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Una Chiesa come la vedova di Sarepta di Sidone

VI Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Visita Pastorale (Decanato di Cernusco sul Naviglio), Pioltello, Comunità Pastorale “Maria Madre delle genti” - 5 ottobre 2025

5 Ottobre 2025

1. La Visita Pastorale

La Visita Pastorale è l’occasione per dirvi che voi mi siete cari, che voi mi state a cuore. Un’attenzione che si esprime attraverso le persone che ricevono un mandato, che stabiliscono un rapporto di collaborazione con la pastorale diocesana: i preti don Giacomo, don Luigi, don Paolo; le Figlie della Divina Provvidenza di Genova (suore di don Daste); Suore Missionarie dell’Immacolata (suore del PIME); l’educatore di “Aquila e Priscilla”, Paolo Caccianiga; le catechiste; gli operatori della Caritas.

La Visita Pastorale è l’occasione per sottolineare l’appartenenza alla Chiesa Ambrosiana ed alla Chiesa Cattolica diffusa su tutta la terra. La vocazione ad essere “Chiesa dalle Genti” è particolarmente evidente in questa parte della città di Pioltello. Sentite l’appartenenza, accogliete le proposte, partecipate alle convocazioni diocesane.

La Visita Pastorale è anche l’occasione per ascoltare insieme la Parola di Dio proclamata nella celebrazione.

 

2. La vedova nella carestia

Si può forse trovare un’immagine suggestiva per dire la verità della Chiesa nel nostro tempo. Una vedova con un figlio da mantenere e niente da dar da mangiare. Le nostre comunità hanno tante risorse e sono vivaci di tante iniziative. Però ci sono segni di scoraggiamento, potremmo dire di “carestia”: «L’Assemblea sinodale decanale ha rafforzato la consapevolezza della complessità e fragilità delle diverse realtà territoriali» (Relazione del Consiglio Pastorale, p. 3). Talora si raccolgono voci di una situazione di impoverimento, di una percezione di irrilevanza, di un senso di declino (preti, giovani, rilevanza sociale…).

 

3. In piena carestia, un profeta

Mentre la vedova si prepara a cuocere ed a mangiare l’ultimo pezzo di pane e poi morire con suo figlio, arriva in città uno straniero, un profeta: Elia. In qualche modo è quello che anche la Chiesa di oggi, anche qui a Pioltello, sta vivendo. Arrivano molti che vengono da altrove, immigrati di ogni paese, lingua, religione e cultura. Sembra che abbiano pretese. Sembra che vengano a disturbare. Ma l’accoglienza del profeta affamato consente alla vedova ed a suo figlio di sopravvivere: «La farina nella giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì». Qualcosa di analogo è rilevato anche qui: «Una proposta spirituale ricca e variegata; […] entusiasta partecipazione giovanile al cammino di unione delle nostre parrocchie» (Ibidem, p. 2)

 

4. Un’immagine per alimentare la speranza

 

La storia della povera vedova incoraggia la speranza della comunità e possiamo raccontarne alcuni aspetti.

 

4.1. L’accoglienza come ricchezza

Nei testi di questa liturgica ricorre con insistenza il tema dell’accoglienza, come una promessa: «Alcuni, praticando l’ospitalità, senza saperlo, hanno accolto degli angeli» (Eb 12,1ss); «Chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato». Così si esprime il Consiglio Pastorale: «Il titolo “Maria Madre delle Genti” unisce le comunità e richiama la vocazione multiculturale della nostra città, abitata da persone provenienti da tutte le regioni d’Italia e oggi da oltre cento Paesi del mondo».

C’è una sfida che interpella le nostre comunità: la città è multietnica, sono giunti qui in città persone che praticano religioni diverse, ci sono situazioni di povertà che suscitano compassione, ci sono persone buone e amabili e persone sospette e antipatiche. Le attività di supporto materiale, scolastico e spirituale sono entrate nella vita ordinaria delle nostre comunità: richiedono tempo, risorse, impegno, persone volontarie. Ma questo ci rende migliori, più contenti, più capaci di comprendere, più aperti al mondo, più capaci di apprezzare gli altri.

 

4.2. La profezia che sostiene la speranza

La vedova accoglie il profeta Elia sulla sua parola e sperimenta che la speranza è ben fondata. La Chiesa è il popolo della fiducia, non perché vede l’abbondanza dei risultati, ma perché accoglie una parola che viene da un uomo di Dio: «Dio stesso ha detto: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”. Così possiamo dire con fiducia: “Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura”».

Ecco come la comunità vive profezia della speranza: «In sintesi, la nostra comunità è vivace, con varie proposte, sostenuta dall’impegno costante di sacerdoti, religiose e laici […] Nonostante le difficoltà, il nostro tessuto comunitario mostra segni di vitalità, apertura e desiderio di crescere insieme. Noi desideriamo essere una comunità in uscita, aperta ai piccoli, ai poveri e al mondo che ci abita, annunciando Cristo risorto attraverso la liturgia, la carità, lo sport, la scuola d’infanzia e la pastorale giovanile» (Relazione del Consiglio Pastorale, p. 3)

 

4.3. Gesù e colui che lo ha mandato

L’umanità che accoglie il Signore Gesù e colui che lo ha mandato si fa Chiesa. La Chiesa non è un’organizzazione benefica, ma è la comunità che accoglie Gesù e vive di lui e ascolta lui e vive della sua vita: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri e oggi e per sempre!».

La Chiesa è una povera vedova con poche risorse se non accoglie Gesù, se non vive della sua vita, se non si raduna intorno alla sua Pasqua e se non fa festa per l’amicizia che Gesù dona. Forse la tristezza diffusa in certe comunità ed in certe persone non è dovuta alla riduzione dei numeri ed alla nostalgia del passato, ma ad una sorta di dimenticanza di Gesù: come se la Sposa di Cristo, la Chiesa, fosse rimasta vedova, privata dello Sposo.