Le vacanze sono archiviate a Bruxelles, dove una fitta agenda politica già chiama in causa le istituzioni comunitarie, i governi dei Paesi membri, le relazioni internazionali delle quali l’Ue è ormai uno snodo imprescindibile. Almeno tre appaiono gli ambiti sui quali si dovrebbe concentrare la politica europea.
Il primo di questi corrisponde alla stessa agenda dei Ventisette, ovvero la definizione delle priorità e dei grandi temi che devono essere affrontati nei prossimi mesi. In cima alle preoccupazioni permane la crisi economica e finanziaria e le possibili risposte che devono giungere, a seconda delle rispettive competenze, dagli Stati, dall’Unione europea, dalle istituzioni finanziarie come la Bce e il Fondo monetario internazionale. Dal palesarsi della recessione, tre anni or sono, sono stati compiuti dei passi avanti nel campo della governance, ma non basta. Oltre alle regole e agli strumenti di intervento a favore dei Paesi con dissesti di bilancio, s’impongono azioni condivise per gli investimenti, la ricerca e l’innovazione, l’occupazione. La chiave di volta – piaccia o non piaccia – è la solidarietà, che va interpretata in questo caso come un sano criterio economico al fine di salvaguardare l’area dell’euro e intesa a rilanciare la competitività del sistema-Europa sui mercati mondiali.
Ma non ci può essere solo l’economia nell’agenda del vecchio continente. Il ruolo politico che l’Europa intende giocare nelle transizioni in atto in Libia, Egitto, Siria e in altre nazioni “arabe”, è altrettanto fondamentale, anzi irrinunciabile. Visione unitaria e capacità di intervento coeso dell’Ue in Africa e in Medio Oriente possono fare la differenza affinché una parte significativa del pianeta volga verso la convivenza pacifica, la democrazia e il rispetto dei diritti.
Il secondo, grande ambito del calendario europeo riguarda l’equilibrio interno all’Ue. La leadership politica del tandem Merkel-Sarkozy non può bastare a rilanciare il progetto europeo. Servono un protagonismo diffuso e una responsabilità congiunta dei leader dei Ventisette, affinché non ci siano Paesi e popoli di serie A e altri di serie B. Diventa sempre più urgente il rafforzamento delle istituzioni comunitarie, a partire dall’Europarlamento e dalla Commissione, e un bilanciamento dei poteri “del” e “nel” Consiglio Ue, dove siedono i rappresentanti dei governi. Tutti gli Stati devono avere pari dignità nell’Unione, pur riconoscendo che i Paesi più grandi, in ragione della demografia e del peso economico, possono giocare un ruolo trainante (e non frenante) per l’integrazione comunitaria.
Il terzo ambito concerne la sottovalutata questione della “cittadinanza” europea, che a sua volta comprende vari capitoli, da quello dei diritti fondamentali alla cultura, dallo sviluppo sociale alla costruzione di una “Europa dei valori”. Una vera Unione si costruisce operando “dall’alto” (politica interna, istituzioni, equilibrio dei poteri, finanza, accordi internazionali…) e, al contempo, “dal basso” (protagonismo dei cittadini, sostegno e valorizzazione dei territori, istruzione, lavoro e altro ancora): due elementi che devono coesistere e procedere verso un proficuo incontro.
Bruxelles
Europa, non solo economia
Oltre alla crisi, tre le priorità della ripresa per l’Unione: l'agenda politica, l'equilibrio interno al di là del tandem Merkel-Sarkozy e una cittadinanza che tenga conto del “protagonismo” della base
Gianni BORSA
5 Settembre 2011