Giovani pellegrini parlano molto delle scelte. Giovani pellegrini sentono persino un certo fastidio quando si sentono pressati dall’interrogativo: “Che cosa vuoi fare? Che cosa hai deciso? Che farai dopo la maturità? Che farai dopo che ti sei laureato o laureata? Questo ragazzo o questa ragazza con cui stai chi è per te? È una storia seria o solo una cosa tanto per stare con qualcuno?”. Giovani pellegrini si sentono inquieti e quasi in trappola tra il dover scegliere e il non sapere che cosa scegliere. Ne fanno parola con tutti, persino con il Papa, se c’è l’occasione. Poi ascoltano tutti con una specie di scetticismo e di estraneità: “Forse non parla per me, per me è diverso…”.
Dalle Scritture che sono state proclamate, in particolare dalla prima lettura si possono forse ricavare alcune indicazioni, non tanto per scegliere, decidere, quanto piuttosto per parlare di condizioni preliminari per ogni scelta, importante o irrilevante, decisiva o provvisoria. Nella prima lettura, infatti, si legge di una vicenda che potrebbe anche chiamarsi: la vocazione di Saul, una vocazione piuttosto pittoresca e singolare. Forse può essere di aiuto a tutti raccogliere un insegnamento che si può intitolare: non disprezzare!
1. Non disprezzare te stesso o te stessa, non sottovalutarti.
Se ti guardi allo specchio e non ti piaci, ricordati di questo: non sottovalutarti! Se ti confronti con gli altri e ti sembra di essere inferiore, non abbastanza bello o bella, non abbastanza intelligente, non abbastanza simpatico o simpatica, ricordati di questo: non sottovalutarti! Se ripensando all’anno passato, o ricordando le figure che hai fatto, ho facendo l’elenco dei tuoi disastri o dei tuoi peccati, ti viene da dire: “Ma io sono uno schifo”, ricordati di questo: non sottovalutarti.
Saul resiste alla sua vocazione con l’argomento del disprezzo di sé: «Non sono io forse un beniaminita, della più piccola delle tribù di Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola tra tutte le tribù di Beniamino?». Come si fa a evitare la tentazione di sottovalutarsi?
Invece che stare a piangerti addosso guardandoti allo specchio, rispondi a chi ti chiama a fare qualche cosa di buono (ai ragazzi dell’oratorio feriale, all’associazione che offre un po’ di sollievo alle famiglie dove ci sono persone con disabilità, al gruppo chierichetti, al coro della parrocchia, all’associazione degli studenti, al gruppo che si vuole impegnare nell’amministrazione locale, ecc.). Quando rispondi ad una proposta, ti rendi conto che tu, proprio tu che non vali niente, sei capace di renderti utile, di far contento qualcuno, di coltivare rapporti d’affetto che non avresti immaginato, di avere delle idee originali. Proprio tu sei capace!
Invece che stare a piangerti addosso ed a commiserarti perché ti sembra di non essere adatto alla vita, di non meritare l’attenzione di nessuno, prova a pregare, a guardarti con lo sguardo di Dio: forse puoi riconoscere che sei addirittura immagine di Dio! Tu, che non sei capace di fare niente, sei addirittura capace di amare!
2. Non disprezzare le circostanze!
Capitano cose. Capitano incontri. Ti ritrovi in vicende inaspettate. Si danno coincidenze. A Saul è capitato di incontrare Samuele perché stava cercando le asine di suo padre che non si sapeva più dove fossero finite. Si potrebbe dire che si è trattato di una banale coincidenza, ma è stato l’incontro decisivo della vita straordinaria e tragica di Saul.
Perciò non sottovalutare le circostanze, non passare attraverso le coincidenze come uno stupido che non si rende conto di niente, un animo troppo superficiale o troppo ottuso che non si lascia raggiungere dall’appello scritto nelle vicende e negli incontri inaspettati. Forse anche in questi giorni c’è stato un incontro, una parola del Papa, la storia di un amico, la richiesta di un aiuto, l’esperienza di una fatica. Non essere come lo stolto che non si rende conto di nulla. Non pensare: “Sono cose che capitano”. Piuttosto domandati che cosa possa dirti quello che è successo, domandati quale messaggio proprio per te sia contenuto in questo evento, in quella parola, in quell’imprevisto.
3. Non disprezzare l’uomo di Dio!
Ti attraversa la strada un uomo di Dio: «Indicami per favore la casa del veggente». Saul cerca il veggente per sapere delle sue asine. Ma Samuele deve parlargli d’altro, altro che delle sue asine!
La presenza del veggente non è rara nella nostra vita: forse un prete, una suora, un libro, il consiglio della nonna, la predica di un prete sconosciuto, persino l’insulto di un antipatico. Ci sono veggenti che incrociano la tua strada: hanno una parola da dirti, forse una parola necessaria per le tue scelte.
Non disprezzare il veggente, l’uomo di Dio. Non dire: “Sì, ha parlato, ma non per me. Sì, mi ha colpito quello che ha detto o quello che ha fatto, ma questo non vuol dire niente”. No! Invece, forse porta un messaggio proprio per te. Non disprezzare il veggente, quello che ti parla in nome di Dio, anche se si tratta di una persona improbabile come uomo o donna di Dio. Dio fa talora scelte inaspettate.
Perciò si può suggerire qualche cosa per chi deve affrontare delle scelte:
- non sottovalutarti, non disprezzarti;
- non ignorare le circostanze, non disprezzare le coincidenze;
- non disprezzare il veggente, quella persona che viene da Dio per te!

