Link: https://www.chiesadimilano.it/cms/documenti-del-vescovo/mario-delpini-documenti-del-vescovo/md-omelie/omelie-anno-2025/portate-al-signore-quello-che-non-avete-non-abbiamo-che-cinque-pani-e-due-pesci-2843704.html
Share

Portate al Signore quello che non avete. «Non abbiamo che cinque pani e due pesci»

Solennità del Corpus Domini, Gandino (BG), Basilica di S. Maria Assunta - 22 giugno 2025

22 Giugno 2025

Di che cosa avete bisogno? Che cos’è che non avete? “Abbiamo bisogno di pane, non abbiamo abbastanza pane” dicono i discepoli a Gesù e Gesù dice ai discepoli: “Portatemi quello che non avete, mettete a disposizione della benedizione di Dio la vostra insufficienza”.

Voi che avete tutto, voi che siete capaci di fare tutto, voi che siete intraprendenti, laboriosi, intelligenti, dotati di molti talenti, voi che avete una lunga storia gloriosa, voi che conservate tradizioni meravigliose e inventate feste famose, ditemi: di che cosa avete bisogno? Che cos’è che non avete?

 

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti i discepoli giovani e dicono: “Abbiamo bisogno di amore. Non abbiamo abbastanza amore. Nella nostra giovinezza, noi e l’immensa moltitudine, abbiamo bisogno di amore e noi abbiamo solo buoni sentimenti precari, gesti di tenerezza maldestri, intenzioni di servizio troppo fragili e passeggeri”.

E Gesù dice ai discepoli giovani: “Portatemi quello che non avete, mettete a disposizione di Dio la vostra insufficienza”. E Gesù benedice l’amore troppo piccolo, che non basta per nessuno. E la benedizione di Gesù rende possibile amare, vivere d’amore, morire d’amore. E la benedizione di Gesù, il dono del suo Spirito d’amore, rende capaci di amare secondo il comandamento di Gesù: «amatevi come io ho amato voi» (Gv 15,12). Solo chi rimane in Gesù potrà avere abbastanza amore che possa bastare per tutta la vita ed essere sovrabbondante; solo chi rimane in Gesù può avere abbastanza amore per amare un uomo, una donna, i figli e i genitori, con un amore che dura tutta la vita e oltre, come l’amore di Gesù.

 

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti i discepoli adulti, i genitori, i preti, gli educatori e dicono: “Abbiamo bisogno di gioia. Non abbiamo abbastanza gioia. Vorremmo far contente le persone che amiamo, i ragazzi, le ragazze e il loro futuro. Ed invece li vediamo scontenti, scoraggiati, arrabbiati. Ecco, non abbiamo abbastanza gioia”.

E Gesù dice ai discepoli genitori, preti, educatori: “Portatemi quello che non avete. Mettete a disposizione di Dio la vostra insufficienza”. E Gesù benedice la gioia troppo piccola, che non basta per nessuno. E la benedizione di Gesù offre la gioia, la gioia piena, la gioia di Dio. «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). La pienezza della gioia s’irradia in mezzo alla tristezza del mondo e bussa ad ogni porta: se qualcuno apre la porta, la gioia riempie la casa come il profumo di nardo prezioso. Solo chi entra in amicizia con Gesù conosce la sovrabbondanza della gioia.

 

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti discepoli di ogni età e condizione e dicono: “Abbiamo bisogno di speranza. Non abbiamo abbastanza speranza. Guardiamo avanti verso il futuro e le speranza si spengono: ci sono troppi disastri sulla faccia della terra. Guardiamo agli altri intorno a noi e le aspettative restano deluse: prima o poi gli altri si rivelano una delusione e non ci aspettiamo molto da nessuno. Ecco, non abbiamo abbastanza speranza”.

E Gesù dice ai discepoli di ogni età e condizione: “Portatemi quello che non avete. Mettete a disposizione la vostra insufficienza”. E Gesù benedice la speranza troppo piccola, quella che non basta per nessuno. E la benedizione di Gesù introduce alla grande speranza, alla speranza che lo squallore del mondo non può spegnere, alla speranza che guarda con benevolenza anche agli altri che sono una delusione, alla speranza che abita il presente e il futuro senza lasciarsi spaventare dai disastri che feriscono l’umanità e la terra. La benedizione di Gesù rende vera, forte, bella la speranza invincibile perché chi crede in lui vivrà e chi vive e crede in lui non morrà in eterno (cfr. Gv 11,26). Solo chi dimora in Gesù, il crocifisso risorto, glorioso, seduto alla destra del Padre, trova il fondamento sicuro per la speranza.

 

In quel deserto senza pane noi discepoli mediocri, smarriti, talora presuntosi e ottusi, ci rendiamo conto che non manca solo il pane, e che il pane non basta. Manca l’amore, manca la gioia, manca la speranza.

Ma noi, portando a Gesù quello che non abbiamo, portando a Gesù la nostra insufficienza, possiamo sperimentare che Gesù benedice il poco che abbiamo, il poco che siamo.

E basterà. È bastato per i cinquemila nel deserto. Basterà e sarà sovrabbondante. Perciò che possiamo dire? Grazie, cioè Eucaristia.