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Ricostruire dopo il terremoto

Abruzzo, è ormai quasi autunno

L'arcivescovo di L'Aquila, Giuseppe Molinari: «Lavorare insieme per risolvere i problemi»

26 Agosto 2009

Con l’autunno alle porte e le persone ancora nelle tendopoli, non ci si può perdere in discussioni e accuse reciproche ma bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi. Ne è convinto l’arcivescovo di L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che invita la popolazione aquilana a “darsi da fare perché sembra che ci si aspetti tutto dallo Stato e dagli altri”. Un messaggio che, pubblicato sul quindicinale diocesano “Vola”, risuona in una città in cui i segnali positivi sono attenuati da una preoccupazione: le nuove case basteranno a rispondere alle esigenze di tutti gli sfollati? Con l’autunno alle porte e le persone ancora nelle tendopoli, non ci si può perdere in discussioni e accuse reciproche ma bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi. Ne è convinto l’arcivescovo di L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che invita la popolazione aquilana a “darsi da fare perché sembra che ci si aspetti tutto dallo Stato e dagli altri”. Un messaggio che, pubblicato sul quindicinale diocesano “Vola”, risuona in una città in cui i segnali positivi sono attenuati da una preoccupazione: le nuove case basteranno a rispondere alle esigenze di tutti gli sfollati? I primi risultati Agosto è stato un mese d’intenso lavoro per le imprese impegnate nella costruzione dei nuovi alloggi. Un impegno che ha dato i primi risultati positivi: il 21 agosto nella piccola frazione di Stiffe, nel comune di San Demetrio, sono state consegnate le prime casette di legno, realizzate dalla Provincia di Trento, mentre a Onna, Villa Sant’Angelo e Coppito i lavori sono in dirittura di arrivo. In totale è prevista la costruzione di 2.300 moduli abitativi provvisori in circa 40 Comuni. A L’Aquila continuano, invece, i lavori per la realizzazione dei 164 edifici antisismici (palazzine di tre piani che ospiteranno circa 80 persone ciascuna) previsti dal Piano Case. Sono in via di completamento 20 edifici concentrati in due aree, Bazzano e Cese di Preturo, dove entro la fine di settembre, saranno accolte 3 mila persone. Quando le case non bastano Accanto a questi dati cresce però la preoccupazione per la mancanza di alloggi. Dubbi che trovano riscontro nel censimento sulle esigenze abitative condotto ad agosto dalla Protezione Civile. Sono stati oltre 16 mila i moduli riconsegnati per un totale di 36.352 persone che necessitano di una sistemazione. Anche trascurando i 2.516 studenti universitari fuorisede che hanno chiesto una sistemazione per rimanere a studiare a L’Aquila, sono oltre 13 mila i nuclei familiari senza casa. A destare preoccupazione non è solo l’elevato numero di richieste ma le preferenze espresse dalla popolazione: il 64% delle famiglie o dei singoli, ovvero 8.671 nuclei familiari, ha richiesto uno degli appartamenti del Piano Case che però a completo regime, non prima di fine dicembre, saranno 4.500. Dall’altra parte è risultato basso il numero di quanti hanno optato per il contributo per l’autonoma sistemazione ma soprattutto si è rivelato fino ad oggi fallimentare il progetto di locazione degli appartamenti sfitti con canoni pagati dallo Stato. Solo il 4% delle famiglie ha scelto questa opzione complice la scarsità di abitazioni disponibili in un mercato ormai fuori controllo. Cercare delle soluzioni Di fronte a questa situazione la Protezione Civile con una nuova ordinanza, firmata il 15 agosto, ha esteso il contributo per la sistemazione degli edifici agibili o parzialmente inagibili (categoria A, B e C) anche alle seconde case a condizione che queste fossero affittate al 6 aprile e che i proprietari, le riaffittino per almeno quattro anni alle stesse condizioni del pre-terremoto. Questo dovrebbe permettere di sistemare parte delle famiglie che non potranno entrare nei nuovi villaggi. Dall’altra parte, come più volte sottolineato dal capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, si cercherà di favorire i ricongiungimenti familiari, dato che il 33% delle richieste sono state fornite da nuclei familiari formati da una sola persona. Senza dimenticare la necessità di sistemare gli sfollati in attesa dell’ingresso negli appartamenti del piano Case: la Protezione Civile ha confermato la chiusura delle tendopoli entro fine settembre. Una parte troverà spazio negli alberghi o in strutture come la Caserma Campomizzi a L’Aquila che dovrebbe accogliere attorno alle 500-600 persone. Ad oggi gli sfollati sono ancora oltre 44 mila: 26 mila sulla costa e 18 mila nelle 130 tendopoli ancora esistenti. I lavori sulle prime case Dal censimento condotto dalla Protezione Civile sono stati però esclusi i proprietari di case B e C, ovvero quelle abitazioni considerate parzialmente inagibili, circa il 15% degli edifici, per cui lo Stato prevede, nel caso della prima casa, il contributo per la ricostruzione al 100%. I lavori di ristrutturazione sono però iniziati solo in pochi casi a causa di lungaggini nelle procedure, dovuti a intoppi burocratici, alla difficoltà degli uffici tecnici di gestire la mole delle richieste ma anche alla scarsa chiarezza sulle pratiche da seguire per accedere ai contributi e, in alcuni casi, alla scarsa operosità della popolazione. Da qui la decisione della Protezione Civile di rivedere le norme di erogazione dei contributi, snellendo le procedure, in modo da favorire l’avvio dei lavori. L’appello dell’arcivescovo È in questo contesto che mons. Molinari nella lettera alla città scritta in occasione della Perdonanza Celestiniana, che si aprirà venerdì 28 agosto e sarà “vestita di sobrietà”, ricorda come “anche nelle tragedie più grandi è possibile, grazie alla fede, resistere alla disperazione, lottare contro ogni tentazione di cedere all’assurdo e camminare nella via della speranza”. Mons. Molinari ha fatto proprio il monito di Papa Celestino: “Ricordatevi che è importante amare Dio, ma anche i fratelli. Per questo chi possiede i beni di questa terra sappia dividerli con gli altri”.