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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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«Accettare la fallibilità del proprio io per ritrovare Dio»

Testimonianza di un frate cappuccino del convento di Cerro Maggiore

5 Giugno 2008

28/01/2008

di Fra Giansandro CORNOLTI
frate minore cappuccino
convento di Cerro Maggiore (Mi)

Sono frate perché questo mi fa felice, perché ogni giorno scopri la bellezza di quel Vangelo che ti ha invitato ad allargare i confini della tua famiglia di origine per includere ogni persona che incontri, perché nella quotidianità di una comunità rivedi i volti che Cristo ama sempre e comunque anche quando parrebbe non valerne la pena; sono frate perché non è bene che l’uomo sia solo così Dio mi ha creato e non mi manda allo sbando, mai!

Ho percorso questi anni guardandomi intorno sempre, accorgendomi che quando davo qualcosa per scontato il Signore mi stupiva, mi permetteva l’esperienza della crisi, e per uno come me padrone della mia vita e della mia storia questo è stato il punto più difficile: accettare la fallibilità del proprio io per ritrovare Dio.

L’ho vissuto concretamente facendo l’esperienza del frate-operaio, non per rivolta all’autorità o qualcuno ma per guardarsi dentro toccando con mano chi ti guarda da fuori, eppure l’esperienza del mondo così chiamato l’avevo già vissuta essendo entrato in convento a 23 anni, ma ècome se avessi dovuto ripercorrere tutta la mia storia per togliere le mie presunte certezze e metterci quelle Sue, quelle di Dio… e così è stato.

Vivendo poi a contatto con la gente, dall’aprire la porta del convento alla realtà degli oratori, parlando con i ragazzi e i giovani, ma anche percorrendo i nostri diversi paesi per le «missioni popolari», scopri il bisogno di ascolto che le persone hanno, la necessità che ci sia chi abbia voglia di «perdere tempo con loro», e non sempre basta il professionista dell’«umano» spesso serve chi con la sua umanità ti può far vedere il «divino».