Vincendo le perplessità e le pavidità di molti, indisse l’ardimentosa Missione di Milano del 1957 sul tema “Dio Padre”. Il gesto attrasse l’attenzione del mondo sulla metropoli lombarda e a lui permise di toccare il polso religioso della sua città: disse d’averlo sentito un poco stanco e in ritardo sul ritmo accelerato dei mutamenti storici. Intanto passava di bocca in bocca una frase pittoresca, attribuita a padre Gemelli, che definiva la misura dell’arcivescovo: «È un transatlantico incagliato nel Naviglio». E venne Giovanni XXIII, amico ed estimatore di monsignor Montini, a confermare quell’impressione: lo mise innanzi a tutti, fuori serie, nell’elenco dei cardinali da creare nel primo Concistoro, e pare che in quell’occasione abbia detto: «Se fosse stato cardinale, sarebbe lui al mio posto». Lasciando le intuizioni precorritrici e venendo sul piano della concretezza una cosa è certa: il cardinale Montini ha tracciato nella Chiesa ambrosiana un solco che resterà; ma anche l’episcopato milanese ha lasciato nel suo animo un’impronta che il sommo pontificato lascia trasparire.
Giovanni Colombo
Nell’80° compleanno di Papa Montini, 26 settembre 1977