11/09/2008
di Vincenzo CORRADO
Manca poco meno di un mese all’inizio della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. I lavori, che si svolgeranno in Vaticano dal 5 al 26 ottobre, saranno centrati sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Benedetto XVI ha nominato relatore generale dell’Assemblea il card. Marc Ouellet, arcivescovo di Québec (Canada). Parla mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Il Sinodo si terrà a 40 anni dalla “Dei Verbum”: quali le luci e le ombre del rapporto con “la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”?
La “Dei Verbum”, Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, è una delle quattro grandi Costituzioni del Concilio ecumenico Vaticano II. Essa ha avuto notevole influsso nella vita ecclesiale degli ultimi decenni. Basti pensare alla riforma liturgica e soprattutto alla ricchezza delle letture delle celebrazioni eucaristiche dell’anno liturgico, favorita dall’applicazione della “Dei Verbum”. Come hanno segnalato vari vescovi rispondendo alle domande dei “Lineamenta”, tale Costituzione è, però, conosciuta piuttosto nei circoli ristretti degli specialisti. Pertanto, sarebbe auspicabile che, in occasione della prossima Assemblea sinodale, venga riletta e che sia riscoperto il suo ricco contenuto tuttora non applicato in tutte le sue potenzialità.
A tal proposito, in che modo questo Sinodo potrà rilanciare la pastorale biblica?
Senza anticipare i risultati della riflessione sinodale, si può affermare che la preparazione alla prossima Assemblea ha già apportato importanti frutti. Vi sono numerose pubblicazioni sulla Parola di Dio. Vari vescovi hanno scritto Lettere pastorali sull’argomento dedicando l’anno pastorale all’approfondimento di tale tema. Si stanno organizzando convegni, simposi, incontri che hanno per oggetto l’importanza della Rivelazione che ha la sua espressione attestata nei 73 libri della Sacra Scrittura, 46 dell’Antico e 27 del Nuovo Testamento. Si sta diffondendo sempre di più la pratica della Lectio divina. Cresce la coscienza che i fedeli devono conoscere di più e meglio la Bibbia, il libro più tradotto nel mondo ma purtroppo non sufficientemente letto.
Ci sono riscontri?
Sono state fatte alcune inchieste circa la frequentazione della Scrittura da parte dei fedeli e degli uomini di buona volontà. I risultati non sono incoraggianti. Per esempio, secondo i dati forniti da Eurisko, in Italia solo il 38% dei praticanti ha letto un brano della Bibbia nel corso di un anno. La percentuale scende al 27% quando si prende in esame la popolazione totale adulta. Ovviamente, i cattolici praticanti sono privilegiati perché partecipano ogni domenica e giorno di precetto all’Eucaristia, ascoltano la Parola di Dio e l’omelia che dovrebbe spiegarne la portata per la loro vita personale, familiare e sociale. Con l’aiuto dello Spirito Santo, la Chiesa è chiamata a riscoprire la Parola di Dio, ritrovando – come ha detto Benedetto XVI – la sua giovinezza, e a rinnovare il suo dinamismo missionario. Occorre riscoprire una lettura ecclesiale della Bibbia, che deve inserirsi nel solco della Tradizione e nell’ascolto dei pronunciamenti del Magistero della Chiesa. In tale senso l’approfondimento della conoscenza delle Scritture è orientata a favorire la comunione ecclesiale.
C’è interesse al tema della Parola di Dio da parte delle altre denominazioni religiose, cristiane e non, e anche dalle persone che non si dichiarano credenti?
Il tema sinodale ha suscitato notevole interesse anche presso le altre Chiese e comunità cristiane. All’Assemblea sinodale parteciperanno, come è ormai abitudine, delegati fraterni, rappresentanti di varie Chiese e comunità cristiane. Un rapporto del tutto particolare esiste tra i cristiani e gli ebrei, in quanto hanno in comune tanti libri della Bibbia, quelli che i cristiani chiamano l’Antico Testamento. Pertanto, l’Assemblea sinodale sulla Parola di Dio può favorire una ripresa, ancora più intensa, del dialogo cristiano-ebraico. La riflessione sulla Bibbia, libro ispirato dei cristiani, può essere l’occasione per approfondire il dialogo interreligioso, soprattutto con le altre religioni che venerano i loro libri sacri. Tale dialogo diventa sempre più necessario nel mondo attuale. Ovviamente, occorre sempre tenere presente che il cristianesimo non è tanto religione del libro quanto di una Persona, di Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato in cui sono raccolte tutte le parole che Dio Padre ha voluto rivelare agli uomini per la loro salvezza.