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L’integrazione vera si fa sui banchi di scuola

L'esperienza dell'istituto milanese di via Maffucci, dove l'attenzione alla multiculturalità facilita l'inserimento degli studenti stranieri (circa il 40%). La preside: «È una scuola di qualità anche con gli immigrati»

15 Luglio 2008

10/06/2008

di Luisa BOVE

I primi alunni stranieri sono arrivati alla scuola di via Maffucci, alla periferia nord di Milano, a metà degli anni Novanta. Oggi, su un totale di 660 studenti, la secondaria di 1° grado conta una presenza del 39-40% di immigrati, per la maggior parte provenienti dall’America Centrale (Salvador, Nicaragua, Ecuador, Cile, Perù) e dall’Asia, anche se negli ultimi anni l’affluenza di cinesi è diminuita.

Non ha dubbi la preside Ambrogia Lorini: «L’integrazione vera si fa sui banchi di scuola». Certi problemi e tensioni nella società «emergono perché non si è abituati a lavorare con il vicino di banco, che ha un’altra nazionalità, cultura e abitudini». Se invece si impara da piccoli a stare insieme, «si acquisisce anche una mentalità diversa».

Oggi preside e collegio docenti sono impegnati in un «lavoro di squadra» per favorire l’integrazione tra i ragazzi. «Siamo una scuola multiculturale – dice Lorini -, perché cerchiamo di fare tutte quelle attività che possono promuovere l’integrazione degli alunni stranieri, senza però abbandonare gli italiani. La vera integrazione infatti si ha solo se si tiene conto delle due specificità», altrimenti si rischia di avere una scuola solo per stranieri e «noi questo non lo vogliamo».

Le iniziative che gli insegnanti promuovono nel corso dell’anno sono tante e sempre coordinate tra loro: alcune sono già previste nel programma, altre si aggiungono per integrare il percorso. Non mancano anche «le attività proposte da cooperative del territorio o dal Comune di Milano con fondi particolari».

Si va dalla prima alfabetizzazione ai corsi di italiano per facilitare lo studio, oltre ad attività espressive come quella teatrale e musicale. «La nostra è una scuola a indirizzo musicale – dice infatti la preside -: utilizziamo molto la musica come integrazione, intesa soprattutto come “musica di insieme”, cioè di tutti, in cui ognuno è importante per il contributo personale che può dare, piccolo o grande che sia. E il risultato finale dipende da tutti».

Tra le iniziative che facilitano l’integrazione tra alunni italiani e stranieri ci sono anche le visite ai musei e le attività di cineforum, con film scelti ad hoc e che hanno una valenza educativa. Ma i genitori come considerano questa attenzione all’intercultura? «È una scommessa che dobbiamo ancora vincere – ammette Lorini -, perché a volte dobbiamo combattere l’idea che “siccome ci sono gli stranieri, gli italiani sono poco curati”. Ma questo non è vero, noi cerchiamo di tener conto di tutte e due le realtà. Alcuni genitori ci danno fiducia e alla fine sono contenti; altri invece hanno qualche pregiudizio».

Un dato positivo è che in questa scuola le iscrizioni tengono, il calo è solo fisiologico del passaggio tra le elementari e le medie: «Ciò significa che il progetto è ben accolto».