«Stop talking, start planting»: letteralmente, «Basta parlare, iniziamo a piantare». È il messaggio semplice, ma efficace, che Felix Finkbeiner, ragazzino tedesco di 13 anni, ha portato al IX Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura “People building the future – Media, democrazia e sostenibilità” (Cuneo, Saluzzo, Alba, 19-22 ottobre), organizzato dall’associazione Greenaccord.
Felix, piccolo e magro, ma con uno sguardo vivace e sempre in movimento, ha incontrato prima i cento giornalisti di 40 Paesi diversi presenti al Forum e poi circa 350 studenti delle “medie”. A tutti ha presentato l’iniziativa “Plant for the planet” che ha lanciato nel 2007 nella sua scuola, e che lo ha portato, con tanti altri bambini, a piantare alberi in tutto il mondo, compreso il territorio del Comune di Cuneo. «Molti adulti, quando parlano del futuro, hanno una prospettiva lunga, di 30 o 40 anni – ha detto Felix -, ma questo significa ipotecare la vita dei giovani di oggi, perché tra 10 o 20 anni per noi potrebbe essere troppo tardi. È ora di passare dalle parole ai fatti: noi ragazzi abbiamo capito che dobbiamo prendere il futuro nelle nostre mani».
Per il giovane, che è stato invitato a parlare all’Onu e che incontrerà a novembre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, impegnarsi per la “sostenibilità” e il cambiamento è raggiungere un obiettivo ben preciso: piantare un trilione di alberi entro i prossimi 10 anni, perché le piante sono capaci di assorbire milioni di tonnellate di anidride carbonica. «È un obiettivo possibile – ha sostenuto il ragazzo – perché, per esempio, nel solo 2009 in Cina sono stati piantati 2,7 milioni di alberi. Sulla terra c’è spazio sufficiente per tutto questo verde». Il giovane tedesco ha creato anche una rete internazionale di “Accademie” dove ai ragazzi viene insegnato come entrare in azione nei loro Paesi, cominciando dalla scuola, per cambiare il mondo (info: www.plant-for-the-planet.org).
Applicare l’“Agenda 21”
Per il direttore scientifico dell’associazione Greenaccord, Andrea Masullo, «Felix è un esempio molto importante: primo perché è molto giovane, e poi perché si colloca all’interno di quei movimenti che un po’ in tutto il mondo dimostrano di non fidarsi più delle ricette proposte dagli organismi ufficiali, siano economici, finanziari o politici». Nei giorni del Forum si è molto discusso e riflettuto sulla crisi finanziaria «che – dice Masullo – è solo la punta dell’iceberg sotto la quale ci sono la crisi economica e la crisi ecologica, che dipende dalla scarsità e dall’esaurimento delle risorse fondamentali sulle quali si basa l’attuale modello economico. Senza essere troppo teorici, basti pensare alla situazione del Corno d’Africa: la desertificazione, accelerata dal cambiamento climatico, sta provocando tragedie di cui troppo poco si parla». Per questo «è necessario che il cittadino sia bene informato sulla reale essenza di crisi: è importante il ruolo dei media, in modo che il politico riceva dal basso la spinta a prendere decisioni diverse, per operare gli opportuni cambiamenti. Un sistema democratico basato su una delega in bianco, come quello attuale, non va più bene, perché, oltretutto, occorre guardare a orizzonti decennali o pluridecennali che superano la durata media di un mandato politico».
Masullo ci tiene a sottolineare che non si tratta di una «rivoluzione», ma di «applicare decisioni già prese, come l’Agenda 21, una risoluzione deliberata dai governi alla conferenza di Rio de Janeiro di 20 anni fa, che prevedeva l’avvio di procedure di consultazione larga con tutti i portatori d’interesse per le scelte che vengono effettuate sul territorio».
Una radio per l’Africa
Il Forum si è concluso con il conferimento del Greenaccord International media award, che quest’anno è andato ad “Africa1”, l’unica radio panafricana di lingua francese che raggiunge circa 20 milioni di persone (www.africa1.com). La radio è particolarmente impegnata a fare informazione sulla desertificazione e a sensibilizzare gli africani a proteggere il verde e l’acqua. Il premio è stato ritirato da Guy Kalenda, che ha ricordato come «il deserto del Sahara si sta allargando sempre di più e un grandissimo fiume con il Niger si sta prosciugando; il lago Ciad, intorno al quale vivono circa 20 milioni di persone, in dieci anni ha perso più del 10% della propria superficie».
Nuovi media, vecchi metodi
I giornalisti presenti, che hanno animato i vari workshop, hanno prodotto un documento programmatico che verrà proposto a livello internazionale. Nel testo si legge che «nell’interpretazione di fatti ed eventi fra il breve e il lungo termine nel conflitto quotidiano fra economia ed ecologia, i giornalisti hanno un ruolo chiave nel creare un nuovo orizzonte culturale che aiuti e orienti l’opinione pubblica a capire cosa succede nella società e come si può creare vero progresso: agire e reagire».
In quest’ottica «i nuovi media sono importantissimi, ma non sono la soluzione di tutti i problemi. Come al solito, quello che conta è la conoscenza specifica dell’argomento di cui si informa, la capacità di indagare a fondo i fatti e anche la volontà di adottare un linguaggio facile per spiegare con chiarezza problemi complessi a un pubblico vasto». Fondamentale, infine, «creare un network» per condividere tra colleghi «informazioni senza censura e senza superficialità», ovvero «il valore che promuove da sempre Greenaccord, fornendo ai comunicatori gli strumenti per farlo». Anche la Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici, ha partecipato al Forum con un proprio rappresentante ed è impegnata da tempo in questa specifica informazione, a partire dalla realtà del territorio.