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Fondo "Famiglia-Lavoro"

Il precedente del cardinale Schuster

Nel 1931 l'allora Arcivescovo rispose alle sollecitazioni di Papa Ratti: tre nuove chiese per far lavorare

Annamaria BRACCINI Redazione

27 Gennaio 2009

Il 2009 come il 1929, anno nero per eccellenza della crisi economica mondiale? Tutti si augurano che non sia così, ma qualcuno comincia a sospettarlo e a dirlo nemmeno tanto sommessamente. E così può succedere che anche Nova impendet, una delle encicliche meno note di Pio XI, prete ambrosiano e già arcivescovo di Milano, che di carità se ne intendeva, possa essere “letta” con gli occhi di oggi, anche se è stata promulgata nel 1931 e rivolta ai vescovi.
«Parliamo della grave angustia – parole di Papa Ratti – e della crisi finanziaria che incombe sui popoli e porta tutti i Paesi a un continuo e pauroso incremento della disoccupazione». E allora che fare? Pregare, certo, essere vicini specialmente ai piccoli, ai bambini, «le vittime più innocenti di queste tristissime condizioni di cose», ma anche «provvedere alla indigenza di tante misere famiglie», perché – riconosce il Pontefice con un senso di realtà tutto lombardo -, queste stesse non siano «sospinte all’esasperazione».
E poi l’invito, l’auspicio, «per una crociata di pietà e di amore e senza dubbio anche di sacrificio». «Punto di riferimento della carità e della generosità» dovranno essere, quindi, i Pastori delle Chiese locali – «ciascuno di Voi» specifica Ratti, e occorre ricordare che egli si rivolge a tutti i vescovi del mondo -, chiamati a divenire riferimento dei propri fedeli, ma insieme, molto concretamente, «centro delle distribuzioni dei soccorsi da loro offerti». Il 2009 come il 1929, anno nero per eccellenza della crisi economica mondiale? Tutti si augurano che non sia così, ma qualcuno comincia a sospettarlo e a dirlo nemmeno tanto sommessamente. E così può succedere che anche Nova impendet, una delle encicliche meno note di Pio XI, prete ambrosiano e già arcivescovo di Milano, che di carità se ne intendeva, possa essere “letta” con gli occhi di oggi, anche se è stata promulgata nel 1931 e rivolta ai vescovi.«Parliamo della grave angustia – parole di Papa Ratti – e della crisi finanziaria che incombe sui popoli e porta tutti i Paesi a un continuo e pauroso incremento della disoccupazione». E allora che fare? Pregare, certo, essere vicini specialmente ai piccoli, ai bambini, «le vittime più innocenti di queste tristissime condizioni di cose», ma anche «provvedere alla indigenza di tante misere famiglie», perché – riconosce il Pontefice con un senso di realtà tutto lombardo -, queste stesse non siano «sospinte all’esasperazione».E poi l’invito, l’auspicio, «per una crociata di pietà e di amore e senza dubbio anche di sacrificio». «Punto di riferimento della carità e della generosità» dovranno essere, quindi, i Pastori delle Chiese locali – «ciascuno di Voi» specifica Ratti, e occorre ricordare che egli si rivolge a tutti i vescovi del mondo -, chiamati a divenire riferimento dei propri fedeli, ma insieme, molto concretamente, «centro delle distribuzioni dei soccorsi da loro offerti». La lettera dell’Arcivescovo E qui la vicenda diventa per intero milanese e ambrosiana. Infatti il cardinale Schuster, che a Milano è arrivato da due anni, ma che ha già ben compreso la sua gente, raccoglie immediatamente l’appello. Il 2 ottobre è la data dell’enciclica, il 18 dello stesso mese è già pubblica la lettera pastorale a tutto il Venerando Clero e al diletto gregge. Tra una breve analisi delle molteplici ragioni «dell’attuale crisi economica che affligge il mondo intiero», l’industrialismo, il militarismo che ha autorizzato «enormi spese di armamento» e l’individualismo esagerato, seguito da una «frenesia di subiti guadagni», ed esortazioni a una visione alta, cristiana dell’esistenza, Schuster ammette: «Evidentemente così non si può andare innanzi». Ed è «il monaco prestato a Milano» a chiedersi: quali i rimedi?«Il rimedio c’è ed è amico ed efficiente: Dio». Ma perché il messaggio non resti per tanti fedeli un po’ “tiepidi”, solo astratto, scrive sollecitando i benestanti a fare il loro dovere e chiede di organizzare e intensificare la carità cristiana attraverso la San Vincenzo, allora, prima della fondazione della “sua” Charitas, lo strumento privilegiato per il farsi prossimo. Inoltre, per le parrocchie e tutti i credenti, Schuster delinea una triplice crociata «di preghiere, di lavoro, di soccorso». Per «mitigare il flagello della disoccupazione», per seguire l’esempio di chi ha perfino «sospeso il lavoro a macchina, per far lavorare, invece, i poveri braccianti». «La carità è ingegnosa, né si arresta a un’unica iniziativa». E, dunque, ecco l’idea: «La curia arcivescovile, nonostante le difficoltà dei tempi, porrà prossimamente mano all’erezione di tre nuove chiese parrocchiali nella periferia di Milano, procurando così lavoro agli operai, ma supplichiamo il Signore perché anche altri privati vogliano seguirci in questa crociata di lavoro».