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Pellegrini disponibili alla gioia

Veglia sotto le stelle. Giubileo dei giovani - Gemellaggio con la Diocesi di Gaeta, Spiaggia di Formia - 5 agosto 2025

5 Agosto 2025

1. Dall’estetica alla docilità

Contemplano le stelle i sognatori, affascinati dall’immensità incalcolabile in cui anche la scienza si smarrisce e dove si trova a suo agio la poesia e forse una musica misteriosa. Insomma, lo stupore e la mistica risultano più convincenti dei calcoli e della fantascienza.

In questa contemplazione irrompe un appello: l’aspetto estetico, cioè quel compiacimento dei sensi per lo spettacolo del mondo, può riconoscere tra milioni di stelle la stella che ti chiama. I Magi del Vangelo, che scrutavano i cieli come oggetto di studio, come esperienza di stupore, ad un certo punto hanno visto la stella che li ha chiamati.

Così viene il tempo di passare dallo stupore, dalla meraviglia che contempla lo spettacolo e la bellezza del creato, alla docilità ai segni che orientano a Gesù.

Non accontentarti di dire: “Che bello!”. Piuttosto, puoi domandarti: “A che cosa mi chiama questa bellezza?”.

 

2. Dall’emozione all’incontro

Queste giornate – m’immagino – sono sovraccariche di emozioni: esperienze uniche, persone affascinanti, momenti di preghiera di intensità mai sperimentata prima. Le emozioni abitano gli animi: l’emozione è un’esperienza intensa, un sentire che rende trepidi: come la simpatia per un ragazzo, per una ragazza che non si è mai vista prima, l’attesa di rivedersi ancora, la trepidazione per il timore che stasera non ci sia, che domani non lo si incontri. L’emozione può far nascere sogni, paure, fantasie. Ma l’emozione non dura. Assomiglia più ad un temporale che alla pioggia che disseta la terra. Assomiglia più ad un’ebbrezza che ad una storia.

I Magi sono passati dall’emozione di vedere la stella del Messia al desiderio dell’incontro. Rendere possibile che le emozioni non siano un’eccitazione passeggera, ma un incontro, un legame che si stabilisce, una relazione che nel tempo diventa una storia, costruisce un’appartenenza.

Così è il percorso della fede: ci sono grazie particolari in momenti particolari, come quelli che stiamo vivendo. Ma l’emozione si concentra su di sé, dà importanza a quello che io provo; dall’emozione può maturare un incontro, una relazione stabile con Gesù, una conoscenza, una familiarità, una sequela.

 

3. Dalla ricerca alla riconoscenza

I Magi hanno cercato a lungo e percorso strade inesplorate. Forse possono essere l’immagine dell’umanità in ricerca, delle domande, dell’esercizio critico che non prende per buone le risposte, del confronto con cui uno interroga, si interroga, si ostina: “Io però la penso così!”. La ricerca è faticosa e irrequieta, porta con sé il sospetto e la paura che affidarsi possa essere un’ingenuità, che essere originali in un contesto scettico possa risultare una stranezza.

Ma c’è un momento in cui ti raggiunge – forse invocata, forse inaspettata – la rivelazione della grandissima gioia. Così la ricerca, la domanda, l’inquietudine riconosce che abbiamo cercato perché siamo stati cercati, abbiamo domandato perché abbiamo intuito una grazia che si sta rivelando, siamo stati inquieti per sperimentare l’inesplorata strada che conduce alla pace.

Forse questa sera possiamo raccogliere l’invito per un itinerario personale dall’estetica alla docilità, dall’emozione all’incontro, dalla ricerca alla riconoscenza. Grazie!