1. La speranza alla prova della vita
Che faremo, in mezzo a notizie di guerre, a spettacoli di orrore, alle parole dei potenti che pronunciano maledizioni e minacce? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare quello che è accaduto lungo la via e come abbiamo riconosciuto Gesù allo spezzare del pane.
Che faremo quando costatiamo che dappertutto si insinua un senso di stanchezza, l’impressione di un inevitabile declino, un’inclinazione allo scoraggiamento e alla sfiducia? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore e la sua promessa di vita eterna e felice.
Che faremo quando incontriamo l’indifferenza nei confronti della nostra presenza e del nostro annuncio, quando sperimentiamo un sospetto pregiudiziale e persino una specie di disprezzo nei confronti della Chiesa e di chi vive in essa? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore nello spezzare del pane e che viviamo in lui con l’inequivocabile evidenza della gioia.
Che faremo quando sperimentiamo l’esito disastroso dell’individualismo che frantuma i valori in capricci e riduce l’appartenenza alla società alla pretesa di essere accontentato? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore, l’abbiamo riconosciuto allo spezzare del pane e nel condividere l’unico pane i molti diventano un unico corpo, un cuor solo ed un’anima sola.
Che faremo quando siamo costretti a costatare l’inadeguatezza delle nostre buone intenzioni di fronte alle miserie che ci assediano e alle ferite che fanno troppo soffrire? Che faremo quando siamo costretti a costatare che le nostre risorse non bastano a risolvere i problemi, la nostra compassione non basta a consolare, le nostre parole non bastano a convincere della vocazione di tutti alla vita buona e fraterna? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore e l’abbiamo riconosciuto nello spezzare del pane e siamo chiamati e decisi ad offrire quel poco che abbiamo, fiduciosi che il Signore dirà come poter sfamare la moltitudine.
Che faremo di fronte alla gente sfinita da ritmi frenetici, da condizioni di vita insidiate dalla miseria e dalla complicazione; di fronte alla gente mortificata dalla frustrazione delle proprie attese; di fronte alla gente costretta a una triste solitudine; di fronte alla gente esposta alla precarietà per un lavoro che affatica e non basta a vivere, per una città che pretende e non offre ospitalità? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore, l’abbiamo riconosciuto nello spezzare del pane e da lui abbiamo ricevuto mandato di annunciare parole di speranza, di compiere gesti di guarigione, di abitare il mondo con l’intelligenza, la dedizione, la sollecitudine per ascoltare il grido dei poveri.
2. Riceviamo e offriamo il dono della pace
Ostinati nella speranza, noi continuiamo a ricevere il dono della pace da Cristo risorto, che ci incontra nell’Eucaristia: «La pace sia con voi, con tutti voi, sempre con voi». Le prime parole di Papa Leone devono diventare le nostre parole di ogni giorno e in ogni situazione.
E ricevendo il dono della pace abbiamo la missione di essere voce, opere, preghiere per la pace. Cristo è la nostra pace: non qualsiasi pace, non la retorica della pace, ma la conversione per essere promotori di giustizia, di dialogo, di pace: «Noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo […] ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione» (Rm 5,1.11).
Ostinati nella speranza noi ci proponiamo di essere ostinati nel cercare la pace. Siamo certi di che cosa Dio vuole: ha rivelato in Gesù che vuole salvare tutti, vuole riconciliare tutti con sé perché tutti siano fratelli. «Ora a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto […] ma Dio ha dimostrato il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Contemplando l’opera di Dio noi troviamo motivo per essere tenaci, ostinati, intelligenti operatori di pace: crediamo che Dio può convincere uomini ostinati nel male a convertirsi al bene; crediamo che Dio possa fare di noi strumenti per la pace, per la sua pace, la pace nella giustizia e nella verità.
Mentre vediamo i disastri della guerra, mentre sentiamo le grida delle vittime delle guerre e le grida dei loro familiari, mentre siamo scandalizzati per le risorse immense impiegate per rovinare la terra e seminare morte, noi ci ostiniamo a pregare per la pace, a operare per la pace, a parlare di pace, a seminare parole di pace, a coltivare pensieri di pace.
Nel contemplare il mistero della nuova alleanza nel sangue del Figlio, non troviamo motivi e consolazione nell’essere ostinati nella speranza e perciò ostinati nell’impegno per la pace giusta, duratura, per la pace sempre.

