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«Maestro, tu che ne dici?»

Lunedì della Settimana Autentica – Celebrazione Penitenziale, Milano, Duomo - 14 aprile 2025

14 Aprile 2025

1. Il sacramento in cerca di un nome perché in cerca di una pratica

La celebrazione di questo momento penitenziale offre anche la possibilità di accostarsi al sacramento. Questo sacramento si chiama con nomi diversi. Significa che ha diversi aspetti e che richiede di essere celebrato, preparato, vissuto in forme diverse, come insegna la tradizione della Chiesa.

Si dice la confessione: l’attenzione è concentrata su quello che il penitente deve riconoscere, come grazie ricevute, come vocazione alla vita cristiana e alla santità e come inadeguatezza, trasgressione, rifiuto, peccato. L’elenco dei peccati non può essere una formalità, ma un’interpretazione cristiana del tempo vissuto e l’apertura del cuore che esprime il pentimento, il desiderio di cambiare proprio in quell’agire che è stato contrario alla proposta di vita secondo il vangelo. È importante la confessione dei peccati. Talora si pratica questo sacramento come se tutto fosse concentrato sulla confessione: quasi che il resto sia marginale. Invece lo scopo della confessione è di ricevere l’assoluzione del ministro ordinato che perdona in nome di Dio. Talora è motivo di imbarazzo e di rifiuto: perché dovrei dire ad un prete, ad un uomo come me, le “mie cose”?

Si dice la penitenza: l’attenzione è concentrata sul pentimento e sul desiderio di porre rimedio al male compiuto, a quello che ha fatto soffrire gli altri, a quello che ha ferito me stesso, rendendomi schiavo del peccato, cioè di quello che mi fa male. Infatti, chi commette il peccato è schiavo del peccato. È importante il pentimento e la penitenza: se non ti dispiace del male che hai compiuto come potrai desiderare di esserne liberato?

Si dice la riconciliazione: l’attenzione è concentrata sulla ricostruzione dei rapporti, sul rinnovo dell’alleanza, sulla grazia di poter partecipare in pienezza alla celebrazione della nuova ed eterna alleanza che ci compie nella Messa. La possibilità di “fare la comunione”. È importante la riconciliazione, che aiuta a comprendere la dimensione comunitaria della vita cristiana e quindi anche del peccato e del perdono. Si ricostruisce il rapporto con gli altri, con la Chiesa, con Dio.

 

2. «Va’ e d’ora in poi non peccare più»

Il Vangelo che è stato proclamato per introdurci alla celebrazione del sacramento è la rivelazione del giudizio di Gesù sulla donna sposata che ha tradito suo marito. Con quale spirito e con quale attenzione particolare siamo chiamati a vivere questa celebrazione, se ci lasciamo illuminare dalla parola che abbiamo ascoltato?

Gesù non chiede alla donna di confessare il suo peccato e di descrivere le circostanze. Non permette alla donna di sfogarsi, di confidarsi, di chiedere consiglio. Gesù piuttosto rivela la misericordia del Padre, l’interpretazione cristiana della legge di Mosè e l’invito agli accusatori di accusare in primo luogo sé stessi: “Non giudicate la peccatrice, voi che siete peccatori!”. Gesù non condanna e invita la donna a non condannarsi, a non restare vittima del suo peccato, tormentata dalla sua colpa. Piuttosto incoraggia non peccare più, a vivere una vita nuova.

 

3. Il sacramento della penitenza e della riconciliazione

Entrando insieme nella Settimana Autentica celebriamo il sacramento in cui invochiamo insieme la parola riconciliazione e confessiamo il nostro pentimento per il male compiuto.

La parola del perdono ci renda disponibili alla grazia di Pasqua.