euro per il contratto di pulizia anti-graffito, garantito 24 ore su 24 nelle stazioni dei metrò. Mentre 2,5 milioni sono stati spesi per i vetri incisi dai graffitari che non si sono limitati alla bomboletta e hanno usato punte di diamante per disegnare sui vetri.

«È ora di iniziare a distinguere gli imbrattatori dagli artisti. I vandali vanno presi e puniti, ma gli artisti no, il loro lavoro dev’essere ammesso e regolato. Per loro il muro è un mezzo di comunicazione, vale una mostra. Dobbiamo avere più coraggio e valorizzare le nostre avanguardie», sottolinea la Borioli. I writers milanesi, infatti, sono spesso ospiti di eventi italiani e internazionali. Gli ultimi addirittura a Cuba, Roma, Sicilia e Libano. Insomma, non lasciarli liberi di esprimersi potrebbe essere un’occasione mancata.

Tra gli autori di graffiti, infatti, c’è anche chi ha frequentato corso di fama, come Ozmo che si è laureato all’Accademia: «Se coltiviamo il lato sociale e culturale del fenomeno potrebbe essere di stimolo per tutti», commenta. Gli spazi legali, dunque, potrebbero essere un luogo privilegiato per rappresentare la società urbana di oggi e per lavorare in dialogo con i cittadini.

«Sono per il reciproco riconoscimento. Artisti e istituzioni. Basta con le posizioni elettoralistiche», aggiunge Pao, un altro writer milanese che ha saputo trasformare dei panettoni segna-sosta di cemento in colorati pinguini polari.