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Polemiche sul kit antidroga

Dopo l'esperienza in zona 6, sarà distribuito in tutta Milano. Perplessità sul rischio che venga meno il rapporto di fiducia tra genitori e figli

5 Giugno 2008

07/02/2008

di Cristina CONTI

A Milano sono quarantamila le famiglie con ragazzi tra i 13 e i 16 anni che riceveranno il coupon per ritirare il test antidroga. «Dopo l’esperienza della zona 6 abbiamo deciso di distribuire il kit in tutta la città», ha spiegato l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna, che ha sostituito Carla De Albertis. Una decisione che ha scatenato numerose polemiche, sia da parte dell’opposizione che della stessa De Albertis, che spera anche in nuove proposte: «Mi auguro che l’iniziativa del neoassessore possa andare oltre a ciò che era già stato fatto in precedenza», ha replicato.

L’analisi funziona come un test di gravidanza e non è in alcun modo invasiva. Ma i dubbi sono tanti. Innanzitutto il venir meno del rapporto di fiducia tra genitori e figli. «Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Tutti gli esperti del settore giudicano il kit una misura inefficace. Mi sembra solo facile propaganda», precisa Maurizio Baruffi, consigliere comunale dei Verdi.

E’ poi importante che la verifica sull’uso o meno di droga sia affidata al dialogo, vero fulcro della vita familiare, e non ai test clinici. «Negli ultimi dieci anni, invece, alla base del problema ci sono il capriccio e la mancanza di educazione familiare. L’assenza di motivazioni e l’eccessivo benessere rendono i ragazzi svogliati, pronti a lasciarsi andare facilmente di fronte alle difficoltà della vita. Ai ragazzi spesso manca una guida, qualcuno con cui confrontarsi, parlando di valori e di priorità», spiega don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus.

Un fattore determinante è poi la grande quantità di tempo libero a disposizione nella società contemporanea: la flessibilità e il prolungamento della scuola concentrano le attività lavorative in una sola parte della giornata, lasciando ai giovani molte ore vuote, da impiegare. «Una volta esistevano i gruppi d’ispirazione ecclesiale, politica, culturale: erano animati da ideali forti e i giovani che vi aderivano si impegnavano per il bene della società», aggiunge don Mazzi.

La campagna dell’assessore va anche oltre. A breve ci sarà pubblicità nelle scuole e nelle discoteche e un opuscolo informativo che verrà allegato a un quotidiano. «Come padre mi sembra fondamentale aprire un dibattito su questo tema», ha sottolineato Landi di Chiavenna.