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Itinerari fra arte e fede

I monaci cluniacensi in Lombardia: una storia da “ripercorrere”

Da Cluny, nel cuore della Francia, i riformatori benedettini si diffusero attorno al Mille in tutta Europa. Vizzolo Predabissi, sede di un antico priorato, dedica a questa grande pagina un importante convegno il 10 ottobre e diverse altre iniziative.

di Luca FRIGERIO Redazione

1 Ottobre 2009

Cluny: pochi nomi, in tutta la storia medievale, hanno una simile forza evocativa. Eppure, di quella che fu la più grande e la più ricca abbazia di tutta la cristianità, sorta in Borgogna, nel cuore della Francia, non rimangono oggi che desolate, seppur imponenti, rovine: proprio perchè fu lo splendido simbolo di un’epoca e di una civiltà, gli “illuminati” rivoluzionari ne fecero scempio, accanendosi su chiostri e campanili con picconi e polvere da sparo… Resta tuttavia una straordinaria eredità, fatta di monasteri e priorati, di chiese e santuari, sparsi in tutta Europa, dalla Spagna all’Inghilterra, dal Portogallo alla Germania: oltre un migliaio di centri religiosi, fondati per lo più tra il X e il XII secolo dai riformatori della regola di san Benedetto, che contarono fra le loro fila teologi e pontefici e che diffusero nell’allora mondo occidentale una nuova spiritualità, una rinnovata espressione artistica, un vivace impegno produttivo. Anche in Italia. Anche, anzi, soprattutto in terra lombarda. Come verrà raccontato nei prossimi mesi, ad esempio, a Vizzolo Predabissi, attorno alla splendida, “ritrovata” basilica di Santa Maria in Calvenzano, antico priorato dei "neri monaci" (il 10 ottobre un importante convegno: vedi box). Gemma di un interessante percorso culturale e religioso: l’itinerario in Lombardia dei siti cluniacensi, appunto. Cluny: pochi nomi, in tutta la storia medievale, hanno una simile forza evocativa. Eppure, di quella che fu la più grande e la più ricca abbazia di tutta la cristianità, sorta in Borgogna, nel cuore della Francia, non rimangono oggi che desolate, seppur imponenti, rovine: proprio perchè fu lo splendido simbolo di un’epoca e di una civiltà, gli “illuminati” rivoluzionari ne fecero scempio, accanendosi su chiostri e campanili con picconi e polvere da sparo… Resta tuttavia una straordinaria eredità, fatta di monasteri e priorati, di chiese e santuari, sparsi in tutta Europa, dalla Spagna all’Inghilterra, dal Portogallo alla Germania: oltre un migliaio di centri religiosi, fondati per lo più tra il X e il XII secolo dai riformatori della regola di san Benedetto, che contarono fra le loro fila teologi e pontefici e che diffusero nell’allora mondo occidentale una nuova spiritualità, una rinnovata espressione artistica, un vivace impegno produttivo. Anche in Italia. Anche, anzi, soprattutto in terra lombarda. Come verrà raccontato nei prossimi mesi, ad esempio, a Vizzolo Predabissi, attorno alla splendida, “ritrovata” basilica di Santa Maria in Calvenzano, antico priorato dei "neri monaci" (il 10 ottobre un importante convegno: vedi box). Gemma di un interessante percorso culturale e religioso: l’itinerario in Lombardia dei siti cluniacensi, appunto. Un percorso culturale europeo Costituito, al momento, da una decina di complessi monumentali, questo itinerario è l’articolazione lombarda di un progetto ben più ampio, nato una decina di anni fa per far conoscere e valorizzare quel grande patrimonio che faceva capo a Cluny. Forte così dell’adesione di oltre cento comuni in tutta Europa, la Federazione dei siti cluniacensi (www.sitesclunisiens.org) promuove oggi iniziative culturali e turistiche, avvalendosi delle competenze e della passione di studiosi ed associazioni: una vasta “rete” a cui lo stesso Consiglio d’Europa, nel 2005, ha conferito la menzione di “Grande itinerario culturale”. Proprio la Lombardia fu, dunque, la terra privilegiata della diffusione dei monaci cluniacensi nella penisola italiana. Vi entrarono nel 967 attraverso l’allora capitale del regno, Pavia, e le varie fondazioni si susseguirono poi rapidamente, raggiungendo anche la diocesi di Milano: ma non la città, perchè per la sua marcata indipendenza dall’autorità vescovile, il monachesimo cluniacense, direttamente soggetto alla sede apostolica, si differenziava notevolmente dalla tradizione monastica ambrosiana dei grandi cenobi cittadini fondati dagli arcivescovi e intimamente connessi con l’azione religiosa e politica dei medesimi. E tuttavia sarà proprio l’ideale monastico cluniacense, ispirato ad un decisivo orientamento spirituale, a contribuire a quella ripresa di una coscienza religiosa che si manifesterà presto nella civiltà comunale. La dipendenza da Cluny Queste dipendenze lombarde, come per altro accadeva nel resto d’Europa, avevano quasi sempre la fisionomia di priorati e solo in pochi casi divennero abbazie, per sottolineare la dipendenza pressochè assoluta dalla “casa madre”. Ma proprio a causa di questo strettissimo legame con Cluny, anche le fondazioni cluniacensi in Lombardia subirono pesantemente le conseguenze della crisi religiosa del XV secolo, tanto che la maggior parte dei priorati, ormai separati dalla grande abbazia borgognona, risultarono troppo deboli per sopravvivere. Calco, Capodimonte, Cazzago San Martino, Cosio Valtellino, Galbiate, Pontida, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano, San Benedetto Po e Vizzolo Predabissi sono le tappe dell’itinerario cluniacense lombardo oggi proposto. Percorrerlo, tra le province di Milano e di Lecco, di Brescia e di Mantova, vuol dire riscoprire una straordinaria avventura di fede, di storia e di arte, spesso inserita in splendidi scenari naturali, incontrando luoghi dove ancora oggi soffia lo spirito della bellezza. – – Il convegno del 10 ottobre (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2009/comunicato_1010.pdf) – La locandina degli eventi (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2009/Locandina.pdf)