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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Giovanni Paolo II, pellegrino tra le civiltà

Durante il suo pontificato Wojtyla ha visitato 129 Paesi e ha fatto 146 viaggi in Italia. Qualcuno ha criticato i suoi spostamenti, ma le folle sparse per il mondo lo hanno sempre accolto con entusiasmo

5 Giugno 2008

21/04/2008

di Alessandra BOGA

Quest’opera è una sorta di «geografia dello spirito» attraverso i viaggi più significativi tra i molti fatti da Giovanni Paolo II, qui selezionati da Padre Gianfranco Grieco, firma di rilievo dell’“Osservatore Romano” che ha accompagnato il grande Pontefice. Uno dei motivi per cui questo Papa ha suscitato e continua a suscitare l’attrazione di milioni di fedeli, è proprio il suo frequente viaggiare, visitare luoghi, incontrare popoli. Il mondo gli “andava dietro” perché lui gli è andato incontro! Era una sua iniziativa, che lo spingeva fino ai confini più poveri ed estremi della terra. Lo testimoniano i 146 viaggi da lui compiuti in Italia, i 129 Paesi visitati – quasi due anni del suo pontificato sono stati spesi in giro per il mondo – e più 17 milioni e mezzo di persone incontrate alle udienze generali.

Nei suoi primi anni da Vescovo di Roma, Giovanni Paolo II ha subito qualche critica per il suo continuo «peregrinare» per il mondo, ma ha replicato che questo era parte integrante del suo «lavoro» di Papa. In un suo discorso a braccio nella capitale congolese Kinshasa, nel 1980, Wojtyla affermava: «Pensano che il papa dovrebbe viaggiare meno. Dovrebbe stare a Roma come prima. Ma la gente qui dice: “Ringraziamo il Signore perché sei venuto, perché puoi imparare a conoscerci soltanto venendo da noi. Come potresti essere il nostro pastore senza conoscerci?”».

Quello che già era un dovere per Karol Wojtyla, quando era cardinale a Cracovia, con il tempo è diventato anche un piacere: il viaggio come strumento ordinario del suo ministero universale. Che l’uomo Karol affrontava in modo aperto, ma al contempo rispettoso dell’altro, con l’intenzione di recarsi anche in Paesi che gli erano ostili. Non imponeva la propria autorità, ma amava ascoltare, porre domande e parlare poco – da persona a tratti timida e riservata qual era, come rileva chi l’ha conosciuto -. Spesso interveniva solo dopo che l’interlocutore o i piccoli gruppi che avevano accesso quotidianamente alla sua tavola, si erano espressi. Poi la pratica della «spiritualità dell’incontro» gli ha permesso di affinare questa sua capacità di dialogare, fino a farlo diventare il Papa comunicatore che abbiamo conosciuto e amato.

Colui che umilmente non si negava ai suoi fratelli nella fedele, preparando gli incontri e le visite con grande attenzione. Successivamente si informava delle conseguenze e delle reazioni che questi avevano avuto. Nella storia contemporanea pontificia, dal 1870 al 1929, il Papa era sempre rimasto chiuso in Vaticano. Solo da segretario di Stato Pio XII ha viaggiato fuori Roma, compiendo però lunghi viaggi in Europa, Stati Uniti e America Latina, che gli hanno permesso, forse anche per intenzione del suo predecessore, di prepararlo a un’ampia visione del mondo.

Il papa buono, Giovanni XXIII, ha cominciato a uscire dalla capitale per compiere pellegrinaggi ad Assisi e Loreto, prima del Concilio Vaticano II. I viaggi intercontinentali hanno inizio con il pontificato di papa Montini, Paolo VI, che si reca in Terra Santa e poi in tutti i continenti, ma solo attraverso tappe simboliche in alcuni Paesi. Con Giovanni Paolo II – come ha spiegato lui stesso a Kinshasa – il Papa non è più stato «soltanto il successore di Pietro ma anche di Paolo, che, come ben si sa, non riusciva a star fermo un minuto ed era sempre sul piede di partenza».

Dal suo primo viaggio in Messico, già programmato dal suo predecessore, per la conferenza dei vescovi latinoamericani, al santuario di Nostra Signora in Libano, al Cile di Pinochet, a quello coraggioso di Istanbul nonostante le prime minacce di Alì Agca, al Niguaragua dove è stato contestato, a El Salvador dove è stato ucciso tra gli altri mons. Romero, naturalmente nella nativa Polonia, in Terra Santa e in altri luoghi ancora, Karol Wojtyla ha dimostrato quel che era nel profondo: un missionario del Vangelo e un testimone di Gesù, guardando negli occhi milioni di uomini e donne per entrare nella loro anima.

Gianfranco Grieco
“Pellegrino. Giovanni Paolo II tra le civiltà del mondo”
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2007
203 pagine, 14 euro