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Carcere e cinema

In un film la vita dietro le sbarre: i protagonisti interpretano se stessi

Maria Grazia CAZZANIGA Redazione

15 Aprile 2009

È uscita nelle sale venerdì 10 aprile Tutta colpa di Giuda, commedia con musica di Davide Ferrario ambientato nel carcere Le Vallette di Torino. Il film nasce da una lunga esperienza di lavoro del regista con i detenuti di diverse strutture carcerarie.
Nove anni fa, infatti, su richiesta di Luigi Pagano, Ferrario cominciò a tenere a San Vittore lezioni di montaggio a un corso di formazione professionale per operatori video. A questa esperienza ne seguirono altre fino alla realizzazione del film ora nelle sale: più di metà del cast è composto da veri carcerati e guardie carcerarie, che non solo hanno prestato il viso alle telecamere, ma hanno anche collaborato alla stesura finale della sceneggiatura. Interessante è la riflessione che il film ci presenta sulla vita dei carcerati, soprattutto attraverso la figura del direttore, che insinua nella storia temi quali la certezza della pena e la rieducazione dei detenuti.
In parte documento (grazie a stralci di interviste ai carcerati inserite in diversi punti della storia), in parte musical, con la realizzazione di un’efficace colonna sonora a tema, Tutta colpa di Giuda accarezza molti altri temi, tra i quali il senso della Croce e del dolore. Irena, la protagonista, è infatti una giovane regista teatrale alle prese con la rappresentazione della Passione di Cristo. Una passione incompleta, senza Giuda – che nessuno dei carcerati vuole interpretare – e senza croce, dato che la regista si interroga senza trovare risposta sul senso della croce nella storia di Gesù e dell’uomo.
Film con temi quindi anche pasquali, anche se la ricerca di senso della protagonista rimane senza risposte, nonostante i tentativi di don Iridio, cappellano del carcere, di rivelarle che «è la croce che redime il mondo». È uscita nelle sale venerdì 10 aprile Tutta colpa di Giuda, commedia con musica di Davide Ferrario ambientato nel carcere Le Vallette di Torino. Il film nasce da una lunga esperienza di lavoro del regista con i detenuti di diverse strutture carcerarie.Nove anni fa, infatti, su richiesta di Luigi Pagano, Ferrario cominciò a tenere a San Vittore lezioni di montaggio a un corso di formazione professionale per operatori video. A questa esperienza ne seguirono altre fino alla realizzazione del film ora nelle sale: più di metà del cast è composto da veri carcerati e guardie carcerarie, che non solo hanno prestato il viso alle telecamere, ma hanno anche collaborato alla stesura finale della sceneggiatura. Interessante è la riflessione che il film ci presenta sulla vita dei carcerati, soprattutto attraverso la figura del direttore, che insinua nella storia temi quali la certezza della pena e la rieducazione dei detenuti.In parte documento (grazie a stralci di interviste ai carcerati inserite in diversi punti della storia), in parte musical, con la realizzazione di un’efficace colonna sonora a tema, Tutta colpa di Giuda accarezza molti altri temi, tra i quali il senso della Croce e del dolore. Irena, la protagonista, è infatti una giovane regista teatrale alle prese con la rappresentazione della Passione di Cristo. Una passione incompleta, senza Giuda – che nessuno dei carcerati vuole interpretare – e senza croce, dato che la regista si interroga senza trovare risposta sul senso della croce nella storia di Gesù e dell’uomo.Film con temi quindi anche pasquali, anche se la ricerca di senso della protagonista rimane senza risposte, nonostante i tentativi di don Iridio, cappellano del carcere, di rivelarle che «è la croce che redime il mondo».