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Crisi finanziaria, una lezione dalla storia

Una situazione prodotta dallo smarrimento del senso della persona umana. Dalla dottrina sociale della Chiesa e dalla politica economica dei partiti che si ispirarono a quei valori, quattro principi-base per uscire dal tunnel

23 Ottobre 2008

24/10/2008

di Jean-Dominique DURAND
Università di Lione (Francia)

La crisi finanziaria attuale è il frutto della follia dei mercati, della globalizzazione senza controlli dell’economia, di un’economia cosiddetta virtuale che, anche in Europa, ha perduto il senso dell’economia reale, dei risultati concreti e precisi delle imprese. Ma è soprattutto il frutto della follia degli uomini che hanno perduto il senso della persona umana.

Non sappiamo come usciremo da tale crisi, se i politici e gli economisti sapranno trarre qualche insegnamento dagli avvenimenti. Ma già possiamo osservare l’abbandono dei dogmi liberali e il ritorno all’intervento dello Stato, anche negli Stati Uniti e in Inghilterra, per salvare ciò che può essere salvato.

Forse è il momento di riproporre i principi dell’economia sociale di mercato, cioè di un’economia umana, che fu la politica economica dei partiti democratici cristiani durante tanti anni dopo la seconda guerra mondiale. La dottrina economica di questi partiti europei, ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, era fondata su quattro principi base:

1) l’organizzazione dell’economia deve garantire il diritto naturale fondamentale di possedere un bene, di associarsi, di procurarsi il necessario per una vita dignitosa;
2) l’economia non è fine a se stessa, ma deve porsi al servizio dell’uomo;
3) la necessità di ricercare un ordine socio-economico che ponga al centro la nozione di responsabilità, sia che si tratti di rispetto dell’ambiente, cioè della Creazione, sia che si tratti dei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro, o della solidarietà;
4) l’intervento dello Stato quando il mercato non fa il suo dovere, per colmare le deficienze del sistema concorrenziale.

Nel 1990 un rappresentante del Partito popolare europeo ha ricordato che in virtù di questi quattro principi «il rapporto di forze nel mercato non obbedisce esclusivamente alle sue proprie leggi, ma anche a una regola sociale: il dovere di raggiungere un consenso sociale, una collaborazione sociale e una giustizia sociale».

Il modello economico democristiano fu elaborato concretamente in Germania, appena finita la guerra. L’economia sociale di mercato fu imposta da Ludwig Erhard, ministro dell’Economia della Germania Federale dal 1949 al 1963, poi Cancelliere dal 1963 al 1966. Il principio su cui si basa consiste nel collegare la libertà di mercato all’eguaglianza sociale.

Si tratta nello stesso tempo di liberalizzare il mercato (lo Stato non produce), di proteggerlo (difendere la concorrenza, chiave di volta del sistema contro la dominazione dei cartelli) e di garantire la pace sociale (dignità del lavoro, partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese).

Erhard diceva che una «politica economica cristiana è quella che intende aiutare le persone, ciascuna in particolare». Per lui, «l’economia non funziona secondo leggi meccaniche. L’economia non ha una propria essenza, nel senso di un automatismo inanimato, ma si appoggia sulle persone».

Tale politica, interventistica nel campo sociale, combinata a misure autenticamente liberali come la liberalizzazione dei prezzi, ha avuto risultati di rilievo. Il miglioramento del tenore di vita dei tedeschi e dei europei negli anni 1950-1970, in un Europa pacificata dove i democratici cristiani svolgevano un ruolo motore, diede all’economia sociale di mercato un’importanza storica particolare.

Non si tratta oggi di tornare indietro e di proporre una politica legata a un momento storico. Ma questa politica dimostra che è possibile congiungere la libertà economica con il rispetto della persona umana e con l’efficienza economica. Ma con una condizione: non perdere mai di vista che la persona umana deve essere al cuore di ogni decisione.

E’ l’unico metodo, anche in Europa, per evitare di cadere nel virtuale dove la persona non c’è, dove l’unica mèta del sistema economico sarebbe la ricerca esclusiva del profitto immediato che esclude l’uomo. È il messaggio fondamentale offerto dalla dottrina sociale della Chiesa alle nostre società moderne, che Papa Benedetto XVI ha ricordato con forza.