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Estate

Il messaggio del Cardinale: «Il turismo come lavoro»

Tettamanzi scrive in particolare a chi è impegnato in questo settore. «Ma è un testo per tutti», spiega l’incaricato della Cel, don Massimo Pavanello

23 Giugno 2011

Non basta accogliere. Bisogna farlo con benevolenza. E per tre giorni. Cioè con virtù non sporadiche. Sono questi i binari che ha seguito il cardinale Dionigi Tettamanzi per riflettere – come da tradizione, in questo periodo – sul tempo dell’estate nel Messaggio per le vacanze dal titolo “Il turismo come lavoro”.  A don Massimo Pavanello, incaricato regionale per il turismo e il tempo libero della Conferenza Episcopale Lombarda (Cel), abbiamo chiesto qualche riflessione.

Partiamo dal titolo. Il tema non è nuovo per l’Arcivescovo…
In parte è vero. Il cardinale Tettamanzi si è distinto su questo argomento, in particolare con l’aiuto a chi il lavoro ha perso o non ha ancora. In questo caso però segnalo il tono meno “emergenziale” dell’intervento. Egli non dimentica le fatiche che pure in questo ambito ci sono, ma insiste sulle opportunità e sulle caratteristiche specifiche di chi nel turismo lavora. Caratteristiche trasversali che possono/debbono essere condivise non solo dagli addetti ai lavori.

Il messaggio commenta un episodio degli Atti degli Apostoli. Forse che esisteva un’attività turistica già in quel tempo?
La domanda è più pertinente di quanto sembri. Il brano citato dal messaggio racconta di Paolo – apostolo e viaggiatore per eccellenza – che viene accolto da un facoltoso personaggio sull’isola di Malta. Quello dell’accoglienza dei pellegrini, dei missionari e dei viandanti in genere, infatti, è un segno distintivo della presenza di Dio sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. L’Arcivescovo pertanto riflette proprio su questa virtù, che spicca nel lavoro di quanti sono impegnati nel turismo e che riverbera una spiritualità da considerare.

Un testo per tutti, diceva prima. Cosa si suggerisce allora ai turisti o, in generale, a ciascuno per valorizzare l’impegno di chi opera in questo ambito?
L’Arcivescovo si rivolge direttamente ai lavoratori del turismo: ristoratori, dipendenti, liberi professionisti. Non lesina però qualche esemplificazione concreta anche per gli utenti, come quando cita il gesto del dare la mancia e lo commenta. Oppure quando si sofferma sulla riproposizione di quegli atteggiamenti di disponibilità all’accoglienza che saranno sollecitati necessariamente pure dai grandi eventi che l’intera regione vivrà nei prossimi anni. L’Incontro mondiale delle famiglie, la Commemorazione dell’Editto di Costantino e l’Expo porteranno sul territorio, infatti, molte persone da accogliere. Con un’accoglienza professionale senza dubbio, ma anche con uno specifico che la tradizione cristiana conosce e che le Comunità praticano. Un’alleanza tra le due non pare quindi fuori luogo.